PREVIDENZA COMPLEMENTARE E DISPARITÀ DI GENERE
Si è parlato molto lunedì di temi di riforma pensioni con riferimento alla platea femminile, viste le ampie sperequazioni che portano le italiane a percepire un assegno più bassi di quello degli uomini. Come riporta Brescia Oggi, la Cassa rurale Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella ha deciso di proporre per la giornata di venerdì 12 marzo un webinar con cui, spiega la Presidente della banca Monia Bonetti, “si potrà scoprire come l’essere donna influisca su tempi e modalità d’accesso alla pensione; per capire l’importanza delle forme di previdenza integrative e per conoscere i vantaggi di legge aderendo ai fondi pensione”. C’è da dire che vista la situazione occupazionale delle donne non è semplice avere la possibilità di accantonare risparmi per la previdenza complementare. Tuttavia anche una piccola cifra versata per tanti anni può risultare importante per costruire un piccolo tesoretto con cui integrare poi un assegno pensionistico che rischia di essere particolarmente basso, specie nei prossimi anni in cui si andrà in pensione con un sistema interamente contributivo.
LA RIFORMA BRUNETTA SUGLI STATALI
È stato firmato stamane a Palazzo Chigi il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e coesione sociale, la riforma voluta dal Ministro Renato Brunetta che coinvolge e non poco il destino delle pensioni nel mondo PA: si profila così lo schema voluto dal Ministro in quota Forza Italia per realizzare un “maxi scivolo” che consenta l’avvio alla pensione 5 anni prima del dovuto, per i dipendenti pubblici. «Meccanismo volontario di incentivi all’esodo di persone vicine all’età pensionabile e con professionalità non adeguate a cogliere l’innovazione tecnologica o non più motivate a rimanere nel settore pubblico», ha spiegato già in audizione alle Commissioni Lavoro e Affari Costituzionali lo stesso Brunetta. Un tentato “svecchiamento” della Pubblica Amministrazione voluto anche dal Premier Mario Draghi, «La pandemia e il Pnrr richiedono nuove professionalità. Lo smart working ha cambiato il modo di lavorare. Bisogna investire in formazione. L’età media del pubblico impiego è di 51 anni. Nel 2001 era di 43 anni. Nel settore pubblico c’è molto da fare, perché se i servizi pubblici non funzionano, si crea una società più ingiusta. La pandemia ha rivelato la centralità del settore pubblico», ha spiegato il Premier intervenendo alla firma del Patto per gli statali a Palazzo Chigi. (agg. di Niccolò Magnani)
VERSO PREPENSIONAMENTI NELLA PA
Come spiega today.it, “il Governo pensa a mandare prima in pensione i lavoratori pubblici”. Il riferimento è al progetto del ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta che dovrebbe prevedere “un meccanismo volontario di incentivi all’esodo di persone vicine all’età pensionabile e con professionalità non adeguate a cogliere l’innovazione tecnologica o non più motivate a rimanere nel settore pubblico”. Come ricordato dal Messaggero, considerato che tra il 2019 e il 2020 sono andati in quiescenza circa 190.000 lavoratori statali, grazie anche a misure di riforma pensioni come Quota 100, uno dei compiti principali del Governo sarà quello di sbloccare il turnover nella Pa cercando di assumere giovani con competenze legate alla digitalizzazione, in modo anche di cercare di concretizzare uno degli obiettivi principali che il Recovery plan dovrà contenere per essere accettato da Bruxelles. Qualche dettaglio in più sulle mosse che l’esecutivo intende seguire su questo fronte saranno probabilmente rese note con più dettaglio nei prossimi giorni.
LE PAROLE DI SBROLLINI
Il caso di Lara Lugli, la pallavolista che è stata citata per danni dalla sua società per essere rimasta incinta, è stato commentato anche da Daniela Sbrollini, che ha ricordato un’importante battaglia anche per quel che riguarda i temi di riforma pensioni. Secondo la Senatrice di Italia Viva, il caso di Lara Lugli è “l’emblema di come le donna nello sport sia ancora vittima di atteggiamenti che hanno radici medievali. La storia di Lara è la storia di centinaia di atlete che si ritrovano nella sua situazione e che si vedono negare mensilità, rescindere contratti o anche semplicemente, il diritto ad accogliere una gravidanza con gioia”. Come riporta Adnkronos, secondo Sbrollini non si possono “più accettare questi comportamenti violenti e discriminatori e permettere che alle atlete non vengano garantiti gli stessi diritti dei loro colleghi uomini come pensioni, periodi tutelati di malattia e assicurazioni per infortunio, oltre naturalmente ai congedi di maternità. Chi considera una gravidanza un danno dovrebbe vergognarsi. Nessuna donna deve sentirsi inadeguata e inopportuna”.sp
RIFORMA PENSIONI, L’ATTESA PER IL DEF
In un articolo Sul Sole 24 Ore viene evidenziato che mentre si lavora al Decreto sostegno, nel Governo si sta mettendo anche a punto la bozza del Documento di economia e finanza e “giù si ipotizza che il Governo potrebbe essere chiamato a individuare una dote aggiuntiva da almeno 15 miliardi per dare solidità all’annunciato riordino degli ammortizzatori sociali, rendere credibile l’avvio della riforma fiscale ed evitare lo scalone previdenziale che si affaccia a fine anno con la fine della sperimentazione triennale di Quota 100”. Andrà quindi monitorata la situazione anche perché è molto probabile che con il Def diventerà chiaro quante risorse l’esecutivo intende mettere a disposizione delle misure di riforma pensioni per il prossimo anno.
IL RICORSO ALL’ISOPENSIONE DI TIM
Il quotidiano di Confindustria segnala anche che Tim ha fatto ricorso all’isopensione, misura prevista già dai tempi della Legge Fornero, per 1.300 uscite volontarie riservate a chi maturerà i requisiti pensionistici entro il 2026. I costi dell’operazione saranno completamente a carico dell’azienda, che ha raggiunto un accordo con i sindacati e potrebbe anche assumere nuove figure professionali utili all’innovazione e alla digitalizzazione. Il Sole 24 Ore ricorda anche che Tim lo scorso anno aveva fatto ricorso al contratto di espansione e che tra il 2019 e il 2020 ci sono già state circa 4.700 uscite volontarie sempre attraverso l’isopensione. In tre anni, quindi, si potrebbe arrivare a un numero di scivoli verso la pensione superiori a 6.000 unità.