LE PAROLE DI BARBAGALLO

Intervistato da diariodelweb.it, Carmelo Barbagallo spiega di essere contrario alla proposta del Governo sulle misure di riforma pensioni da inserire nella Legge di bilancio “perché serve una riforma strutturale. Si parla di Quota 102, ma per sempre o solo per quest’anno? A quanto pare solo per il 2022. Quindi l’anno successivo ci ritroveremmo con lo stesso problema. Invece dovremmo metterci attorno ad un tavolo per decidere soluzioni precise. Secondo il Segretario generale della Uilp, “in Italia c’è un problema demografico: non si fanno più figli. Fra un po’ la previdenza non sarà più sostenibile. Eppure, nel frattempo, non si è provveduto a separarla dall’assistenza, così da avere numeri chiari: siamo l’unico Paese in Europa a non averlo fatto. Il risultato è che l’Ocse ci chiede sempre di intervenire sulle pensioni. Non è necessario, per ora, ma io dico che serve sedersi e cominciare a studiare una riforma strutturale. Anche per quanto riguarda la previdenza integrativa, che era partita con lo scopo di recuperare le quote che mancavano dalla riforma Dini, passando dal retributivo al contributivo”.



PENSIONI QUOTA 102, PARLA CAZZOLA

Secondo il professore e giuslavorista Giuliano Cazzola, con l’approdo in Manovra di Bilancio della riforma pensioni Quota 102 (per l’anno 2022), non si può dire chi sia il vero “vincitore” tra le diverse anime all’interno del Governo.

Intervistato da “Pensioni per tutti”, Cazzola sottolinea l’esito della “trattativa” condotta dal Premier in Consiglio dei Ministri: «sia Draghi che Salvini  giudicano le stesse misure con un metro ed una prospettiva diversi, ma ognuno di loro ha davanti a sé una strada aperta. Il premier può sostenere di aver riportato il sistema nella ‘’normalità’’ della riforma Fornero; Salvini di aver impedito che dal 1° gennaio si andasse in pensione, a parità di 38 anni di contributi, a 67 anziché 62 anni». Per il 2023 poi, l’auspicio del professore, è che le pensioni possano tornare in un regime simile alla legge Fornero: « la riforma tout court. Faccio notare che si è assai ampliata la possibilità di avvalersi dell’Ape sociale a 63 anni e a 36 o 30 di contributi, a seconda delle condizioni personali, lavorative e famigliari».



L’ALLARGAMENTO DEL CONTRATTO DI ESPANSIONE

In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore viene evidenziato che la Legge di bilancio contiene anche la proroga biennale del contratto di espansione, “confermandone tutte le caratteristiche, con una sola e sostanziale modifica”. Si tratta dell’allargamento della platea delle imprese che possono accedere a questo strumento che da un numero minimo di 100 dipendenti passano a un numero minimo di 50. “Questa soglia, inoltre, può essere anche raggiunta attraverso le varie formule di aggregazione stabile di impresa con una finalità comune di produzione o servizi”. Il quotidiano di Confindustria spiega anche che la commissione Lavoro della Camera “ha dato l’ok alla costituzione di un Comitato ristretto chiamato a trovare una sintesi tra le varie proposte di legge in materia di requisiti d’accesso alla pensione presentate di fatto da tutti i gruppi parlamentari dall’inizio della legislatura”. L’obiettivo è quello di fornire indicazioni utili al tavolo promesso dal Governo ai sindacati in tema di riforma pensioni.



LE PAROLE DI MELONI

Giorgia Meloni ha incontrato il Premier Mario Draghi e al termine dell’incontro, come riporta Lapresse, ha spiegato ai giornalisti che tra i temi trattati c’è stato anche quello della riforma delle pensioni. “Si parla di Quota 100 ma a monte noi crediamo che vadano combattute alcune ingiustizie del sistema pensionistico, ad esempio le pensioni d’oro. Alla fine di quest’anno scadrà il contributo di solidarietà che era stato chiesto a pensionati molto più fortunati di chi va in pensione oggi o dei giovani di domani, e noi chiediamo che almeno si reintroduca il contributo di solidarietà e abbiamo portato a Draghi la nostra storica proposta di ricalcolo delle pensioni retributive troppo alte per sanare la vergogna delle pensioni d’oro”, ha detto la leader di Fratelli d’Italia. Meloni ha chiesto anche al Premier di fare in modo che sul Reddito di cittadinanza ci siano controlli prima di erogare la prestazione e che “i soldi che sono stati assegnati a persone che non meritavano il sussidio devono andare ad aiutare i pensionati con pensione di invalidità”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GHISELLI

In un articolo pubblicato sul Diario del lavoro, Roberto Ghiselli evidenzia che se la disponibilità del Governo a incontrare i sindacati per definire una riforma delle pensioni strutturale a partire dal 2023 è reale, “allora non ci sarebbe tempo da perdere: andrebbe immediatamente avviato un confronto, con una agenda ben precisa, che affronti contestualmente sia i temi legati alla prospettiva sia le insufficienze presenti nelle misure previdenziali previste nella proposta di legge di bilancio approvata dal CdM”. Per il Segretario confederale della Cgil, “sarebbe opportuno recuperare per intero il concetto di flessibilità in uscita introdotto con il sistema contributivo dalla riforma Dini: non più un’età rigida di pensionamento ma un arco temporale entro cui consentire alle persone di decidere quando andare in pensione”.

LE MODIFICHE DA APPORTARE AL SISTEMA CONTRIBUTIVO

Per il sindacalista “andrebbe anche riconsiderato il tema dei 41 anni di contribuzione, valutandone il costo reale calcolato nella logica attuariale e considerando un numero limitato di reali utilizzatori. Vi è poi l’esigenza di introdurre nel sistema contributivo (che sostanzialmente è un sistema di natura assicurativa) alcuni elementi di equità e di solidarietà nei confronti di chi oggi viene penalizzato o è più in difficoltà; il lavoro della Commissione sui lavori gravosi, ancora non concluso, è un buon punto di partenza”. Per Ghiselli va anche “valutato con serietà il tema delle donne, superando la parzialità e la provvisorietà di Opzione Donna e tutelando il lavoro di cura; vanno rafforzate le possibilità di anticipo pensionistico per i disoccupati; e soprattutto va offerta ai giovani una prospettiva previdenziale diversa”.

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