DURIGON “NON HA SENSO ABOLIRE QUOTA 100”

In una lunga intervista a “Pensioni per tutti” il senatore della Lega Claudio Durigon risponde alle tante richieste pervenute negli scorsi giorni sull’abolizione della riforma pensioni di Quota 100 per liberare risorse in vista della crisi coronavirus. Il leghista però, che ha collaborato attivamente per approvarla e sostenerla quella riforma, risponde a tono: «mi sembra davvero imbarazzante parlare di quota 100, in questo momento delicato. Però dopo aver sentito le dichiarazioni di Cazzola la risposta é d’obbligo: forse non ha ben capito i dati di mortalità del Coronavirus che vede proprio tra i più esposti gli over 65, inoltre il numero di pensionati di quota 100 nella categoria dei medici è davvero irrisoria sul totale dei beneficiari. Forse è il caso di invertire il pensiero è dare per una volta risposte concrete».



Durigon non nasconde che il Governo debba prendere importanti decisioni al più presto per investire di più in sanità, ma se dovesse farlo cancellando la riforma pensioni sarebbe un errore madornale: «e questi denari si vogliono prendere tagliando quota 100, significa non aver compreso cosa serve all’Italia, ossia il sempre più necessario turnover generazionale che permetta agli anziani di accedere alla meritata pensione. Servono miliardi per recuperare il pil e soprattutto servono investimenti ed aziende più efficienti, quota 100 è ricambio generazionale ed è anche alternativa alla cassa integrazione». (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI GHISELLI

L’esplodere dell’emergenza coronavirus ha portato alla necessità di reperire risorse per sostenere l’economia duramente provata. Gli effetti per imprese, lavoratori autonomi e famiglie rischiano di essere pesanti e per questo c’è chi ha proposto di cancellare Quota 100 per destinarne i fondi ad altri scopi. Roberto Ghiselli ritiene però che il tema della riforma pensioni resti ancora aperto e ritiene quindi sbagliata una richiesta mirata a eliminare la misura che consente comunque, pur con dei limiti, l’accesso anticipato alla quiescenza. Intervistato da pensionipertutti.it, il Segretario confederale della Cgil si augura quindi che il Governo, “che sino ad ora, con tutti i limiti, è stato attento al dialogo con le associazioni dei lavoratori, non cada in queste provocazioni ed adotti invece ulteriori misure per sostenere i lavoratori, i disoccupati, i pensionati e le attività economiche”. L’obiettivo sindacale sembra quindi quello di riprendere il confronto con il Governo una volta superata la situazione di emergenza.



LA RICHIESTA COVIP AI FONDI PENSIONE

La Covip chiede un importante sforzo ai fondi pensione. Il sito di Ipsoa spiega infatti che “così come era stato anticipato in occasione della presentazione della propria relazione annuale la Covip torna a stimolare il nostro sistema previdenziale per favorire una maggiore diffusione delle adesioni on line. Nello schema di provvedimento in pubblica consultazione fino al prossimo 11 aprile sulla trasparenza che ha l’obiettivo di attuare la Direttiva IORP II dopo il D.Lgs. 13 dicembre 2018, n. 147 di recepimento, si richiede infatti ai fondi pensione di valutare la modalità di adesione on line nel piano strategico sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e, qualora dovessero ritenere di non poter adottare tale modalità, dovranno evidenziare chiaramente i motivi che giustificano tale scelta”. Di fatto è come se ci si ritrovasse di fronte a una richiesta di riforma pensioni limitata però alla previdenza complementare, che dovrebbe facilitare le iscrizioni da parte di tanti italiani che ancora non l’hanno fatto.

IL PESO DEL DEBITO PUBBLICO

In un articolo pubblicato su L’Eco di Bergamo viene ricordato come le politiche europee, anche tramite la Bce, abbiano avuto dei risvolti positivi. “L’inflazione, da quando c’è l’euro, è abbattuta (fin troppo: la Bce non è riuscita a portarla al 2%), a difesa di pensioni, stipendi, risparmi”, si legge sul quotidiano bergamasco, dove si evidenzia che l’aumento del debito pubblico rischia di mettere in pericolo il pagamento di pensioni e stipendi pubblici. Un concetto simile a quello espresso da un articolo di trend-online.com, dove si legge: “L’Italia a rischio fallimento? Cosa devono temere i lavoratori e le imprese dall’emergenza coronavirus? Qui non stiamo parlando della salute, che viene prima di tutto. Qui stiamo parlando di economia, che molto pragamenticamente si trasforma in posti di lavoro, di stipendi da pagare, di consumi, di scuola. Ma anche di pensioni: e già anche di pensioni. Quanto riuscirà a reggere l’Inps, se le attività imprenditoriali non riprenderanno, e si pagheranno i contributi. Che ricordiamo servono anche per pagare le pensioni correnti?”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CORONA

Commentando i dati Inps 2020 sugli assegni pensionistici, Roberto Corona, Segretario della Fnp-Cisl di Bergamo, evidenzia che “la situazione provinciale dei trattamenti di anzianità merita una riflessione approfondita, alla luce di quanto sta avvenendo e in considerazione che la popolazione femminile, anche over 65, è la più numerosa oltre che la più maltrattata”. In particolare, le donne non solo hanno assegni di importo più basso (salvo che nel caso di reversibilità), ma vanno in pensione sempre più tardi. “Le donne che vanno in pensione anticipata (con il contributivo) calano, perché il loro ciclo di vita lavorativa è stato influenzato da un ‘servizio sociale non riconosciuto’, rivolto alla cura della propria famiglia, nel seguire i figli, i famigliari anziani, in mancanza di uno stato sociale equo”, sono le parole del sindacalista riportate da bergamonews.it.

LA RICHIESTA DELLA FNP-CISL

Corona sottolinea quindi che, “stando ai dati, le donne sono quelle che pagano e hanno pagato in termini sia di reddito che di contributi una spesa sociale pensionistica che riguarda tutto il mondo del lavoro. Su questo, bisogna fare un’analisi seria, per dare risposte definitive a chi con il proprio lavoro fa sì che lo stato sociale stia in piedi, e il mondo femminile non può star solo. È compito di tutti sostenere e appoggiare un cambiamento che deve essere radicale. Non è più sufficiente discutere su modelli di conciliazione tra vita e lavoro. È tempo di affrontare insieme un’organizzazione sociale della nostra vita per dare pari dignità a tutte e tutti”.