LE CRITICHE A QUOTA 100 E A TRIDICO

In un articolo sul Corriere della Sera, Enrico Marro evidenzia come nell’ultimo Rapporto annuale dell’Inps ci sia un interessante focus su Quota 100 che mostra come la misura di riforma pensioni varata dal Governo Conte-1 sia stata utilizzata, nel solo 2019, da 7.225 dipendenti del Servizio sanitario nazionale, pari a circa il 17% di tutti i dipendenti pubblici che hanno chiesto di andare in pensione prima con Quota 100. Dunque, non solo questa misura “graverà a lungo sulla spesa previdenziale, ma ha anche consentito l’uscita dal lavoro a migliaia di persone che in questa fase magari avrebbero fatto comodo”. Sul Foglio, invece, Luciano Capone evidenzia come nel Rapporto annuale Inps non ci sia una valutazione su Quota 100 e Reddito di cittadinanza, in particolare sugli effetti benefici che la misura di riforma pensioni, a detta dello stesso Tridico, avrebbe dovuto avere sull’occupazione giovanile. Dal suo punto di vista, quindi, “l’omissione dimostra che erano balle”. Su questi due quotidiani, insomma, non ne escono bene né Quota 100, né Tridico.



RIFORMA PENSIONI, I DANNI DI QUOTA 100

In un articolo pubblicato sul Foglio, Giuliano Cazzola ricorda alcuni numeri riguardanti l’utilizzo di Quota 100 nella Pubblica amministrazione, in particolare nella sanità, riprendendo anche quanto scritto il giorno precedente dal direttore del quotidiano Cerasa. Per l’ex deputato “è singolare” che mentre ci si sta domandando che cosa non ha funzionato per farci trovare in una situazione di difficoltà e di stress sul sistema sanitario in questo momento in cui aumentano i contagi da Covid, che “nessuno abbia il coraggio di ricordare una delle cause più recenti”, facendo ovviamente riferimento alla misura di riforma pensioni introdotta dal Governo Conte-1. Per Cazzola il Servizio sanitario “sarebbe stato in difficoltà pure in condizioni normali”, ma certamente Quota 100 ha contribuito a far diminuire gli organici, senza che poi venissero presi gli opportuni provvedimenti per riadeguarli a dei livelli in grado di fornire un servizio pubblico di primaria importanza, salvo che ricorrere prevalentemente a contratti a tempo determinato.



CODACONS, ALLARME SULLE PENSIONI

«I pensionati italiani non riescono a condurre vita dignitosa», attacca Carlo Rienzi, presidente Codacons, in riferimento agli ultimi dati diffusi da Istat e Inps. Il tema è tutt’altro che nuovo, ma con l’emergenza Covid che aggrava ulteriormente il nodo economico e previdenziale del Paese, l’associazione dei consumatori torna alla carica per chiedere una nuova riforma pensioni strutturata e ben organizzata: «La stragrande maggioranza dei pensionati italiani non riesce a condurre una vita dignitosa e può considerarsi a tutti gli effetti povera, mentre aumenta il divario tra i redditi della categoria». Nella nota il n.1 Codacons traccia anche le difficoltà che emergono direttamente da questi numeri: «,6 milioni di pensionati, il 10,3% del totale, ha ricevuto nel 2019 un importo mensile inferiore a 500 euro, cifra al di sotto della soglia di povertà relativa fissata dall’Istat e pari nel 2018 a 657 euro per un nucleo di un solo componente». (agg. di Niccolò Magnani)



I “CONSIGLI” DI TRIDICO

A margine della presentazione del Rapporto annuale dell’Inps, Pasquale Tridico è stato intervistato dall’Agenzia Vista, cui ha spiegato quali priorità dovrebbe a suo modo di vedere avere una nuova riforma pensioni. Secondo il Presidente dell’Inps, occorrerebbe introdurre una sostenibilità sociale nel sistema, prevedendo una maggiore flessibilità in uscita per alcune categorie, come i lavoratori gravosi e usuranti, nonché una pensione di garanzia per i giovani che con il contributivo pieno rischiano di avere in futuro assegni molto ridotti a causa della discontinuità occupazionale in cui possono incorrere. Per quanto riguarda il Rapporto annuale Inps, come riporta Radiocor, emerge che “le prestazioni del sistema pensionistico italiano vigenti al 31 dicembre scorso sono 22.805.765, per un ammontare complessivo annuo di 300.907 milioni di euro, che corrisponde a un importo medio per prestazione di 13.194 euro . Rispetto al 2018, il numero di prestazioni è aumentato dello 0,1% e il corrispondente importo complessivo annuo è aumentato del 2,6%”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GHISELLI

Secondo Roberto Ghiselli, “la relazione annuale del Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, per quanto riguarda la previdenza, contiene molti elementi meritevoli di attenzione, a partire dall’idea che per i prossimi anni sia necessario pensare ad un nuovo sistema pensionistico”. Per il Segretario confederale della Cgil, “al di là delle singole proposte evidenziate, non tutte condivisibili, sono importanti i richiami alla necessità di una flessibilità in uscita dopo i 62 anni e alla previsione di una pensione di garanzia per i più giovani e per il lavoro discontinuo, all’esigenza di prevedere condizioni pensionistiche più favorevoli per chi ha fatto lavori più pesanti e gravosi, per chi a una certa età rimane disoccupato, così come quelli alla necessità di riconoscere diversamente la maternità e alla modifica dell’automatismo della speranza di vita”.

LE ISTANZE DEL CODS

Per Ghiselli, tuttavia, non è ancora chiaro quali siano le proposte del Governo in tema di riforma pensioni “e ci auguriamo che la prosecuzione del confronto sulla riforma previdenziale possa portare a soluzioni condivise”. Nel frattempo, sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, Orietta Armiliato ha condiviso la risposta data a Ornella Magnani, iscritta al Cods, dalla segretaria della ministra Bonetti, che ha promesso di farsi carico delle istanze relative alla proroga di Opzione donna al 2023, con possibilità di utilizzare il cumulo contributivo gratuito, e al riconoscimento e valorizzazione del lavoro di cura, per condividerle con la ministra Catalfo.