CALENDA DIFENDE CONTE SUL RECOVERY FUND

«Dobbiamo trovare una sintesi, è nell’interesse di tutti. Consapevoli del fatto che gli strumenti devono essere proporzionati alla crisi ed efficaci. La nostra risposta deve essere pronta, solida, robusta», così il Premier Conte ha risposto ieri sera a distanza alle richieste di riforma (pensioni e non solo) stringenti poste da Olanda e Paesi frugali, tra cui pare anche l’abolizione della Quota 100 e lo stop a nuove forme di riforme previdenziali e del lavoro che “sprechino” soldi pubblici come Quota 100 e Reddito di Cittadinanza. Sempre molto critico con l’attuale Governo Conte-2 (lui che dal Pd è uscito quando si sono alleati con il M5s lo scorso agosto, ndr) Carlo Calenda questa volta difende lo schema del Presidente del Consiglio contro i Paesi del Nord che chiedono condizionalità strette all’Italia e agli altri Paesi più colpiti dall’emergenza coronavirus. «Al netto di questo discorso “sbrodolato” e retorico di cui non si capisce nulla», scrive sui social il leader di Azione postando il video del Premier al termine della seconda giornata di Consiglio Ue, «la posizione dell’Italia è corretta. Non esiste che i fondi #NextGenerationEU siano soggetti al diritto di veto dell’Olanda o di altri. Il ruolo della Commissione e dell’UE ne verrebbe danneggiato».



CAOS UE, SALVINI VS L’OLANDA

«L’Olanda vorrebbe creare un meccanismo per controllare la spesa dei Paesi del Sud dal Recovery Fund. Sostanzialmente è una disputa tra italiani e olandesi. Noi siamo dalla parte dell’Italia»: così da Bruxelles aprendo la terza giornata il Presidente dell’Ungheria Viktor Orban illustra il delicato passaggio sul Recovery Fund e in particolare le richieste dell’Olanda sulle riforme di pensioni, lavoro e fisco del nostro Governo. Davanti alla richiesta di abolizione della Quota 100, Salvini replica a distanza contro i leader europei riuniti nel Consiglio Ue «Questa UE tradisce il sogno dei nostri padri, è solo una banca d’affari dove pochi ci guadagnano e molti ci rimettono, l’Italia prima di tutti. Abbiamo pagato più di 200 miliardi per avere indietro poco o niente, mentre altri corrono: la Gran Bretagna ad esempio (senza aspettare Bruxelles) ha dato da 10.000 a 25.000 sterline a fondo perduto ad ogni negozio, impresa, ristorante e albergo. Senza contare che, sull’immigrazione, l’Italia è tornata ad essere il “campo profughi” di tutta Europa. Che senso ha continuare a pagare per farsi ricattare e prendere in giro?».



PENSIONI, L’OLANDA COSA CHIEDE ALL’ITALIA

Lo scontro è durissimo e il piano di accordo per il Recovery Fund è tutt’altro che certo della sua approvazione in questo Consiglio Ue che si chiude oggi a Bruxelles: il tema pensioni è tornato ricorrente negli incontri/scontri dei vari leader europei, in particolar modo l’Olanda di Mark Rutte che da tempo chiede che il Governo italiano imposti una riforma pensioni in direzione nettamente opposta alla Quota 100. Ecco che ancora ieri la delegazione olandese davanti alle richieste di un Recovery Fund «poderoso» impone in risposta all’Italia una riforma delle pensioni, del mondo del lavoro e in generale una approvazione all’unanimità di tutto il Consiglio Ue per poter avviare i singoli piani di rilancio dei Paesi maggiormente indebitati. «In questi piani deve essere messo in chiaro cosa questi Paesi faranno, ad esempio, in tema di pensioni o mercato del lavoro», ha detto ieri il Premier Mark Rutte aggiungendo il tema dell’abolizione di Quota 100 insieme a contrasto evasione, anti-corruzione e anti-lavoro sommerso.



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI FELTRI

Si è detto che i Paesi del Nord Europa abbiano chiesto all’Italia misure di riforma pensioni volte a ridurre la spesa previdenziale del nostro Paese per avere accesso al Recovery fund. Vittorio Feltri nel caso ritiene che non abbiano tutti i torti. “Intendiamoci, è ingiusto penalizzare i pensionati riducendo i loro assegni o mandandoli in quiescenza allorché sono vicini alla tomba. Il problema è un altro, molto più grave”, scrive l’ormai ex giornalista su Libero, ricordando che nel corso degli anni la politica “ha gravato la Previdenza di altri fardelli che con le pensioni non avevano che fare, per esempio la Cassa Integrazione guadagni, il sostentamento minimale di coloro che non hanno mai pagato le cosiddette marchette eppure bisognosi di campare con un piccolo finanziamento mensile, infine il reddito di cittadinanza”.

L’ERRORE DEI GOVERNANTI

Così le spese dell’Inps sono aumentate molto più delle entrate. “Ovvio che la Ue non vada troppo per il sottile, vede un bilancio che fa venire i brividi e pretende dal nostro esecutivo, in cambio di un sostentamento, la riduzione degli esborsi pensionistici. In pratica chiede che la Previdenza costi complessivamente meno di oggi, e pensa soprattutto a un particolare semplice: abbassare le pensioni e ritardare il momento della collocazione a riposo dei lavoratori. L’errore marchiano commesso dai nostri governanti odierni e da quelli di ieri è il seguente: non aver diviso la previdenza dall’assistenza, cosicché ad andarci di mezzo sono sempre e soltanto le persone anziane, i denari delle quali non rimangono nelle loro tasche ma foraggiano gente che non caccia mai un euro e si limita a incassare”.