CAZZOLA CRITICA QUOTA 100 E LEGA
L’esperto di pensioni ed ex sindacalista Giuliano Cazzola torna nuovamente sul tema della riforma Quota 100 nel suo editoriale su “Pensioni per tutti”, criticando la volontà della Lega di porre correttivi alla misura in scadenza il 31 dicembre prossimo: «Salvini vuole rendere ancora più grave questa situazione paralizzando la circolazione, per consentire ai pubblici dipendenti di andare in pensione prima? Perché è questo l’esito di quota 100, come ha certificato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico». Non solo, Cazzola ricorda come la proposta di legge presentata dalla Lega con l’ex sottosegretario Durigon – quando ancora il Carroccio era all’opposizione del Governo Conte-2 – per il mantenimento della Quota solo per i soggetti con lavori usuranti sarebbe in realtà un “bluff” che serve in realtà ad aprire la possibilità per una nuova riforma pensioni, la Quota 41: spiega l’esperto, «Forse non se ne sono resi conto, ma la proposta dei deputati leghisti risulterebbe assai ‘’rigorosa’’ (a loro insaputa?), perché introdurrebbe dei pesanti disincentivi economici per il pensionamento anticipato delle ultime generazioni del baby boom – costituite tuttora di lavoratori maschi, residenti al Nord ed entrati nel mercato del lavoro stabilmente da giovani – in grado di far valere – più maturi che anziani, certamente non vecchi – quei versamenti contributivi richiesti per andare in quiescenza a prescindere dall’età».
LE DUE INSIDIE PER LA RIFORMA PENSIONI
Sono principalmente due le insidie che offuscano il prossimo futuro delle pensioni in Italia: la riforma che dovrà sostituire la Quota 100, in scadenza al 31 dicembre 2021, sarà interessata dalle importanti “turbolenze” legate alle Elezioni Amministrative del 3-4 ottobre e dalla Manovra di Bilancio in autunno. Al momento solo la Lega di Salvini intenzionata a prorogare la riforma pensioni approvata dal primo Governo Conte, mentre è assai più probabile che l’impianto centrale dell’intervento del Governo sarà sull’ampliamento e “messa in sistema” dell’Ape Sociale.
Con le Comunali in arrivo, la dialettica tra i partiti torna ad essere infuocata e il tema pensioni è la classica miccia che potrebbe far detonare gran parte dell’esecutivo, cosa che Draghi ha più volte ribadito di voler evitare ad ogni costo visto che gli obiettivi dei prossimi mesi sono già prefissati (Manovra, PNRR e sfida alla pandemia). Non solo, proprio la Legge di Bilancio rappresenta un rebus non facile per l’ex banchiere Bce: in termini di spesa totale e pure per l’area previdenziale, con la fine di Quota 100 che rappresenta un punto di non ritorno ad una legge che dovrà essere a tutti i costi sostenibile.
IL “NODO” QUOTA 100
Per tutti questi motivi, la riforma pensioni che si appresta ad essere discussa nelle prossime settimane tra Ministero del Lavoro, sindacati e MEF sarà tutt’altro che semplice da incardinare: che sia Ape Sociale ampliata, che sia un correttivo alla Fornero, la Quota 41 o ancora la proposta Boeri-Perotti sui 63 anni di uscita anticipata con decurtamento dell’importo mensile, tutte le opzioni al momento restano “secretate” con pochissimo scucito dalle bocche dei Ministri Franco e Orlando, così come da Draghi che in conferenza stampa giovedì scorso ha accennato all’importante riforma pensioni da promuovere nella prossima Manovra senza però scendere nei particolari. Sarà un prevedibile complesso lavoro di diplomazia politica, per trovare il punto di contatto tra i diversi partiti nel pieno della campagna elettorale: non sarà semplice, specie poi perché ai problemi politici si aggiungeranno quelli economici. I partiti escludono il ritorno alla Fornero, ma resta il nodo della spesa che preoccupa il MEF (anche in ottica di giudizio Ue sulla prossima riforma: Bruxelles non vuole un’altra Quota 100 e il Ministro Franco sa bene che non sarà possibile “sgarrare”, pena problematiche in sede di approvazione Recovery Plan.