LA NOVITÀ PER IL REGIME SPECIALE MARITTIMI

L’Inps ha reso noto, come ricorda pensionioggi.it, che il regime previdenziale speciale per i lavoratori marittimi “va applicato anche a favore dei componenti gli equipaggi dei galleggianti superiori alle dieci tonnellate di stazza lorda a prescindere dall’impiego dell’imbarcazione e dalla presenza di un apparato di autopropulsione”. Si tratta di una novità importante, arrivata in seguito all’orientamento giurisprudenzale e al parere favorevole del ministero del Lavoro, che amplia così la platea dei lavoratori marittimi che possono andare in pensione a 58 anni di età e 20 di contribuzione. Da ricordare anche che grazie alle misure di riforma pensioni introdotte nella Legge di bilancio 2018, i marittimi sono stati inseriti tra i lavoratori gravosi che possono accedere all’Ape social. In sostanza bastano 6 anni, degli ultimi 7 lavorati, in questa categoria per accedere alle pensione a 62 anni con 36 di contributi. Quello dei lavori gravosi resta un tema caldo considerato che ancora non ha preso il via l’attività della commissione incaricata di rivederne la lista.



IL CHIARIMENTO SULLA FLAT TAX PENSIONATI

In un articolo su we-wealth.com viene ricordato che, tramite una recente risposta a un quesito posto da un contribuente, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che la flat tax del 7% per i redditi di quanto trasferiscono la propria residenza dall’estero in uno dei piccoli comuni (con al massimo 20.000 abitanti) del Sud e delle Isole vale anche per quanti percepiscono una pensione dall’Inps. “Secondo la norma possono infatti beneficiare dell’imposta sostitutiva solo le persone che nei cinque anni precedenti, a quello dell’operazione, non sono stati fiscalmente residenti in Italia”, viene spiegato nell’articolo. Pertanto anche se il contribuente, come nel caso in pensione, percepisce tre pensioni, una dall’Italia, una dagli Usa e una terza dal Belgio, trasferendosi in Italia, prendendo la residenza in uno dei suddetti comuni, avrebbe garantita l’agevolazione fiscale, tranne che per la quota di reddito erogata dall’Inps. Complessivamente ne avrebbe comunque un beneficio, almeno dal punto di vista economico. Da ricordare che questa flat tax era stata voluta dal Governo Conte-1, lo stesso che ha varato la riforma pensioni con Quota 100.



OPZIONE DONNA, A CHE PUNTO SIAMO

In attesa di capire cosa sindacati e Governo inizieranno a “incardinare” nelle discussioni sulla prossima riforma pensioni, con l’ipotesi di Quota 41 che prende sempre più piede, non va dimenticato che vi dovranno essere “aggiornamenti” anche sul fronte Opzione Donna. Ad oggi infatti può essere scelta da chi ha 58 anni (59 per le autonome) e 3 anni di contributi: i requisiti necessari devono essere raggiunti entro il 31 dicembre 2019 ma con una “finestra” concessa, 12 mesi per le dipendenti e 18 per le autonome. Opzione Donna scadrà a fine anno, dopo l’ultima proroga effettuata con la scorsa Manovra di Bilancio: al momento è previsto che nel 2021 potranno lasciare il lavoro in anticipo tutte le donne nate entro il 31 dicembre del 1961 (31 dicembre del 1960 per le autonome) con 35 anni di contributi entro il 31 dicembre del 2020. Tutto questo non sarà gratis, come sottolinea il focus del CorSera: «Chi aderisce, accetta che il calcolo dell’assegno sia effettuato interamente con il meno vantaggioso “sistema contributivo”. Il che significa un importo più basso dell’assegno pensionistico (per sempre) di circa il 25-30%». (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, L’IPOTESI SU QUOTA 41

Si avvicina la ripresa del confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni dopo la pausa estiva. Nonostante l’incontro di mercoledì sia dedicato a quelle misure che potrebbero entrare già nella prossima Legge di bilancio (come la proroga dell’Ape social o di Opzione donna), molte delle indiscrezioni che circolano sulla stampa in questi giorni riguardano gli interventi che si potrebbero adottare per il post-Quota 100, tema che sarà affrontato in un successivo confronto tra le parti. Sembrerebbe chiara la volontà, da parte dell’esecutivo, di dare la propria disponibilità a misure di flessibilità pensionistiche che non comportino particolari spese per le casse pubbliche. Per questo, non si esclude il varo di una Quota 41 con un ricalcolo contributivo dell’assegno, che ovviamente non sarebbe molto gradito ai lavoratori precoci. C’è da vedere quale posizione prenderanno i sindacati sul tema, anche se c’è da immaginare che non sarebbero d’accordo. Più facile forse ipotizzare un’uscita anticipata con penalizzazioni proporzionate agli anni di anticipo.

LA PROPOSTA DI UN GARANTE PER I PENSIONATI

Gianfranco Sangaletti, candidato per Forza Italia alle comunali che si tengono ad Arezzo, ricorda la sua volontà di occuparsi degli anziani pensionati e disabili, “per il loro benessere psicofisico, che è essenziale per loro stessi e per il ruolo prezioso e determinante che svolgono nella società e in famiglia, per i giovani”. Il responsabile dei Seniores di Forza Italia per la Toscana, come riporta arezzonotizie.it, evidenzia che “la qualità della vita dei meno giovani sarà molto diversa da prima sia per il maggiore divario post covid  dei servizi sociali e sanitari e sia per la riduzione del potere di acquisto delle pensioni”. Per questo “la mia prima azione, qualora eletto in consiglio comunale, sarà quella di far predisporre l’istituzione a livello comunale di un ‘Garante’ pubblico a tutela della popolazione anziana, dei pensionati e dei disabili, con il compito di proporre, predisporre tutta una serie di provvedimenti indispensabili”. Un’iniziativa interessante che di certo non passa inosservata quando si dibatte di riforma pensioni.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DI MAIO

Manca meno di una settimana all’apertura delle urne per il referendum costituzionale riguardante il taglio dei parlamentari. Luigi Di Maio ricorda l’importanza del voto anche per quel che riguarda i vitalizi di deputati e senatori, uno dei temi collaterali, ma dibattuti quando si parla di riforma pensioni. Sulla propria pagina Facebook il ministro degli Esteri scrive che “qualcuno chiama il referendum del 20 e 21 settembre il referendum dell’antipolitica. Secondo loro tagliare 345 parlamentari per tornare ai valori di tutti i Paesi normali è antipolitica. E allora come li definiscono gli assenteisti, i trasformisti, o quelli che frequentano il Parlamento una volta al mese ricevendo stipendi da 15mila euro, quelli con una, due o anche tre pensioni d’oro, quelli che considerano il vitalizio un diritto…”.

IL TAGLIO DEI VITALIZI

Per l’esponente del Movimento 5 Stelle “questa è antipolitica, non un referendum”. E aggiunge: “Chi cambia casacca per restare attaccato alla poltrona. Chi in parlamento è un assenteista cronico. Chi pensa solamente al proprio tornaconto personale. Chi spera in una pensione d’oro e si batte per riavere i vitalizi. Chiamiamo le cose con il loro nome: questa è la vera antipolitica. Non la riduzione di 345 parlamentari”. Per questi motivi, legati quindi anche ai risparmi di spesa sulle pensioni dei parlamentari, Di Maio voterà Sì al referendum. C’è intanto da ricordare che al Senato è stata fatta marcia indietro sul taglio dei vitalizi in essere e M5s ha già annunciato battaglia per fare in modo che venga ripristinato.