RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO
Secondo Cesare Damiano, tra le misure di riforma delle pensioni contenute nella Legge di bilancio “serve un intervento strutturale pro giovani”. Infatti, spiega l’ex ministro del Lavoro, “l’Ocse ha messo in evidenza come in Italia, nel prossimo futuro, ci troveremo di fronte a una età pensionabile di 71 anni. Si tratta di una prospettiva vera a causa di una ‘trappola’ contenuta nella legge Monti-Fornero”. Con il sistema contributivo pieno, infatti, si potrà sì accedere alla quiescenza a 64 anni di età con almeno 20 anni di contributi, purché il futuro assegno pensionistico sia di un importo pari ad almeno 2,8 volte il trattamento minimo, ovvero circa 1.400 euro al mese, una cifra che può rappresentare una soglia insormontabile.
UNA MISURA IMPORTANTE PER I GIOVANI
“Considerato un tasso di sostituzione stipendio/pensione nel sistema contributivo di circa il 60%, per avere quell’importo pensionistico bisogna disporre di uno stipendio medio di quasi 2.400 euro lordi mensili per un congruo numero di anni”, sottolinea Damiano, spiegando che a quel punto ai giovani non resterà che aspettare di arrivare a 71 anni per poter andare in pensione. “Per questo insistiamo affinché il parametro di 2,8 volte venga abbassato almeno a un più ragionevole 1,5 (che equivale a 750 euro lordi mensili)”, in quanto, evidenzia l’esponente dem, “sarebbe un primo e vero intervento strutturale a favore delle pensioni dei giovani, dei quali si parla tanto ma nei confronti dei quali si fa poco. Confidiamo nella sensibilità dimostrata, su questo punto, dal premier Mario Draghi”.
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