IL SOSTEGNO DEI FONDI PENSIONE ALL’ECONOMIA

Uno dei temi di cui si parla spesso a proposito di riforma pensioni è il ruolo che la previdenza complementare può avere non solo nell’aiutare il futuro dei cittadini una volta in quiescenza, ma anche per sostenere l’economia reale, stante la mole di risorse che i diversi fondi hanno a loro disposizione e debbono far fruttare. Come riporta Adnkronos, dal settimo Report sugli investitori istituzionali italiani a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, come spiega il Presidente Alberto Brambilla, emerge un dato non positivo, ovvero “l’esiguità degli investimenti dei fondi di natura contrattuale, in gran parte alimentati dal Tfr ‘circolante interno’ alle aziende e che, Infatti, “dal 2007 alla fine del 2019 ai fondi pensione e al fondo gestito dall’Inps sono confluiti circa 140 miliardi di Tfr sottratti alle imprese italiane, alle quali ne sono tornati mediamente poco più del 3% l’anno, che possiamo stimare in circa 33 miliardi di euro: si tratta ovviamente di dati su cui riflettere, anche per le loro ripercussioni sia sull’occupazione sia sulla produttività e, quindi, sullo sviluppo del nostro Paese”.



DAMIANO A SALVINI “STOP PROPAGANDA QUOTA 100”

In una nota all’Agi il dirigente del Partito Democratico Cesare Damiano torna a contestare gli attacchi del leader leghista Matteo Salvini in merito al futuro della riforma pensioni post-Quota 100: «quota 100 non verrà meno a causa del diktat dell’Ue, ma in quanto é stata dall’esordio una misura a scadenza. Bisogna dire a Salvini che non serve l’intervento dell’Europa: Quota 100 si cancella da sola, al 31 dicembre del prossimo anno, perché si tratta di una norma transitoria triennale». Sempre Damiano si dice infastidito dalla «continua propaganda», purtroppo, conclude l’ex Ministro del Lavoro, «la legge Monti-Fornero non e’ stata cancellata, come vorrebbe farci credere la Lega e, se non si interviene, lo scalone di 5 anni (da 62 a 67 di eta’ anagrafica) tornerà bello e pimpante dal primo gennaio 2022». Toccherà ai sindacati, spiega Damiano, fare in modo che il nodo riforma pensioni venga riproposto in vista della prossima Manovra di Bilancio puntando sulla flessibilità in uscita e sulla strutturalità della legge che possa valere «tanto oggi quanto domani». (agg. di Niccolò Magnani)



IL GAP UOMINI-DONNE NELL’IMPORTO DEGLI ASSEGNI

L’Ires-Cgil delle Marche ha diffuso alcuni dati sugli importi delle pensioni erogate dall’Inps da cui emerge che nella provincia di Macerata un assegno pensionistico si attesta mediamente sugli 802 euro al mese. Come riporta cronachemaceratesi.it, “significativa è la differenza tra uomini e donne relativamente all’importo della pensione di vecchiaia. Le donne percepiscono quasi la metà degli uomini: per i primi 1.287 euro lordi medi, le donne arrivano a 756 euro: significa mediamente 498 euro in meno ogni mese (meno 41,3% rispetto agli uomini). Come spiega il Segretario provinciale dello Spi-Cgil di Macerata, Stefano Tordini, in provincia “2 pensionati su 3 percepiscono un importo che non consente loro di superare la soglia della povertà. Anche da questo punto di vista si confermano notevoli differenze di genere: gli uomini con pensioni fino a 750 euro sono il 41,3% del totale, mentre per le donne tale percentuale sale al 78,7%”. Una differenza che purtroppo, come noto, riguarda tutto il territorio nazionale e non solo la provincia marchigiana.



QUATTORDICESIMA: NO AD AUMENTO NELLA PROSSIMA RIFORMA PENSIONI

Secondo quanto riporta il sito del Sole 24 Ore, tra gli interventi di riforma pensioni che si stanno studiando per essere approvati insieme alla Legge di bilancio, ed entrare così in vigore dal prossimo anno, “ci sono la proroga dell’Ape sociale da estendere a un numero maggiore di categorie impegnate in lavori gravosi e quella di Opzione donna tenendo conto anche dei casi di part time verticale. Poche chances, almeno per il momento, sembra avere un’altra richiesta dei sindacati, quella dell’allargamento della platea dei pensionati che beneficia della cosiddetta quattordicesima mentre potrebbe spuntare il ripristino dell’Ape volontaria o aziendale, chiusa l’anno scorso dopo la prima sperimentazione. Una misura che potrebbe essere presa in considerazione nella prossima riforma pensioni per consentire una flessibilità in uscita in più a 63 anni con minimo 20 di contributi, anche perché è a costo zero per lo Stato e potrebbe tornare utile per gestire ristrutturazioni aziendali”. Vedremo se dal prossimo incontro tra Governo e sindacati usciranno in effetti segnali in tale direzione.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI ELSA FORNERO

In un passaggio di una videointervista al sito del Sole 24 Ore registrata a Cernobbio, Elsa Fornero è tornata a evidenziare che chi ha promesso la cancellazione della riforma pensioni che porta il suo nome (riferimento nemmeno troppo velato alla Lega, anche se Quota 100 è stata approvata anche dal Movimento 5 Stelle) non ha rispettato tale impegno, in quanto le misure approvate nel 2011 sono ancora di fatto in vigore. Questo perché, ha sottolineato l’ex ministra del Lavoro, “la direzione di quella riforma pensioni, fatta in un periodo di emergenza finanziaria, molto diversa da quella della pandemia, era giusta”. Elsa Fornero non nasconde che la legge della riforma pensioni che porta il suo nome “poteva essere benissimo migliorata senza bisogno di gridare ai quattro venti che sarebbe stata smantellata”. Cosa che appunto non è avvenuta.

IL COLLEGAMENTO TRA LAVORO E PENSIONI

Dal suo punto di vista, “la cosa importante è il lavoro inclusivo, che guardi quindi a tutti i segmenti della società. Penso alle donne, penso soprattutto ai giovani e anche ai lavoratori anziani che si vorrebbe sempre spingere fuori dal mercato del lavoro perché si ritiene che così si crea occupazione per i giovani”. Un assunto che, ha ricordato la Fornero, non trova riscontro nei fatti, anche rispetto alle previsioni di tre nuovi assunzioni per ogni pensionato che erano state fatte ai tempi del varo della riforma pensioni con Quota 100. Per l’ex ministra occorre comunque migliorare il funzionamento del mercato del lavoro per far funzionare al meglio anche il sistema pensionistico nel nostro Paese, “altrimenti si continua ad accumulare debito”, che peserà sui giovani, “cui stiamo pensando troppo poco”.