RIFORMA PENSIONI, IL RISCHIO DOPO QUOTA 100
Riccardo Realfonzo è stato intervistato da Repubblica, che gli ha rivolto anche una domanda sul tema della riforma pensioni post-Quota 100. Il Presidente di Cometa, il fondo pensione dei metalmeccanici, ha detto di temere “che il superamento di quota 100 si traduca in una penalizzazione dei lavoratori. Giovani e donne, le parti deboli, sono candidati ad avere pensioni da fame. L’attuale disegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare esclude gli intermittenti, chi versa pochissimi contributi perché per molti anni è alle prese con un precariato devastante. Una riforma deve guardare principalmente a loro. Ma non deve essere solo una ridistribuzione tra generazioni di risorse interne, che già appartengono al mondo previdenziale. Bisogna apportare fondi nuovi, che devono venire da una tassazione non più sbilanciata sul lavoro e dal recupero dell’evasione”. Realfonzo ha spiegato anche di aver “apprezzato la tesi del segretario del Pd Letta sulla tassazione delle successioni rilevanti. Capisco la risposta del premier Draghi e che non sia il momento di gravare sui cittadini, ma questi aspetti bisogna metterli in cantiere”.
RIFORMA PENSIONI A 64 ANNI, GLI OSTACOLI
Con la Quota 100 bocciata ora anche dalla Corte dei Conti, non sarà semplice trovare una nuova riforma pensioni che punti ancora molto sulla flessibilità in uscita e l’anticipo importante in termini di età rispetto alla legge Fornero: mentre i prossimi mesi saranno caldi per la discussione al Ministero del Lavoro sul progetto di riforma, al momento quella più “chiacchierata” riguarda l’uscita a 64 anni di età con 20 di contributi e un segno di importo pari a 2,8 volte l’assegno totale. Come ben sottolinea anche l’ultimo focus di “Today.it”, il pensionamento anticipato a 64 anni per tutti (anche per chi rientra nel sistema misto contributivo-retributivo) ha diversi ostacoli davanti che rendono il tutto ancora più incerto: si dovrebbe infatti, forse, introdurre una penalizzazione sull’importo dell’assegno «nel senso di una applicazione del sistema interamente contributivo anche per chi ricadrebbe nel sistema misto)». Questo però renderebbe la misura pensionistica non troppo “impattante” sui conti pubblici Inps: ad oggi concedere la pensione a 64 anni per chi ha cominciato a lavorare prima del 1996 o con sistema misto, metterebbe quasi d’obbligo un ricalcolo contributivo dell’assegno mensile, il che potrebbe non essere scelta gradita praticamente da nessun lavoratore prossimo alla pensione. Ad oggi, intanto, solo i “contributivi” puri possono uscire a 64 anni di età e per solo per loro bastano 20 anni di contributi, a condizione però che la pensione maturata raggiunga una determinata soglia di importo. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CAZZOLA
Secondo Giuliano Cazzola, nelle proposte di riforma pensioni che circolano in queste settimane “ci si ostina ad abbassare l’età pensionabile senza preoccuparsi minimamente di due fenomeni devastanti e tra loro convergenti: l’invecchiamento e la denatalità. Un sistema finanziato a ripartizione (sono i contribuenti di oggi a pagare le pensioni maturate ieri) non regge se la platea di chi paga si riduce e si amplia quella di chi incassa. Facciamo un banale caso di scuola: se sono in dieci a farsi carico di una pensione di 1000 euro se la cavano con 100 euro a testa, se sono in due o in meno di due, occorrono 500 euro pro capite”. Intervistato dalla Discussione, l’ex deputato dice di ritenere che la cosa più importante per un ventenne che voglia assicurarsi un futuro pensionistico accettabile “è quella di impegnarsi a lavorare per avere – nella misura del possibile -un trattamento pensionistico obbligatorio quando verrà il momento. Poi anche con l’aiuto della famiglia farebbe bene a provvedersi di una forma di previdenza complementare a capitalizzazione”.
I RITARDI NELLE PRATICHE DI PENSIONE IN CONVENZIONE BILATERALE
Non sono pochi gli italiani che hanno svolto attività lavorativa all’estero e che possono quindi far valere degli anni di contribuzione ai fini pensionistici. Franco Petraglia, come riporta retesei.com, svolgendo consulenza pensionistica gratuita a privati segnala però che “tardano ad arrivare, in modo impressionante, le pensioni per i lavoratori italiani che hanno svolto attività lavorativa all’estero. Molti di loro sono fortemente preoccupati per i ritardi accumulati nell’esaminare e nella definizione delle pratiche di pensione sia in convenzione bilaterale sia in regime internazionale. Le nazioni che impiegano tempi biblici per le risposte o non rispondono affatto sono: Francia, Inghilterra e Canada”. Dal suo punto di vista “la situazione è grave non solo per l’enorme ritardo con cui viene riconosciuto il diritto, ma anche per il difficile momento pandemico in cui viviamo, che rende ancora più fragili le persone sia economicamente che socialmente”. Per questo occorrerebbe un intervento per evitare questi ritardi.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DURIGON
Claudio Durigon svela quella che sarà la proposta della Lega in tema di riforma pensioni quando riprenderà il confronto Governo-sindacati più volte sollecitato da Cgil, Cisl e Uil. “Estendere Quota 100 per l’uscita dal lavoro anche al 2022 costerebbe solo 400 milioni di euro. Nel post pandemia servirà flessibilità in uscita dal lavoro e l’Ape social a magliare più larghe ipotizzata dal governo non basterà. Ecco perché è bene che si inizi a ragionare per non rottamare la misura che, a dispetto delle critiche, ha funzionato”, spiega il sottosegretario all’Economia in un’intervista al Tempo. Dunque la Lega sembra intenzionata a proporre la proroga di Quota 100, almeno per il 2022, anche se, evidenzia Durigon, “la soluzione migliore sarebbe la posizione con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età”.
RIFORMA PENSIONI, LE PROPOSTE DELLA LEGA
L’esponente del Carroccio è consapevole che “non è detto che la nostra proposta passi. Ma dai nostri calcoli sappiamo già che l’Ape social allargata non sarà sufficiente”. Vedremo quindi quale sarà la scelta dell’esecutivo, che dovrà trovare anche un accordo con i sindacati sulla riforma delle pensioni. “Stiamo aspettando che Orlando faccia partire i tavoli. E non solo sulle pensioni. Vanno affrontati altri temi come le politiche attive, la riforma degli ammortizzatori e i sostegni ai lavoratori”, spiega Durigon. Considerando che la sua collega di partito Tiziana Nisini chiede un’ulteriore estensione del contratto di espansione, sembra che la Lega voglia insistere molto su misure in grado di anticipare l’appuntamento di diversi lavoratori con la pensione rispetto ai normali requisiti.
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