Le parole di Matteo Salvini sulla riforma delle pensioni, in particolare su Quota 41 e su una Quota 100 senza paletti, hanno mandato su tutte le furie i lavoratori precoci. Come riportato dai colleghi di pensionipertutti.it, molte persone si sono scagliate contro il leader della Lega, accusato di aver fatto delle promesse mai rispettate. In particolare, i precoci hanno messo in risalto di essere rimasti fuori dalla riforma varata dal governo gialloverde. Roberto Occhiodoro, titolare di un gruppo Facebook dedicato ai lavoratori precoci, ha spiegato: «E’ che onestamente mi da fastidio che uno come Salvini che ha preso per i fondelli i precoci andando in giro con la nostra maglietta quando doveva raccattare voti, continui a parlare di noi e di quota 41. Salvini aveva detto che la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata quota 41. Ha fatto quota 100 che per noi precoci e’ stata un’ altra presa per i fondelli visto che a 62 anni non c’era arrivato quasi nessuno ma che la maggior parte aveva almeno 40 anni di versamento», riporta Pensioni per tutti. (Aggiornamento di MB)
CISL BERGAMO “QUOTA 100 NON HA RISOLTO PROBLEMI”
«Non c’è stata la tanto temuta fuga addebitata a “Quota 100”», spiega Roberto Corona, segreteria FNP CISL Bergamo raggiunto dall’Eco di Bergamo: in crescita dello 0,9% il numero delle pensioni di dipendenti pubblici dal 1 gennaio 2020 ad oggi. Sono 25610 bene 828 assegni in più rispetto allo scorso anno: «Dal 2018 a oggi, infatti, poco più di 1400 nuovi pensionati sono andati in quiescenza grazie al conto della contribuzione versata. In proporzione, sono stati di più quelli che hanno maturato i requisiti grazie all’età (quasi il 10% in più), a testimonianza dell’età elevata della nostra funziona pubblica», spiega ancora il sindacalista sottolineando come la riforma pensioni targata M5s-Lega «non è stata la panacea come qualcuno credeva». Secondo Corona, la Quota 100 non solo non ha risolto i problemi occupazionali «rimpiazzando posti di lavoro liberati soprattutto lavoratrici», ma avrebbe anche provocato nel settore privato un «calo delle pensioni soprattutto femminili interessate ad uscire con “quota 100”», commentando gli ultimi dati Inps sulla provincia di Bergamo. (agg. di Niccolò Magnani)
L’IMPORTANZA DELL’EDUCAZIONE FINANZIARIA
In un articolo pubblicato su repubblicadeglistagisti.it viene ricordata l’importanza dell’educazione finanziaria, che in Italia non è purtroppo molto diffusa tra i giovani, con conseguenze che si ripercuotono poi sui temi previdenziali, specie dopo che con le varie misure di riforma pensioni si è arrivati a un sistema pensionistico puro per le nuove generazioni. “L’educazione finanziaria descrive le capacità di un individuo, giovane o adulto che sia, di compiere decisioni che richiedono una valutazione di scenari incerti, cioè collegati a probabilità di accadimento e non a certezza, nonché capacità di programmazione per il futuro. Si tratta di decisioni strategiche e di lungo periodo, come quelle che riguardano la scelta di un mutuo, o quella sulla necessità di integrare o meno la propria pensione pubblica obbligatoria, ma anche di decisioni più quotidiane, come la scelta di un piano tariffario”, si legge nell’articolo. Come si vede molte decisioni, anche importanti come quella per la futura pensione, dipendono dalla propria educazione finanziaria.
LE RASSICURAZIONI DI GENTILONI
Si è discusso sulle possibili condizionalità legate a misure di riforma pensioni non solo del Mes sanitario, ma anche del Recovery fund. Secondo quanto riporta Adnkronos, il Commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha cercato di dare rassicurazioni sul fatto che non ci sarà alcuna Troika, tanto che “stiamo pensando di passare da ‘condizionalità’ a ‘priorità'”. Dal suo punto di vista non è però semplice convincere l’opinione pubblica che a chiedere misure, eventualmente anche sulle pensioni, non è la Troika, ma sono i Governi a fare “una proposta e dialogando con la Commissione assicurare la coerenza di questa proposta con le condizioni”. Il Segretario del Partito comunista Marco Rizzo ha annunciato però una manifestazione per oggi, 2 giugno, anche contro le politiche europee. “Saremo poi in piazza contro l’Unione Europea, perché quei soldi che dicono arriveranno sono l’ennesimo prestito a strozzo, che ci costerà pensioni, sanità pubblica, risparmi, prima casa di proprietà: tutto il popolo deve essere avvertito di quest’operazione dell’Europa”, sono le sue parole riportate da radioradio.it.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DURIGON
Secondo Claudio Durigon, in questo periodo in cui si sta uscendo dall’emergenza coronavirus è “necessario avere strumenti di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro”, anche ampliando Quota 100, la misura di riforma pensioni approvata quando era al Governo. L’ex sottosegretario al Lavoro, intervistato da pensionipertutti.it, ritiene che l’attuale esecutivo abbia preferito “impegnare risorse solo esclusivamente in assistenzialismo, questa visione miope lascerà di fatto a breve un mondo del lavoro senza adeguato sostegno ad un post covid che sarà più grave di quanto previsto. I dati Istat hanno rivelato che 5 giovani su 6 saranno senza lavoro. Ecco allora che alcune scelte vere si potevano fare come abbassare il costo del lavoro, ampliare quota 100 attuando una formazione mirata di sostegno al reddito attivo senza fermarsi alle solite azione passive”.
LA DIFESA DI QUOTA 100
Sempre a proposito di Quota 100, Durigon difende la misura che ha ricevuto tante critiche nel corso dei mesi, evidenziando che “non ha affatto sfasciato nulla anzi ha dato ristoro, permettendo il tanto atteso ricambio generazionale, specialmente in alcuni settori, ricordo ad esempio le ultime assunzioni nelle scuola”. Dal suo punto di vista “ora però servirebbe un Governo che avesse il coraggio di continuare quella riforma che noi avevamo iniziato, ora più che mai servirebbe mandare a riposo quanti hanno già alle spalle una vita di lavoro ed hanno iniziato a lavorare molto giovani, servirebbe dare il via alla quota 41!”.