LA PREOCCUPAZIONE PER PIL E INFLAZIONE

In un articolo pubblicato su assinews.it, viene spiegato che “sono di limitato rilievo le novità previdenziali introdotte dalla recente finanziaria L 234/2022. L’atteso intervento strutturale è posticipato a data da definire. Per ora, gli interventi si limitano principalmente a due piccole proroghe: ‘Quota 102’ e ‘Opzione Donna’. Per il 2022 non si può evitare di considerare l’evoluzione del quadro macroeconomico, condizionato dall’emergenza Covid. L’andamento negativo inizia ad incidere sulle prestazioni per tramite dei meccanismi automatici di rivalutazione del calcolo contributivo legato al PIL e di perequazione delle pensioni legate al tasso di inflazione. Il combinato disposto del crollo del PIL 2020 e la ricomparsa dell’inflazione al 1,9% mette a dura prova le clausole di garanzia in termini di tutela del potere d’acquisto delle prestazioni previdenziali, sia per le pensioni in essere sia per quelle a venire”. Insomma, più che le misure di riforma pensioni, per ora preoccupano i dati macroeconomici.



PENSIONI E PNRR, LO “SNODO” DEL GOVERNO

Arriva oggi in Consiglio dei Ministri oltre al nuovo Decreto Covid la verifica richiesta dal Premier Draghi ai Ministri in tema di PNRR: è stata chiesta una «puntuale ricognizione» per controllare lo «stato di attuazione degli investimenti e delle riforme di competenza, segnalando l’eventuale necessità di interventi normativi e correttivi».



All’orizzonte la scadenza della seconda rata del Recovery Plan – prevista per il 30 giugno 2022 – con il conseguimento di altri 45 traguardi e obiettivi per un contributo finanziario e di prestiti pari a 24,1 miliardi di euro: lo snodo cruciale dell’ultima parte di Governo Draghi prima delle elezioni riguarda proprio il piano PNRR assieme al cantiere sulla riforma pensioni. Il tavolo con i sindacati (e pure con la Lega) vede la distanza ancora presente sul “maggiori flessibilità alla Riforma Fornero” (cit. by MEF) e “soglia minima pensionamento a 62-63 anni”, l’inedita alleanza sigle sindacali-Carroccio. Nel Cdm di oggi si inizieranno a porre le basi per quesi due prossimi “snodi”, in modo da arrivare il più possibile “preparati” all’appuntamento con il DEF di aprile. (agg. di Niccolò Magnani)



LE DIFFICOLTÀ CRESCENTI DEGLI OVER 65

Come riporta giornalenordest.it, alla Cna Pensionati di Treviso c’è una certa preoccupazione per i rincari delle bollette, che rischiano di creare difficoltà agli anziani. Secondo il Presidente Lino Lunardelli, “servono misure ad hoc per dare una mano agli over 65enni in difficoltà. È necessaria la riforma rapida e drastica della struttura della bolletta, per garantire una distribuzione più equa degli oneri generali di sistema (che oggi incidono fino al 50%) e una spesa legata all’effettivo consumo. Occorre intervenire subito con interventi straordinari a tutela della nostra categoria altrimenti ancora una volta gli anziani più fragili diventeranno la fascia sociale su cui si scaricheranno le difficoltà del Paese”. Mariarosa Battan, del direttivo di CNA Pensionati Treviso spiega di avere “una pensione molto bassa ma posso contare su un po’ di risparmio che mi toglie la preoccupazione di non farcela ad arrivare a fine mese. Però devo stare molto attenta alle risorse che escono e, se prima mi concedevo di mangiare pesce tre volte alla settimana, ora mi accontento di due”.

LA TOTALIZZAZIONE IN CONVENZIONE INTERNAZIONALE

Angela Schirò, nel fare il punto sulle novità di riforma pensioni, ricorda che i requisiti contributivi “sono perfezionabili anche con il meccanismo della totalizzazione in convenzione internazionale (per ottenere un pro-rata italiano), ma è richiesta tuttavia la cessazione dell’attività lavorativa al momento del pensionamento, che, come abbiamo stigmatizzato più volte, può essere problematica per i residenti all’estero”. La deputata del Pd eletta all’estero, come riporta l’agenzia Aise, evidenzia anche che è stata estesa “la possibilità di optare per il regime del trattamento pensionistico anticipato (ma calcolato con il metodo contributivo) alle lavoratrici che maturano i requisiti anagrafici, almeno 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti ed almeno 59 anni di età per lavoratrici autonome, nonché contributivi (almeno 35 anni) entro il 31 dicembre 2021. La pensione ‘Opzione donna’ è erogabile all’estero e i requisiti contributivi possono essere maturati tramite il meccanismo della totalizzazione in convenzione internazionale”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI POERIO

In una lettera al direttore di quotidianosanita.it, Michele Poerio, in qualità di presidente di Federspev, ribadisce “l’importanza di separare assistenza da previdenza”. “Sosteniamo l’imprescindibile necessità di separare, nel bilancio Inps , tali spese per definire con chiarezza i costi legati all’assistenza (costi a carico della fiscalità generale) da quelli legati alla previdenza (legati ai contributi lavorativi versati)”, scrive Poerio, conscio che la Commissione tecnica all’uopo predisposta dal ministero del Lavoro è arrivata alla conclusione che “la separazione tra assistenza e previdenza è inutile…e non necessaria. Ebbene, la lunga relazione della Commissione Orlando non è mai stata pubblicata in alcun sito governativo ed è rimasta, quindi nell’ombra. Forse per comparire improvvisamente come un cobra, in tempi diversi?”.

LA RICHIESTA SU PREVIDENZA E ASSISTENZA

Poerio spiega che Fedespev, Confedir e Aps Leonida dissentono dalla conclusione della Commissione tecnica e condividono “la posizione del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali, presieduto dal Prof Alberto Brambilla, che considera la spesa assistenziale pari al 6,39% del Pil, nel senso che il citato 2,4% del Pil (come da spesa assistenziale) appare davvero una presa in giro di quanti ritengono che le prestazioni sociali erogate in assenza di copertura contributiva dante titolo – quindi erogate a cittadini versanti in stato di bisogno, ma privi di una storia lavorativa – hanno natura e carattere assistenziale e non previdenziale, in corretta applicazione ed esegesi dell’articolo 38 della Costituzione”.

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