L’APPELLO DI NICCOLAI (PD) A POSTE ITALIANE
Nei giorni scorsi gli uffici postali hanno riaperto anche nella zona rossa anche per garantire la possibilità di incassare le pensioni di marzo. In questi giorni di emergenza dovuta al coronavirus è in corso una chiusura parziale degli stessi e Marco Niccolai, Consigliere regionale del Pd, evidenzia di aver ricevuto diverse segnalazioni di chiusura totale in piccoli comuni della Toscana. “Mi sento di rivolgere un appello a Poste Italiane affinché ci sia una rimodulazione del servizio che non privi interi centri del servizio di ufficio postale per intere settimane, come sta avvenendo in tante parti del nostro territorio provinciale”, dice Niccolai secondo quanto riporta valdinievoleoggi.it. Da parte sua anche l’invito a Poste di aprire “un confronto con i Sindaci rispetto a quelli che siano, territorio per territorio, le necessità rispetto ai servizi più importanti, come il pagamento delle pensioni”. Anche perché la situazione di emergenza potrebbe protrarsi fino all’inizio di aprile, quando andranno in pagamento nuove pensioni.
L’ATTESA PER LE FINESTRE DA 3 A 18 MESI
Le finestre di attesa prima dell’effettiva erogazione della pensione, che non sono state cancellate dagli ultimi interventi in materia di riforma pensioni, stanno creando alcuni problemi a chi da tempo attendeva di raggiunge il traguardo pensionistico e ora ci è riuscito. Uno dei membri del gruppo Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti ha infatti segnalato che dopo aver superato i 41 anni di contribuzione e aver dovuto raggiungere poi i 42 anni e 10 mesi ora previsti per poter accedere alla pensione anticipata di anzianità, si è trovato di fronte alla finestra di tre mesi che di fatto lo lascerà senza stipendio, né pensione, né ammortizzatore sociale di sorta. Si spera che possa supplire la liquidazione, sempre che la si riceva per tempo, o affidarsi ai risparmi o a qualche lavoretto temporaneo. Non bisogna dimenticare che questa trimestrale è la finestra più corta, ma che può arrivare persino a superare l’anno nel caso delle autonome che optino per Opzione donna: la loro attesa, infatti, è pari a 18 mesi.
LA SCELTA TRA QUOTA 100 O PENSIONE ANTICIPATA
Rispondendo a un quesito posto da un lettore del sito di Repubblica, la Fondazione Studi consulenti del lavoro ricorda che la riforma pensioni non ha previsto alcun ricalcolo contributivo o forma di svantaggio sulla liquidazione dell’assegno per chi opta per Quota 100 avendone naturalmente i requisiti. “Evidentemente, versando meno contributi, la pensione avrà un valore più basso rispetto a quella che può essere ottenuta lavorando fino all’età della vecchiaia o fino al requisito contributivo della pensione anticipata”, viene ancora specificato. Quindi, nell’ipotesi di poter scegliere se andare in pensione con Quota 100 o attendere di maturare i requisiti contributivi previsti per la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne) “non vi è maggiore convenienza specifica nell’attesa salvo il limite della incumulabilità reddituale fino a 67 anni di età o età della vecchiaia previsto da Quota 100”. Dunque occorrerà scegliere anche in base alla volontà o meno di continuare a lavorare.
CHI RISCHIA DI RESTARE SENZA PENSIONE
Il dibattito sulla riforma pensioni sembra essere entrato in “stand by”, causa emergenza coronavirus, ma c’è chi ne approfitta per ricordare le norme generali in tema di previdenza. Per esempio, money.it ha cercato di spiegare chi rischia di rimanere senza pensione in futuro. “Chi è più a rischio quindi? Chi ha lavorato – in regola – per pochi anni, visto che difficilmente si riuscirà a raggiungere il minimo contributivo richiesto per il collocamento in quiescenza. Una situazione che preoccupa maggiormente chi rientra nel regime misto (avendo maturato contributi anche nel regime retributivo), poiché per questi non è possibile andare in pensione con soli 5 anni di contribuzione”, è la conclusione del sito dedicato alla finanza e al risparmio, che ricorda anche come siano previste delle integrazioni da parte dello Stato per gli assegni più bassi e che dall’anno scorso è anche possibile richiedere la pensione di cittadinanza, per la quale occorre però rispettare alcuni requisiti riguardo il reddito e il patrimonio.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PALLINI
In tema di riforma pensioni va segnalata una buona notizia che è stata segnalata da Maria Pallini. “In questi giorni difficili per il nostro Paese alle prese con la gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del coronavirus, sono comunque lieta di annunciare finalmente l’emanazione della circolare Inps che fornisce istruzioni per il riconoscimento della pensione di inabilità in favore dei lavoratori affetti da patologie di origine professionale derivanti da esposizioni all’amianto, accertate e riconosciute”, ha detto la deputata del Movimento 5 Stelle, ricordando che “lunedì scorso dalla Direzione Centrale Pensioni dell’Istituto nazionale di Previdenza sociale è stata diramata ai Dirigenti centrali e territoriali, ai Responsabili delle Agenzie, ai Coordinatori generali, centrali e territoriali delle Aree dei professionisti, al Coordinatore generale, ai coordinatori centrali e ai responsabili territoriali dell’Area medico legale la circolare n. 34 che contiene tutte le prescrizioni necessarie per accogliere le istanze presentate da parte degli aventi diritto entro il 31 marzo”.
LA CIRCOLARE INPS
Pallini ha rivolto quindi il suo pensiero “agli operai dell’Isochimica di Avellino, sia a quelli che purtroppo non sono più tra di noi sia a coloro che, in questi anni, hanno combattuto per ottenere il sacrosanto diritto a continuare a vivere con dignità la propria esistenza, nonostante abbiano subìto una forte compromissione della salute per l’adempimento del proprio dovere sui luoghi di lavoro. Lo Stato doveva loro questo riconoscimento”.