TRIDICO SULL’USCITA ANTICIPATA VERSO LA PENSIONE

Nell’ipotizzare una nuova riforma pensioni segnata da un taglio-penalizzazione con l’uscita a 62 anni dal lavoro, Il Giornale rispolvera la “risposta” indiretta lanciata solo qualche giorno fa dal Presidente dell’Inps Pasquale Tridico in merito alle ipotesi di tagli futuri sul fronte previdenziali: per il n.1 Inps «Legame Quota 41 e parte contributiva? Se volessimo anticipare per tutti l’uscita dal lavoro, questo dovrebbe essere possibile solo passando al contributivo». Il passaggio completo alla modalità del sistema contributivo al giorno d’oggi è riservato solo ai singoli settori come l’Opzione Donna, ma – conclude il focus de Il Giornale, assai critico con il piano ipotizzato dal Governo sulle pensioni – «l’ampia platea di lavoratori interessati dal cambio dei due sistemi sarebbe lasciata a metà del guado da una svolta tanto netta.. Nell’esecutivo, sostanzialmente, sembra che la priorità sulle pensioni sia tagliare, rinunciare a qualsiasi idea di semplificazione e cercare un bilanciamento elettorale prima ancora che politico ed economico».



QUOTA 41, IL PIANO DEL GOVERNO

Entrando nelle pieghe del “piano” del Governo avanzato dal Messaggero nelle ultime ore, la possibile riforma pensioni con anticipo a 62 anni (ma con taglio assegno) si accompagna ad un altro dettaglio tutto ancora da dirimere: l’intenzione è quella di utilizzare la Quota 41 ma non per tutti, con una penalizzazione per chi decide comunque di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro. La mossa del taglio, che “ripagherebbe” i costi della riforma, servirebbe inoltre per evitate – spiega il Messaggero – «lo scalone di cinque anni per l’accesso alla pensione che si verrebbe a creare tra il 31 dicembre 2021, ultimo giorno per la quota 100, e il primo gennaio 2022». (agg. di Niccolò Magnani)



CONGUAGLIO IRPEF PENSIONI

Mentre il Governo si appresta a valutare – con incontri previsti con i sindacati a partire da settembre – le possibili alternative alla riforma pensioni di Quota 100 da inserire nel nuovo Recovery Plan italiano, in termini pratici i pensionati continueranno ovviamente a ricevere i propri assegni con le prossime scadenze che vedranno novità per alcuni in vista del conguaglio Irpef. I pensionati che hanno presentato il 730 riceveranno il conguaglio delle spese effettuate nel corso dell’anno precedente: per il mese di settembre il rimborso – o al contrario la trattenuta – arriverà per i contribuenti che hanno già presentato la dichiarazione dei redditi (scadenza prorogata al 30 settembre per via dell’emergenza coronavirus). Come regola generale, i rimborso ed eventuali addebiti saranno erogati il mese successivo alla presentazione del modello: ovviamente, come sempre, occorre prestare attenzione agli importi sul cedolino per eventuali errori/mancanze. (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, LE MOSSE DEL GOVERNO

Il Governo riprenderà a settembre il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni, proprio a breve distanza dalle elezioni amministrative. Probabile quindi che l’esecutivo cerchi di evitare “inciampi” pochi giorni prima del voto e faccia intendere alle Parti sociali la volontà di voler proseguire il confronto senza chiudere le porte alle richieste specifiche di Cgil, Cisl e Uil, tanto più che gli interventi più importanti vengono previsti con decorrenza dal 2022, dopo la scadenza di Quota 100. Quindi con quasi un anno davanti per prendere decisioni definitive. Più imminenti, invece, le scelte relative alla proroga di misure come Ape social e Opzione donna, che dovranno entrare nella Legge di bilancio. Si spera anche con una soluzione per gli esodati ancora privi di salvaguardia e una revisione dell’elenco dei lavori gravosi.

LA FLESSIBILITÀ CON PENALIZZAZIONI

Secondo quanto scrive Il Messaggero, tuttavia, il Governo starebbe lavorando a una flessibilità con penalizzazioni, per “consentire a chi lo desidera l’uscita anticipata a 62-63 anni di età accettando un taglio del 2,8-3% del montante retributivo (introdotto nel 1996) per ogni anno che serve per raggiungere quota 67 anni. Vale a dire l’orizzonte ordinario della pensione”. In questo modo non si avrebbe un ricalcolo contributivo pieno dell’assegno com’era anche stato ipotizzato in passato (e come previsto per chi utilizza Opzione donna), ma si andrebbe a diminuire la parte retributiva con cui gli assegni sono calcolati. Resta da capire quanto una misura di questo genere verrebbe osteggiata dai sindacati.