RIFORMA PENSIONI, IL RUOLO DELLE IMPRESE

In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore viene evidenziato come, in tema di riforma pensioni, “la manovra in via di definizione sembra puntare sempre più sulle imprese per attutire il colpo del futuro ‘scalone’ che arriverà dopo la chiusura della sperimentazione di Quota 100”. In particolare “i prepensionamenti che usciranno dalla fucina della manovra appariranno più duraturi”, rispetto agli attuali “in modo da accompagnare anche i lavoratori più distanti dalla pensione di vecchiaia o anticipata”. In questo senso il contratto di espansione oltre alla proroga, dovrebbe veder modificata la platea delle aziende che possono farvi ricorso, oggi limitata a quelle con più di 1.000 dipendenti. Probabile anche che l’indennità di disoccupazione normalmente erogata dall’Inps possa essere integrata con i prepensionamenti, in modo da renderli meno costosi per le aziende. Sembra poi certo che nel disegnare questi nuovi “scivoli” si faccia in modo che ci siano adeguate garanzie rispetto a futuri cambiamenti delle norme pensionistiche per evitare che si ripeta la drammatica vicenda degli esodati, ancora non del tutto risolta.



PENSIONATI A RISCHIO POVERTÀ PRIMA DI NATALE

Nell’ambito dei possibili interventi di riforma pensioni da inserire nella prossima Legge di bilancio vi sono anche richieste per aumentare il potere d’acquisto degli assegni più bassi. In tal direzione va anche la Coldiretti Puglia, che evidenzia il grave disagio “avvertito dagli anziani lavoratori autonomi come gli agricoltori, costretti a vivere con pensioni spesso al di sotto di 515 euro mensili e, quindi, ai limiti della fascia di povertà, e con uno Stato Sociale sempre meno attento ai loro bisogni e a quelli delle loro famiglie”. Come riporta coratoviva.it, per l’organizzazione serve anche “una stretta sulle azioni di sostegno agli anziani sottoposti al cosiddetto ‘lockdown generazionale’, in un momento in cui più di 1 pensionato su 3 (37,8%) finirà i soldi e si troverà senza risparmi per pagare cibo, riscaldamento e debiti vari entro Natale, innescando una vera e propria bomba sociale”. La crisi sta già colpendo gli anziani a basso reddito e la loro situazione rischia quindi soltanto di peggiorare da qui a fine anno.



I PIANI INPS E I PROBLEMI “PORTANTI”

Nel piano redatto dall’Inps sulla prossima riforma pensioni da adottare per uscire dalla morsa della crisi previdenziale (ed economica), sono diversi gli scenari presentati e giunti sul tavolo dell’esecutivo per i prossimi vertici tra Ministero del Lavoro e sindacati. Quota 102, Quota 41, Opzione Donna, ape Social ed eventuali interventi su lavoratori gravosi e usuranti: ma l’Inps ha presentato in questi giorni anche i vari problemi portanti su cui intervenire per bloccare l’estrema criticità del sistema previdenziale «L’importo di soglia, aumento del requisito di accesso alla pensione anticipata indipendente dall’età, alto tasso di disoccupazione tra i giovani e gender gap».



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CATALFO

In un’intervista al Manifesto, Nunzia Catalfo risponde anche a una domanda relativa alle proposte di riforma pensioni contenute nella presentazione della relazione annuale dell’Inps di Pasquale Tridico, basate su flessibilità e garanzie per il futuro previdenziale dei giovani. La ministra del Lavoro spiega anzitutto di aver letto diverse ipotesi inventante, “mentre è vero che sia la pensione di garanzia che la flessibilità in uscita sono obiettivi che ci prefiggiamo. Giovani e precari hanno salari bassi che avranno effetti sulle loro pensioni: o si interviene con una pensione di garanzia oppure da anziani rischiano di avere assegni sotto la soglia di dignità. Per quanto riguarda la flessibilità in uscita, la commissione sta lavorando a delle ipotesi. Molto dipenderà dall’esito dei lavori delle altre due commissioni in via di istituzione: quella sui lavori gravosi e quella sulla distinzione fra assistenza e previdenza”. Dunque Catalfo ancora non si sbilancia nel dare indicazioni su quella potrebbe essere la misura chiamata a sostituire Quota 100 dal 2022.

L’EQUILIBRIO DI BILANCIO A CONSIDERARE

In un’intervista al Corriere della Sera, il Presidente della Corte costituzionale Mario Rosario Morelli evidenzia l’importanza della collaborazione tra poteri dello Stato, come si è visto nel caso del “ricalcolo delle pensioni di inabilità totale, disposto dal Parlamento addirittura a ridosso, e in esecuzione, della deliberazione della Corte”. Tra le altre cose, Morelli risponde anche a una domanda relativa alla recente sentenza della Consulta sulla misura, contenuta tra quelle di riforma pensioni del Governo Conte-1, che ha parzialmente bocciato il taglio degli assegni d’oro, ritenendolo ammissibile solo per tre anni, cioè fino a tutto il 2021. “Anche l’equilibrio di bilancio dello Stato è un valore costituzionale, da bilanciare con la tutela dell’affidamento dei pensionati. Nel comunicato stampa si spiega che il contributo è stato dichiarato legittimo solo per il triennio in quanto questo è l’orizzonte temporale del bilancio di previsione dello Stato. La sentenza chiarirà ulteriormente i motivi della decisione”, spiega.

RIFORMA PENSIONI, IL COSTO DEL COVID PER GLI OVER 65

Tra le richieste dei sindacati al tavolo con il Governo con la riforma pensioni c’è anche l’aumento dei beneficiari della quattordicesima. A rafforzare la necessità di un intervento in favore del potere d’acquisto dei pensionati arriva anche un’indagine condotta da Senior Italia FederAnziani secondo cui, come riporta quotidianosanita.it, “agli over 65 il periodo del Covid è costato ogni mese in media un terzo della pensione ovvero 354 euro, per un totale di 11,2 miliardi. Hanno trasferito soldi alle famiglie dei figli rimasti senza lavoro o finiti in cassa integrazione per pagare il mutuo, le bollette o semplicemente fare la spesa, e non hanno rinunciato ad accudire i loro nipoti, ai quali in media hanno dedicato 25,8 ore a settimana. Un valore che, calcolato a 10 euro l’ora, ammonta a 33,3 miliardi di euro”.

LE PAROLE DI ROBERTO MESSINA

Secondo l’indagine, solo per il 30,2% dei pensionati “non è cambiato nulla”, “per il 25%, invece, la pandemia ha inciso abbastanza, per il 10,8% molto, per il 34% poco”. Inoltre, il 66,8% quest’anno ha rinunciato ad andare in vacanza. I dati della ricerca, secondo il Presidente di Senior Italia FederAnziani Roberto Messina, mostrano che “i nonni sono fondamentali. In questo periodo vanno protetti più delle altre fasce della popolazione ma non segregati. Fondamentale dare loro supporto materiale e psicologico, anche attraverso l’attivazione di progetti mirati, monitorarli, soprattutto quelli soli e fragili, e garantire loro l’accesso alle cure e la presa in carico delle cronicità. Altrimenti sarà una ecatombe”.