I RISCHI DEL RECOVERY FUND

Se nelle scorse settimane c’erano state dichiarazioni sul Mes che evidenziavano il rischio che accedervi per l’Italia avrebbe comportato misure di riforma pensioni draconiane, Alberto Bagnai sembra sottolineare che lo stesso rischio si correrebbe con il Recovery Fund. Secondo quanto riporta Adnkronos, infatti, il responsabile economia della Lega evidenza che “definendo il fondo Merkel-Macron un finanziamento ‘a fondo perduto’ il Premier ha mentito agli italiani. In realtà la proposta franco-tedesca parla esplicitamente di un ‘piano vincolante di restituzione’ da parte degli Stati dei denari da essi ricevuti. Per gli Stati membri l’accesso al fondo quindi sarà un debito”. In particolare, “i fondi verranno distribuiti agli utenti finali ‘in base alla programmazione di bilancio Ue’ ma solo negli Stati che si impegnano a eseguire ‘una ambiziosa agenda di riforme’”. Per Bagnai questo significa che “gli utenti finali dovranno cioè scontrarsi con la consueta burocrazia europea, mentre ai Paesi verranno chiesti i soliti tagli di pensioni e di servizi pubblici”.



LA PROPOSTA DI COSENTINO

Domenico Consentino ricorda che che l’irrompere della pandemia da coronavirus ha “costretto il Governo ad abbandonare il tema delle pensioni e dell’avviato percorso di confronto con le parti sociali per riscrivere/migliorare la riforma del sistema previdenziale italiano”. Secondo il Presidente del Patronato Inapi, bisognerebbe quindi riprendere il confronto sulla riforma pensioni “anche alla luce degli effetti negativi derivanti dal covid 19 sull’occupazione”. Intervistato da pensionipertutti.it, Cosentino spiega in particolare che occorre in primo luogo “individuare un percorso incentivante di accompagno alla pensione con riferimento alla platea di assicurati che per effetto del covid sono posti in cassa integrazione, giacché le loro prospettive di ripresa lavorativa risultano difficili e mi riferisco agli addetti del comparto del turismo, della ristorazione. Ed inoltre ritengo che sia giusto e doveroso, prima di qualsiasi altro intervento, mettere la parola fine all’agonia dei 6000 esodati che  in nessun provvedimento o disposizione normativa sono oggetto di considerazione”.



COVIP, CROLLO FONDI PENSIONE NEL I TRIMESTRE 2020

In un lungo comunicato emesso stamane dalla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP) si registra la grave crisi anche nel settore previdenziale per i fondi “alternativi” all’Inps: in attesa di una riforma che possa normare le esigenze pensionistiche dei mesi della ricostruzione, il COVIP sottolinea «le ripercussioni della crisi sui listini azionari sono state pesanti, peraltro a partire da livelli storicamente elevati: nei principali Paesi, gli indici dei corsi sono scesi di circa il 20- 25 per cento; la volatilità è risalita su livelli non registrati dai tempi della crisi finanziaria del 2008. Mostrando comunque una tenuta di fondo, i risultati delle forme complementari ne hanno risentito». Nel primo trimestre 2020 i dati sui fondi pensioni sono crollati: «Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i fondi negoziali hanno perso il 5,2 per cento; il 7,5 e il 12,1, rispettivamente, i fondi aperti e i PIP di ramo III, caratterizzati in media da una maggiore esposizione azionaria. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato positivo (0,4 per cento)», si legge nel comunicato sul portale COVIP. (agg. di Niccolò Magnani)



GLI EFFETTI DI LEGGE FORNERO E QUOTA 100

In un articolo pubblicato su basilicata24.it, Pietro De Sarlo confessa di rimpiangere un po’ i tempi dei suoi studi in ingegneria “dove tutto, superata la fatica della comprensione, era chiaro e semplice”. Cosa che non sembra accadere in economia, quando si parla di temi come i conti pubblici o la riforma pensioni. Scrive infatti De Sarlo: “I liberisti sostengono che se si tagliano le spese dello Stato c’è l’aspettativa di pagare in futuro meno tasse e quindi questo spinge le persone a consumare e il Pil cresce? Nella realtà succede che se tagli le pensioni e il welfare le persone si spaventano, vivono l’incertezza sul futuro come un macigno e mettono i soldi sotto al materasso e l’economia crolla. Con la riforma delle pensioni della Fornero il Pil crollò quasi del 6%, con quota 100 e il reddito di cittadinanza nel 2019 abbiamo avuto il migliore rapporto deficit PIL dal 2007. Un ingegnere liberista sarebbe entrato in paranoia, ma un economista liberale persevera e nulla scuote le sue granitiche convinzioni”.

INPS VERSO INTEGRAZIONE PENSIONI E RISCATTI

Come ricorda Avvenire, si può stimare che dal 2036 in poi il sistema di calcolo contributivo delle pensioni “sarà esclusivo e universale, consegnando definitivamente alla storia il sistema retributivo”. Rendendo in questo modo anche definitive le scelte prese con le misure di riforma pensioni varate dagli anni ’90 in poi. Vittorio Spinelli evidenzia che “come le pensioni, anche i riscatti possono essere soggetti al contributivo” ed è in vista l’integrazione, all’interno dell’Inps, delle vie per richiedere pensioni e riscatti. In buona sostanza, si potrà fare domanda di riscatto finalizzato a una pensione tutta contributiva. “In attesa di questi aggiornamenti, l’Inps precisa che una domanda di opzione al sistema contributivo si deve presentare sul sito internet seguendo il normale percorso di richiesta di pensione, con Pin, Spid, ecc. Anche le domande di riscatto di qualsiasi tipo si devono presentare, tutte in via telematica”. “Tuttavia se il riscatto è finalizzato a una pensione contributiva i dipendenti privati devono aggiungere un modulo (codice AP142) da scaricare, compilare e allegare alla domanda in corso”.

RIFORMA PENSIONI GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA

In un articolo pubblicato su L’Economia, l’inserto del Corriere della Sera, Alberto Brambilla e Claudia Negro ricordano che nonostante il varo di Quota 100 e il rinnovo di misure come Opzione donna e Ape social tra le ultime misure di riforma pensioni, il sistema italiano era in grado di reggere all’aumento degli italiani in quiescenza, anche per via dell’incremento occupazionale che si era registrato nel 2019. Tuttavia, “su questo trend positivo è piombato come uno tsunami la pandemia di Sars Cov-19. Quali riflessi avrà sulle pensioni?”. Per gli autori si tratterà di effetti probabilmente “molto gravi a partire dalla propensione al pensionamento; infatti si pensava che le richieste con Quota 100 si riducessero a non più di 50 mila nel 2020 e 2021”, ma la crisi generata dal Covid-19 “costringerà molti soggetti rimasti senza lavoro e senza ammortizzatori sociali a richiedere la pensione”.

LA SOSTENIBILITÀ DEL SISTEMA A RISCHIO

Per Brambilla e Negro è “prevedibile quest’anno un aumento dei pensionati di circa 160 mila unità e con un anticipo medio di oltre tre anni”. Come se non bastasse, è quasi scontato un calo dell’occupazione che avrà “pesanti ripercussioni sulla sostenibilità del sistema pensionistico”. Potrebbe esserci complessivamente uno sbilanciamento tra entrate e uscite capace di generare “un disavanzo di circa 41 miliardi contro i 21 circa degli ultimi 4 anni”. La situazione è quindi tutt’altro che rosea e occorrerà vedere quali provvedimenti verranno presi per provare a migliorarla, a partire da una ripresa dell’economia e dell’occupazione.