RIFORMA PENSIONI, GLI ERRORI PAGATI DAI GIOVANI
In un’analisi pubblicata su italiani.net, si parla del risultato delle elezioni europee, con un rimando alle misure di riforma pensioni adottate negli anni. Scrive infatti Gianluca Di Russo che negli ultimi dieci anni “le più colpite sembrano proprio le fasce giovanili che hanno perso in tutta Europa opportunità e futuro: il tasso di occupazione giovanile è diminuito nei Paesi UE del 17% tra la fascia dai 15 ai 24 anni, con cali molto più drastici per Paesi come l’Italia, per il 34%, con addirittura il 57% in Spagna”. Le cose sono andate esattamente all’opposto per la “fascia di età dai 55 ai 65 anni, con un incremento del livello di occupazione del 10% di media in tutta Europa”. Per l’autore, “le precedenti riforme pensionistiche, che di fatto avevano già dato una svolta con l’introduzione del metodo contributivo, andavano assecondate con programmi di sgravi fiscali per tutti coloro che richiedevano pensioni anticipate, in modo di sostituire la popolazione più anziana con l’inserimento delle fasce più giovani. Errori che hanno lasciato sul terreno migliaia di emigrazioni dei giovani scolarizzati verso i Paesi più ricettivi di domanda di lavoro e, allo stesso tempo, con l’esplosione dei ‘neet’”.
RIFORMA PENSIONI, LA PROMESSA DI TINAGLI
“Grande emozione ma anche grande responsabilità, farò di tutto per meritare questa fiducia!”. Irene Tinagli è certa di approdare al Parlamento europeo nelle liste del Pd e promette battaglia su molti temi, tra cui la riforma pensioni. Almeno ricordando quanto aveva affermato pochi giorni fa. letteradonna.it riporta infatti il suo attacco a quanto fatto dal Governo nei confronti di chi si trova in quiescenza. “Il Governo giallo-verde aveva detto di voler aiutare i pensionati e invece li ha colpiti con tagli sulle rivalutazioni per finanziare le sue misure propagandistiche. Sei milioni di pensionati italiani rischiano di non vedere adeguate le loro pensioni, con una pressione fiscale tra le più alte d’Europa”, sono le parole usate dall’economista, secondo cui “è urgente e necessario assicurare nuove misure per la crescita economica in Europa, ma anche avviare una riflessione su come affrontare in modo nuovo e sostenibile il sistema di protezione sociale per le persone anziane”. Sarà quindi anche questo uno dei temi di cui si occuperà durante il suo mandato.
RIFORMA PENSIONI, LA CRITICA DI DE FALCO A M5S
I risultati delle elezioni europee non sorridono al Movimento 5 Stelle e ciò, secondo quanto dichiarato da Gregorio De Falco, sarebbe dovuto anche alle misure di riforma pensioni. “La campagna elettorale ha portato qualche punticino, ma quello che pesa veramente al momento del voto è ciò che è stato fatto. Aver tagliato le pensioni sopra i 1.522 euro non può aver portato voti al Movimento, né ha portato giovamento alle persone che vivono con quelle pensioni”, afferma il Senatore ex M5s in un’intervista a Tpi. Dal suo punto di vista, “da quando il Movimento ha cominciato a perseguire una politica lontana da i propri ideali si è fatto sfrattare e vampirizzare dalla Lega.Il Movimento è ridotto a metà di quello che era. Si potrebbe dire M5S fratto due”. Per De Falco, “il capo politico del Movimento dovrebbe prendere atto della sconfitta e rassegnare le dimissioni, se avesse dignità”. Parole piuttosto nette e dure nei confronti di Luigi Di Maio, le sue, che non è detto non siano condivise anche da qualcuno che è ancora all’interno del Movimento 5 Stelle.
RIFORMA PENSIONI, COSA CAMBIA DOPO LE EUROPEE?
Il risultato delle elezioni europee ha poco a che fare, direttamente con la riforma pensioni. Ma c’è chi si chiede se l’affermazione della Lega possa in qualche modo avere degli effetti sul fronte previdenziale. Di certo il contemporaneo calo di consensi per il Movimento 5 Stelle farebbe pensare a un possibile riequilibrio di forza nella maggioranza di Governo e, considerando quanto la riforma della Legge Fornero sia stato un argomento di campagna elettorale per Salvini, forse potrebbe esserci una maggior priorità su interventi riguardanti le pensioni. Intanto un lettore de La Stampa riporta l’attenzione sui tagli alle pensioni: “Molti pensionati si accorgeranno della decurtazione solo al momento dell’accredito il 3 giugno. Avendo controllato la disposizione sul sito Inps ho potuto verificare, con disappunto, che il tanto negato taglio c’è stato. Tanto valeva essere sinceri e dire: ‘per realizzare progetti che ci porteranno voti dovremo togliere i soldi dalle pensioni, portate pazienza’ invece hanno puntato sul fatto che ce ne saremmo accorti solo dopo le votazioni. Che strateghi…”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO
Si continua a parlare della misura di riforma pensioni con cui si procede a un blocco parziale delle indicizzazioni degli assegni sopra i 1.500 euro che farà sentire particolarmente i suoi effetti a giugno, per via del conguaglio con il recupero dei “tagli” dei primi tre mesi dell’anno. “‘Passata la festa, gabbato lo santo’, dice un vecchio proverbio che si adatta benissimo a quanto annunciato dall’Inps: ‘Le pensioni interessate dal taglio della perequazione sono state adeguate a partire dal mese di aprile 2019’. Tradotto: dobbiamo recuperare, da quasi 6 milioni di pensionati, quelli che hanno oltre 1.500 euro lordi mensili, quanto dovuto in più a gennaio, febbraio e marzo”, dice Cesare Damiano, secondo cui non è un caso se “il recupero avverrà a giugno, dopo le elezioni, al fine di evitare il giusto risentimento” degli elettori.
RIFORMA PENSIONI, 100 MILIONI PERSI PER I CONSUMI
L’ex ministro del Lavoro risponde anche a chi obietta che per i pensionati non cambia molto: “Secondo il Governo si tratta di pochi spiccioli che, però, moltiplicati per i 6 milioni di pensionati coinvolti (di cui sopra), fanno 100 milioni di euro in meno per i consumi. La denuncia e il calcolo sono di fonte sindacale”, evidenzia Damiano. Dal suo punto di vista, inoltre, “fare continui proclami sul superamento della povertà e sul miglioramento dei salari, per poi tagliare l’indicizzazione delle pensioni, è un gioco che ormai mostra la corda”. Già nei giorni scorsi l’ex deputato del Pd si era espresso a favore della manifestazione unitaria sindacale che si terrà il 1° giugno a Roma proprio contro il blocco delle indicizzazioni.