CRESCE L’ETÀ MEDIA DI PENSIONAMENTO

Come evidenzia il sito del Sole 24 Ore, a partire dai dati diffusi dall’Osservatorio Inps sulle pensioni, nel 2020 sono state erogate “oltre 234.000 pensioni anticipate a fronte di 195.000 assegni di vecchiaia e 1.387 prepensionamenti”. “Il canale anticipato è stato usato soprattutto dai lavoratori dipendenti, con 161.819 uscite prima dell’età pensionabile a fronte delle 100.036 uscite per vecchiaia. Tra i lavoratori autonomi sono state liquidate 72.959 pensione anticipate a fronte delle 95.895 di vecchiaia”. Il sito di Repubblica sottolinea un altro dato, cioè quello relativo all’età media di pensionamento, salita a 64,3 anni dai 63,9 del 2019. Viene anche spiegato che la gestione finanziaria di competenza dell’Istituto nazionale di previdenza sociale “nel 2020 risulta migliore delle stime con un disavanzo di 6 miliardi a fronte del disavanzo di 15,7 miliardi previsto a ottobre, proprio per il minore utilizzo rispetto alle stime della cassa integrazione”. Le entrate contributive sono poi state superiori rispetto a quanto preventivato di circa 4 miliardi di euro.



IL POST QUOTA 100: LA PREVIDENZA PUBBLICA

Il campo delle “ipotesi” di riforma pensioni è piuttosto ampio e visto il non immediato passaggio alla messa in campo della specifica legge che succederà alla Quota 100 – per parola del Ministro Orlando – le prossime settimane potrebbero integrare ancora nuovi progetti per scovare il giusto punto di rilancio della previdenza nel pieno della crisi Covid. Tra i tanti progetti, il Governo valuta l’attuazione di un sistema previdenziale integrativo pubblico, con incentivazione fiscale per determinate categorie: lo ha spiegato e introdotto qualche giorno il Presidente Inps Pasquale Tridico e potrebbe decollare non più solo come progetto solo per chi ha salari alti (in maggioranza, dipendenti del Centro-Nord). La pensione integrativa pubblica, nei piani dell’ex M5s, dovrebbe essere incentivata fiscalmente soprattutto per i giovani, le donne e per chi ha salari bassi: «L’adesione alla previdenza complementare — ha sottolineato Tridico— sarebbe poi più alta con un’appropriata incentivazione per le categorie svantaggiate». (agg. di Niccolò Magnani)



I DATI INPS SULLE PENSIONI

Come riporta Agenpress.it, secondo i dati Inps “nel 2020 sono state liquidate 1.182.971 pensioni delle quali il 40,7% di natura assistenziale. Gli importi annualizzati, stanziati per le nuove liquidate del 2020 ammontano a 13,4 miliardi di euro, che rappresentano circa il 6,3% dell’importo complessivo annuo in pagamento all’1.1.2021”. Dai dati risulta anche che “le pensioni vigenti al 1 gennaio 2021 sono 17.799.649, di cui 13.816.971 (il 77,6%) di natura previdenziale e 3.982.678 (il 22,4%) di natura assistenziale. L’importo complessivo annuo è pari a 212,9 miliardi di euro di cui 190 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali e 22,9 miliardi da quelle assistenziali”. Le prestazioni di tipo previdenziale “sono costituite per il 67,6% da pensioni della categoria vecchiaia di cui poco più della metà (57,2%) erogate a soggetti di sesso maschile, per il 6% da pensioni della categoria invalidità previdenziale di cui il 54,7% erogato a maschi e per il 26,4% da pensioni della categoria Superstiti che presentano un tasso di mascolinità pari al 12,3%”.



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GANGA

Mario Bravi, Segretario provinciale dello Spi-Cgil di Perugia e Angelo Scatena, referente di zona per la Cgil, hanno recentemente ricordato il peso della situazione della Merloni sull’economia locale. “Ci sono ora circa 300 lavoratori, che rischiano di non avere alcun tipo di prospettiva, essendo troppo giovani per poter accedere alla pensione e troppo anziani per poter essere ricollocati in un mercato del lavoro, che si trova in una crisi drammatica”, sono le parole dei due sindacalisti riportate da tuttoggi.info. La situazione in particolare di Nocera Umbra non è florida dato che “il reddito medio dei nocerini corrisponde a 17189 ero lorde annue, ben il 15% in meno della media nazionale e ampiamente al di sotto della media regionale. Anche l’importo medio mensile delle pensioni di vecchiaia, pari a 966 euro è consistentemente al di sotto delle medie nazionali. Non è un caso quindi, che anche i depositi bancari risentono di questa negatività, essendo pari a 7050 euro pro capite, ben il 30% in meno della media regionale e il 50% in meno della media nazionale”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GANGA

In tema di riforma pensioni, Ignazio Ganga evidenzia che “tanti lavoratori e lavoratrici si chiedono con preoccupazione quali saranno le regole per andare in pensione dopo la scadenza di quota 100 a dicembre 2021. La situazione determinata dal protrarsi della crisi pandemica aumenta lo stato di incertezza ed è importante che il Governo, accanto alla gestione dell’emergenza, dia la disponibilità a ragionare sui vari problemi della previdenza a partire da quello relativo alla flessibilità per accedere alla pensione fino al tema delle rivalutazioni dei trattamenti in essere”. In una nota il Segretario confederale della Cisl spiega che “riattivare le Commissioni di studio sulla spesa previdenziale e assistenziale e sui lavori gravosi è particolarmente importante”.

LA RICHIESTA DI GHISELLI

Questo “perché solo disponendo di dati adeguati sarà possibile fare un buon lavoro per correggere gli aspetti più iniqui dell’attuale sistema previdenziale e l’attività delle Commissioni richiede tempo. Per questo chiediamo al Ministro Orlando di convocarle al più presto”. Anche secondo Roberto Ghiselli vanno riattivate “le due commissioni per arrivare a definire un organico intervento normativo che possa decorrere dal 2022, alla scadenza di Quota 100”. E il Segretario confederale della Cgil, come riportato da collettiva.it, ritiene “sarebbe importante che il ministro Orlando convocasse Cgil, Cisl e Uil per riaprire il confronto sulla previdenza”, evitando di mettere in campo “un ulteriore ritocco a questo o quell’aspetto della normativa vigente”.