LO “SPAURACCHIO” RIFORMA FORNERO

Già in settimana il segretario confederale della Uil aveva lanciato un monito al Governo – «Nel Def nulla si dice sulle pensioni, ma la scadenza di Quota 100 si avvicina e dobbiamo decidere. Il peso poi della spesa previdenziale sul Pil è sbagliato: non è il 16%, ma il 12% perché dentro ha pure l’assistenza»: ora però, con lo stop definitivo di Quota 100, la situazione per i lavoratori italiani torna ad intravedere lo “spauracchio” della riforma pensioni Fornero, ovvero con 67 anni di età minima per uscire dal lavoro, in alternativa 42 anni e 10 mesi di contributi (41 per le donne). L’unica eccezione al momento riguarda le misure mirate a categorie con mansioni logoranti: qui sotto trovate tutte le opzioni sul tavolo del Ministero e dei sindacati per sostituire Quota 100, ma l’esclusione arrivata con il Recovery Plan potrebbe anticipare la discussione considerata già attualmente “incandescente” a livello di percezione sociale e non solo previdenziale.



LE ALTERNATIVE A QUOTA 100

Sarà ufficiale solo nel prossimo Consiglio dei Ministri con l’approvazione definitiva del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma la riforma pensioni di Quota 100 nel testo giunto ieri sera nel tribolato Cdm vede la definitiva “scadenza” per la fine del 2021. I tentativi in extremis di Lega, parte di Forza Italia (e dei sindacati) non sono andati a buon fine e dunque bisognerà ragionare al Ministero del Lavoro nei prossimi mesi ad un’effettiva riforma previdenziale alternativa senza però “innervosire” Bruxelles che ha visto di buon occhio il “tramonto” della sempre osteggiata Quota 100. Sul piatto tante opzioni emerse in questi ultimi mesi nei lavori preliminari di Inps, parti sociali e Ministero: dall’uscita anticipata per i lavori faticosi e per i “fragili” al rinnovo dell’Ape Sociale, dall’Opzione Donna alla Quota 41 (nuovo obiettivo di Lega e sindacati), passando per i contratti di espansione da estendere in azienda e concludendo con la Quota 102 (l’uscita anticipata con almeno 63-64 anni d’età e 39-38 anni di versamenti). Tante idee, nessuna al momento “privilegiata” sulle altre con i tavoli che cominceranno prima dell’estate, dopo la definitiva consegna del MEF di quel Recovery Plan italiano che vede tramontare definitivamente la “vecchia” riforma pensioni del Governo Conte-1. (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DURIGON

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza conferma lo stop a Quota 100 e spiega che la misura sperimentale di riforma pensioni “sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti”. Secondo Claudio Durigon, “invece di spendere per i sostegni e la cassa integrazione ai giovani sarebbe meglio far uscire volontariamente qualche anno prima, rispetto ai 67 anni attuali, i più vecchi”. Al Tempo, il sottosegretario all’Economia spiega che questo “sarebbe possibile solo nel privato però, non nel pubblico, dove oggi ci sono già sistemi come nel settore del credito, per finanziare le uscite anticipate degli esuberi fino a sei anni prima del tempo stabilito”. Per il deputato leghista occorre quindi puntare su Quota 41. Nella proposta di legge della Lega, tuttavia, essa prevede il ricalcolo contributivo dell’assegno.



LA RICHIESTA DI TRIPIEDI

Secondo Davide Tripiedi, il Governo dovrebbe riaprire il cantiere pensioni e fare in modo che ci sia “una maggiore flessibilità in uscita per i lavoratori e istituire una pensione di garanzia per i giovani sono obiettivi imprescindibili”. Per fare questo, secondo quanto riporta lanotiziagiornale.it, il deputato pentastellato ritiene che vadano “riattivate le due commissioni tecniche costituite con il Conte II: quella per la separazione fra previdenza e assistenza e quella per la classificazione dei lavori gravosi. Allo stesso tempo vanno inseriti i lavoratori edili e affini nella categoria dei lavori usuranti, di cui non fanno ancora parte, come si prefigge la mia proposta di legge in discussione in XI commissione alla Camera”.