IN ARRIVO WELFARE PENSIONI

La riforma pensioni, tramite Quota 100, ha avvicinato il traguardo della quiescenza per alcune categorie di lavoratori. Sembra che presto ci potrà essere una novità che potrebbe aiutare quelli che ancora sono in attesa di ricevere l’assegno. Non però tramite una nuova norma, ma per mezzo di un intervento che sta mettendo a punto la Fondazione Welfare Ambrosiano. In un articolo pubblicato su Avvenire si dà conto dell’attività di questa realtà, che si è data l’obiettivo di aiutare quella classe media colpita dalla crisi. Ci sono infatti lavoratori che hanno perso il posto o imprenditori che sono sommersi dai debiti. “Spesso sono persone che faticano a chiedere un aiuto, ma che se fanno quel passo verso una rete di solidarietà possono uscire dai loro problemi, quando sono ancora in tempo”, evidenzia il vicepresidente della Fondazione Sergio Girgenti, che annuncia che il “prossimo 20 giugno a Milano presenteremo una nuova proposta chiamata ‘Welfare pensioni’ secondo il modello già sperimentato con successo per la cassa integrazione in deroga: sarà una contribuzione anticipata per chi è in attesa di ricevere il primo assegno pensionistico, con garanzia della Fondazione”.



RIFORMA PENSIONI, TRIDICO DIFENDE QUOTA 100

Sono giorni di paure e di polemiche avente come oggetto la riforma delle pensioni, in uno scenario che tra costi per l’INPS e il rischio di apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia rischia di mettere nel mirino proprio i pensionati. Questa eventualità è stata però allontana da Pasquale Tridico, presidente INPS che all’ANSA ha difeso “Quota 100″:”La Quota cento è una misura che dura tre anni ed è assolutamente sostenibile per i conti dell’Inps. Da questa misura si ricavano dei risparmi. Oggi abbiamo 140mila domande e si può anche intravedere un risparmio rispetto all’iniziale previsto da quel capitolo. Naspi, Rdc, Quota 100 sono tutti provvedimenti che cercano di dare risposte in un contesto economico difficile e hanno una funzione di stabilizzazione sociale oltre che economica. Quando pensiamo ai conti pubblici pensiamo anche che, grazie a quelle misure, l’Inps funge da stabilizzatore automatico della situazione sociale”. (agg. di Dario D’Angelo)



ESPLOSIONE SPESA INPS: I CONTI ALLARMANTI

A borse chiuse e con la politica in “pausa” per il weekend, a far discutere e non poco il tema delle pensioni è la notizia che vi abbiamo riportato qui sotto direttamente dal Sole 24 ore: il rischio esplosione della spesa Inps fa discutere e allarma non solo la politica ma ovviamente tutti i futuri pensionati e attuali lavoratori. Secondo i dati incrociati di Ragioneria dello stato e Inps, la curva entro il 2039 potrebbe prendere una piega insostenibile per le tenute dello Stato, e per questo urge al più presto una riforma dell’Inps che assieme al Ministero del Lavoro e dell’Economia possano far fronte al forte rischio di espansione della spesa pensionistica. Il reddito medio annuo sottostante passerebbe da 24.200 euro a 44.950, mentre il tasso di sostituzione – di fatto il rapporto tra pensione e ultimo stipendio – resterebbe attorno a una media del 60%: le proiezioni rese note dal Sole 24 ore contengono non solo gli effetti della riforma Quota 100 ma anche di tutte le altre forme di anticipo della pensione e che i cui veri calcoli potranno essere disponibili solo l’anno prossimo. Al netto di questo, l’allarme è però già intuibile da oggi: «il ritiro dal mercato del lavoro delle folte coorti dei baby boomers «che spingerà la spesa per le prossime due decadi e i cui effetti sono stati in parte attenuati dalle riforme adottate tra il 1992 e il 2011. Quanto cambieranno quelle traiettorie con “quota 100” e, se arriverà, con “quota 41”, al momento, non è dato sapere» riporta Next Quotidiano. (agg. di Niccolò Magnani)



DL CRESCITA, IN PENSIONE 5 ANNI PRIMA?

Mentre infiamma l’allarme dell’Inps sul problema della spesa pubblica per le pensioni dei prossimi 20 anni, alcuni tentativi di correttivi alle riforme fatte negli scorsi anni proseguono nell’agenda di Governo gialloverde. Dopo la riforma pensioni di Quota 100, ad esempio, con il nuovo Decreto Crescita pare scontata la conferma dell’incentivo per nuove assunzioni nei processi di trasformazione delle imprese: per questo motivo, sarebbe previsto una sorta di pre-pensionamento di 5 anni con onere a carico tutto dell’impresa al quale il lavoratore potrà accedere su base strettamente volontaria. Secondo le stime del Sole 24 ore, l’operazione avverrebbe all’interno di un contratto sottoscritto dal Ministero del Lavoro, con i sindacati e con la stessa azienda: l’emendamento al Dl Crescita attende il via libera della Ragioneria di Stato e se passerà il vaglio approderà la prossima settimana in Parlamento. Il costo stimato nel biennio è di circa 70 milioni: rispetto alla precedente versione dell’emendamento visto già ad inizio giugno, lo scivolo passa da 7 a 5 anni e, ripetiamo, lìadesione del lavoratore è solo su base volontaria. (agg. di Niccolò Magnani)

INPS, RISCHIO RADDOPPIO PENSIONI IN 20 ANNI

Secondo i calcoli dell’Inps c’è un fortissimo rischio che le pensioni possano addirittura raddoppiare nel giro di 20 anni: o meglio, che la spesa erogata dallo Stato possa arrivare a costare nettamente il doppio di quanto già pesantemente carichi sulla spesa pubblica. L’allarme arriva oggi dalle colonne del Sole 24 ore con i dati Inps riferiti al fondo pensioni lavoratori dipendenti (Fpld) che da solo rappresenta circa il 45% dell’intera spesa pensionistica: ebbene, come riportano i colleghi del quotidiano economico, solo nel 2019 vengono pagate 8,6 milioni di pensioni al valore nominale medio di 14.700 euro lordi l’anno, per un totale di quasi 143 miliardi. Stando ai calcoli eseguito dall’istituto guidato da Pasquale Tridico, nel 2039 le pensioni in pagamento stimate nei bilanci “di prospetto” sarebbero solo per il Fpld «a poco meno di 9 milioni e 300mila (+7%). Saranno assegni del valore medio di 27mila euro lordi, per una spesa che in termini nominali arriverà a sfiorare i 297 miliardi». La stima è che dopo la Quota 100 (ma non certo per “colpa” di tale riforma) la curva delle pensioni potrebbe variare tra il 16 e il 20% del Pil nei prossimi 20 anni: complice il calo della natalità e le sempre meno persone che ci saranno in età da lavoro rispetto ai tanti pensionati che resteranno, si intuisce come necessiti al più presto di una vera riforma pensionistica che rivoluzioni il tutto evitando il collasso nel prossimo ventennio. (agg. di Niccolò Magnani)

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO

Elsa Fornero, ospite del festival letterario A tutto volume – Libri in festa a Ragusa, ha presentato il suo “Chi ha paura della riforme” e ha anche parlato della riforma pensioni che porta il suo nome, evidenziando, secondo quanto riporta ragusaoggi.it, di aver cercato “di dare condizioni di equità pur sapendo che sarebbe stata una riforma impopolare, pesante. E si è iniziato dando un esempio con la riforma dei vitalizi dei parlamentari”. L’ex ministra ha voluto anche dare una stoccata a Matteo Salvini, dicendo che lei era sempre al lavoro al ministero “e non sui social a twittare!”. Attraverso un nota, invece, Cesare Damiano ha voluto evidenziare che per guardare ai giovani, come Elsa Fornero dice di aver fatto, bisognerebbe “togliere, come chiediamo da tempo, il vincolo che pretende di avere una pensione che valga almeno 2,8 quella minima per poter andare in pensione a partire dai 63 anni, come previsto dalla legge Fornero”.

I RILIEVI SU QUOTA 100

L’ex ministro del Lavoro ha spiegato infatti che “si tratta di una misura ingiusta, vessatoria e anacronistica, che non ha niente di moderno e che non guarda al futuro dei giovani”. Damiano ha anche sottolineato che, “purtroppo, l’attuale Governo, che ha parlato a più riprese di cancellazione della legge Fornero, l’ha solo incipriata un po’ con la ‘Finestra 100’, che dura solo tre anni ed è rivolta a una precisa platea: lavoratori che hanno la possibilità, con una carriera continuativa di altri tempi, di arrivare ai 38 anni di contributi”. Insomma, dall’ex deputato Pd arrivano critiche sia al Governo che a Elsa Fornero.