I GIOVANI “QUOTA ZERO”
“Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni media, la Lega non è ‘verso il sì’ alle nuove misure sulle pensioni. Stiamo ancora lavorando alla riforma, con buonsenso e determinazione. L’obiettivo è non tornare alla Fornero”. Così Claudio Durigon, come riporta Adnkronos, interviene sul tema caldo della riforma delle pensioni. A proposito del quale Repubblica ricorda l’esistenza dei giovani “Quota Zero”, ovvero coloro che a causa di una precarietà sul mercato del lavoro vedono lontanissimo il traguardo pensionistico. “I post-1996 non hanno paracadute. Sono Senza Quota e senza integrazione al minimo (riforma Dini per i contributivi puri). Bene che vada ricevono il 60% dello stipendio contro l’80% dei loro padri e nonni ‘retributivi’”, evidenzia il quotidiano romano. “perché non anticipiamo di trent’anni il dibattito e cambiamo subito le regole attuali che obbligano i giovani di oggi a uscire a 70 anni?”, sono le parole di Andrea Carbone, partner di smileconomy, società indipendente di consulenza che ha svolto alcune simulazioni per Repubblica.
LA RIFORMA PENSIONI E IL MODELLO CONTRIBUTIVO
«Quota 100 è superata perché doveva concludersi in 3 anni: la verifica è chiara, non ha funzionato e ha prodotto molti danni. Non ha neanche prodotto quell’ipotesi di una sostituzione dei nuovi pensionati con tre nuovi lavoratori, non c’è stato neanche il rapporto 1:1, inoltre ha provocato problemi nella Pubblica Amministrazione»: così è intervenuto il senatore del Partito Democratico Franco Mirabelli, intervenuto stamane a “Studio24” su Rai News24.
Commentando le ultime novità sulle proposte di pensionamento in Manovra, il Dem punta tutto a rilanciare appieno il sistema contributivo già attivo nel nostro Paese: «pensiamo che lo Stato debba decidere la vita delle persone e in che anno debbano andare in pensione, questa idea va superata». La “bussola” per Mirabelli è quella di un sistema in cui, da una certa età in poi, ognuno «è libero di decidere in base ai propri contributivi e del reddito che avrebbe. Libero insomma d decidere quando andare in pensione». Restano numerosi nodi e problemi che comunque vanno sciolti, come i lavoratori usurati, «questo è uno dei temi da affrontare, così come l’evitare che la fine di Quota 100 porti altri “scaloni”. Il tema non è le Quote, ma che sistema abbiamo in mente per il futuro dei lavoratori». (agg. di Niccolò Magnani)
LA POSIZIONE DEI GIOVANI DI CONFINDUSTRIA
Si sta discutendo molto della misura di riforma pensioni per il post-Quota 100 che il Governo inserirà nella Legge di bilancio. In merito il Presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano, ha una richiesta precisa: “Basta con la campagna elettorale sulle pensioni. Quota 102, quota 104? Noi non chiediamo alla Legge di bilancio una quota elettorale, ma un sistema pensionistico più equo tra le generazioni. La richiesta è semplice: si può pensare anche quelli che non votano ancora?”. Durante il Convegno dell’associazione che si è tenuto a Napoli, come riporta Lapresse, Di Stefano ha anche evidenziato che “la riforma di Quota 100 deve restituire un po’ di equità generazionale. Il ‘pensionistan’ non è un Paese per giovani!”. Dal suo punto di vista, “la parte più generosa del nostro sistema pensionistico e, quindi, la parte più costosa per le casse pubbliche è quella retributiva. Man mano che arriveremo ad attenuarne gli effetti e a migliorare la sostenibilità del sistema previdenziale, potremo prevedere nuove soluzioni per chi sceglie pensionamenti anticipati”.
LE PAROLE DI RIZZETTO E GIORGETTI
Il deputato di Fratelli d’Italia Walter Rizzetto, in una nota riportata da lavocedelpatriota.it, evidenzia che “dopo aver ascoltato il Presidente Draghi sullo stop a Quota 100 mi chiedo se per lui possa essere considerata ‘normalità’ il ritorno alla Legge Fornero, cosa che normale non è. Fratelli d’Italia sta discutendo in Commissione e lo farà in seno alla legge di Stabilità, una virtuosa forma di flessibilità in uscita oltre che a sostenere Quota 41”. Il Corriere delle Alpi riporta invece alcune dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, rilasciate all’Ambascita italiana a Washington durante la sua visita negli Usa. “Togliere quota 100 in modo graduale, senza penalizzare chi ha cominciato a lavorare da giovane facendo lavori usuranti. Io credo che si debba andare verso un’eliminazione graduale della quota 100. La direzione è quella. Viste le polemiche su questo tema quando ho ricordato che alcune categorie vanno salvate, credo che ci voglia rispetto per chi ha cominciato a lavorare a 15 anni in determinate situazioni”, ha detto l’esponente leghista.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DURIGON
Per Claudio Durigon Quota 102 e Quota 104 non vanno bene, “perché sarebbe come tornare alla Legge Fornero”. Intervistato dalla Stampa, il deputato leghista, considerato il padre di Quota 100, spiega che “adesso cercheremo di lavorare per portare all’attenzione del Governo altre soluzioni cercando di tenere assieme le esigenze del bilancio con quelle dei lavoratori. Di certo non possiamo abbandonare Quota 100 per tornare dritti alla Legge Fornero”. Dal suo punto di vista “aiuta, ma non basta” l’intervento che amplierebbe la lista dei lavori gravosi che hanno accesso all’Ape social e sono troppo poche le risorse previste nel Documento programmatico di bilancio (600 milioni di euro per il 2022) per le misure di flessibilità pensionistica.
L’ANALISI DI BRAMBILLA
Alberto Brambilla, invece, ritiene che Quota 102 sia la soluzione più semplice per superare Quota 100: garantirebbe flessibilità e avrebbe costi sostenibili per le casse pubbliche. Del resto corrisponde a una sua vecchia proposta. Intervistato sempre dal quotidiano torinese, il Presidente di Itinerari previdenziali spiega che in ogni caso cancellerebbe “le misure sui lavori gravosi e lascerei un po’ di Ape sociale solo per chi versa magari in condizioni particolari”, anche perché “esistono i fondi di solidarietà e i fondi esuberi”. Brambilla boccia invece il passaggio da Quota 102 a Quota 104. “Non può funzionare, avremmo lo stesso risultato della riforma Fornero. Si bloccherebbe tutto per 5 ani e non andrebbe in pensione nessuno. Serve uno stacco”, evidenzia l’ex sottosegretario al Welfare.
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