CALO DEFICIT GRAZIE ANCHE A QUOTA 100
Oggi l’Istat ha diffuso i dati relativi al Pil e all’indebitamento delle amministrazioni pubbliche del 2019, da cui emerge che il defict è stato contenuto all’1,6% del Pil, quando le previsioni erano del 2,2%. Francesco Daveri ha spiegato al sito del Corriere della Sera che dietro a questo scostamento c’è anche il minor utilizzo della misura di riforma pensioni nota come Quota 100 rispetto alle previsioni. “È vero che un Paese come il nostro deve mostrare di fare meno deficit rispetto al passato, ma ci si pone una domanda: abbiamo forse ecceduto in senso opposto? La realtà è che questa minore spesa nasce soprattutto da elementi contabili. Da un lato, rispetto a un Pil che non è andato bene, ci sono le maggiori entrate fiscali, dovute alla digitalizzazione. Le fatture digitali funzionano, hanno favorito l’emersione del nero. Dall’altro lato c’è stato un minor tiraggio della spesa di trasferimento, cioè una minore spesa per reddito di cittadinanza e Quota 100. Sono andate in pensione e hanno chiesto il reddito di cittadinanza meno persone rispetto a quanto preventivato”, ha detto il professore di Macroeconomia all’Università Bocconi di Milano.
TEMA ESODATI AL TAVOLO GOVERNO-SINDACATI
Con un post sulla pagina Facebook del Comitato 6.000 esodati esclusi, Gabriella Stojan evidenzia che nel prossimo incontro tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni verrà anche affrontato il tema degli esodati. “È stato ribadito dal nostro Comitato a Sindacati, Ministero del Lavoro e INPS che la nostra platea deve essere quantificata dalle Istituzioni. Tale quantificazione non deve in alcun modo essere rimpallata agli Esodati stessi o ai Sindacati. La stessa interrogazione fatta da INPS per Ottava Salvaguardia deve essere utilizzata anche per la riapertura dei termini della medesima, spostando la data del requisito – per le categorie escluse – al 31/12/2021 (come ripetiamo da più di 2 anni a questa parte)”, scrive Stojan, aggiungendo che “i Sindacati hanno fatto presente al Governo che la nostra rivendicazione va affrontata subito nell’ambito dei possibili decreti governativi in preparazione a breve, estrapolandola dal resto della riforma pensionistica che avrà tempi molto più lunghi”.
PROBLEMI ALLE POSTE DI LECCO
Oggi è giorno di pagamento delle pensioni e gli uffici postali hanno riaperto nella zona rossa proprio per consentire ai cittadini di poter nel caso ritirare i contanti. Tuttavia lecconews.news segnala che nella sede di via Dante a Lecco, un impiegato è risultato positivo al coronavirus. “In corso la sanificazione degli ambienti del grosso ufficio nel centro della città, ma accanto a quegli sportelli sono chiusi ‘per precauzione’ anche quelli di Taceno, dove un dipendente ha recentemente frequentato un corso d’aggiornamento insieme al collega di Lecco, e Sala al Barro. Altri due uffici risultano attualmente non attivi ‘per problemi organizzativi’, a Maresso e Nibionno”. Non tutto quindi sta andando liscio. Resta anche da capire quanti siano gli anziani che hanno deciso di andare oggi a ritirare la pensione, stante anche l’invito rivolto dalla Regione Lombardia ai cittadini con più di 65 anni a restare in casa per diminuire la possibilità di essere contagiati. Anche le condizioni meteo non sembrano favorire gli spostamenti.
VITALIZI, PALUMBO ANNUNCIA QUERELA
Il tema della riforma pensioni degli ex parlamentari torna indirettamente a galla nella notizia, riportata dall’edizione messinese della Gazzetta del Sud, della querela annunciata dall’ex senatore Vincenzo Palumbo nei confronti di Leopoldo Mastelloni, Massimo Giletti, il direttore della testata “Non è l’Arena” e “le persone responsabili della messa in onda e conduzione della trasmissione”, quindi, in sostanza, La 7. Infatti l’attore si è rivolto a Maurizio Paniz, avvocato che difende mille ex parlamentari contro il taglio dei vitalizi, dicendo che “difende delle persone che sono dei ladri, dei ladri perché ci rubano, ci rubano anche 20 o 30 euro al mese a noi pensionati”. “Le espressioni rivolte dal Mastelloni agli ex senatori rappresentati dall’avvocato Paniz vanno intese come inevitabilmente rivolte a tutti gli ex parlamentari e quindi anche al sottoscritto, che si trova nelle medesime condizioni personali e processuali”, si legge in una nota dei legali di Palumbo, che ha presentato ricorso contro il taglio dei vitalizi adottato dal Senato.
IL DUBBIO SULL’EROGAZIONE DEL TFS
C’è ancora un po’ di confusione su alcuni risvolti pratici delle misure di riforma pensioni adottate in passato. Per esempio, un lettore di notiziora.it chiede, essendosi dimesso da dipendente pubblico nel 2018, quando aveva quasi 65 anni, e avendo poi deciso l’anno scorso di utilizzare Quota 100, quando potrà ricevere la liquidazione del Tfs. Infatti, in base al passo fatto con le dimissioni, il Trattamento di fine servizio dovrebbe arrivare dopo 27 mesi dalle stesse, quindi a settembre di quest’anno. Tuttavia, le regole per Quota 100 prevedono che la prima rata del Tfs venga erogata 15 mesi dopo il compimento dell’età anagrafica per accedere alle pensioni di vecchiaia, attualmente fissata a 67 anni. Purtroppo non è facile dare una risposta certa al quesito, anche se dovrebbe valere il “conteggio” cominciato con le dimissioni. Probabilmente potrebbe essere utile rivolgersi ai patronati per avere qualche certezza in più su un caso che potrebbe non essere isolato. Come già accaduto, purtroppo, il sovrapporsi di norme previdenziali può creare incertezze.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GHISELLI
Roberto Ghiselli è piuttosto netto nell’evidenziare che chi propone “il sistema delle quote” quale misura di riforma penioni, “ha in mente un modello previdenziale e del mercato del lavoro che non esiste più. Infatti il sistema quote è basato su anni di contribuzione ed età, due variabili del tutto ininfluenti nel sistema contributivo in cui valgono esclusivamente altri due parametri, il montante contributivo ed il coefficiente di trasformazione. In più il sistema delle quote prevede limiti di età molto alti, ostacoli insormontabili per chi è oggi nel mercato del lavoro, in particolare le donne e i più giovani. Del resto qualcuno rispolvera proposte del 2013 come se le cose nel frattempo non fossero profondamente cambiate, a iniziare dal fatto che ormai siamo in un sistema prevalentemente contributivo”.
BOCCIATO IL SISTEMA DELLE QUOTE
Intervistato da pensionipertutti.it, il Segretario confederale della Cgil ritiene che l’obiettivo in materia di riforma previdenziale sia quello della “flessibilità in uscita, o con almeno 62 anni di età o con 41 anni di contributi, riconoscendo il lavoro delle donne e di cura, i lavori più pesanti e gravosi, il lavoro povero e discontinuo. Poi ciascuno sceglierà in base alle sue condizioni professionali, familiari, fisiche o economiche, sapendo che più si rimane al lavoro più pensione si percepisce”. Ghiselli di fatto, quindi, ricorda il fulcro centrale delle proposte sindacali in materia pensionistica, bocciando l’idea, emersa da alcune dichiarazioni di Fabiana Dadone, che si possa passare da Quota 100 a Quota 101.