INPS AL MIUR “FATE PRESTO SU PENSIONI PROF”
La Direzione Centrale Pensioni dell’Inps, secondo quanto raccontato dal Sole 24 ore nelle ultime giornate, ha avvertito tanto il Ministero dell’istruzione quanto gli Uffici Scolastici Regionali in merito alla situazione delle pensioni del mondo scuola. Il 29 maggio scade la funzione Inps con cui viene certificato il diritto alla pensione dei professori e per questo l’istituto chiede di fare presto alle istituzioni Miur: «inserire in posizione assicurativa i periodi contributivi relativi ai provvedimenti Miur già pervenuti», chiede in primis la Direzione, aggiungendo poi anche «sollecitare gli Uffici scolastici provinciali ad emettere e trasmettere i provvedimenti mancanti, nonché le scuole a effettuare gli aggiornamenti delle posizioni richiesti dalle sedi Inps». Infine, viene richiesto che vengano definiti i «provvedimenti di competenza Inps (le cosiddette domande post-subentro) e di sollecitare gli interessati ad accettare o rinunciare a tali provvedimenti» mentre occorre anche «riesaminare le posizioni per le quali il diritto a pensione risulti non conseguito, nel caso in cui sia arrivata nuova documentazione o sia da integrare quella presente agli atti». (agg. di Niccolò Magnani)
AGENZIA ENTRATE: 20% TASSE FINANZIA PENSIONI
L’aveva voluta già in passato, era stata cancellata ma ora l’ha rimessa sempre lui, Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate: si tratta dell’informazione nella dichiarazione precompilata per tutti i cittadini di dove vadano a finire i soldi delle tasse, tra pensioni, sanità e altri servizi. L’intento dell’Agenzia è quella di rendere maggior trasparenza tra cittadini e Amministrazione centrale finanziaria con risultati importanti: il 20% dell’Irpef ad oggi viene versato dai contribuenti italiani per finanziare la Sanità, il 21% invece per la Previdenza, ergo le pensioni. Nei dati resi noti dall’Agenzia delle Entrate nella nuova dichiarazione precompilata si trova anche l’11% che finanzia la Scuola e l’8,9% delle tasse che invece servono a dar fondi alla Difesa. In attesa di una possibile riforma delle pensioni per i prossimi mesi, al momento l’informazione fornita ai cittadini viene resa nota dopo il calcolo delle tasse dovute in base alla propria autodichiarazione: sarà anche possibile per gli altri contribuenti vedere dove andranno a finire quelle tasse, attivando però una propria password e accedendo al nuovo archivio del fisco, chiamato “cassetto fiscale”. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, GLI EFFETTI DEL CORONAVIRUS
Sul sito del Giornale vengono ricordati i dati che Epheso ha stimato, per Panorama, rispetto agli effetti che la crisi determinata dal coronavirus potrebbe avere sulle pensioni. Infatti, immaginando che quest’anno il Pil scenda del 10% per poi rimbalzare del 4% nei due anni successivi, “i lavoratori che lasceranno il posto rispettivamente nel 2023 e nel 2033 subiranno un taglio dell’assegno tra il 2 e il 4 per cento”. Tuttavia, se “dovesse verificarsi un blocco dell’economia più prolungato, ovvero con il mancato effetto rimbalzo dopo un crollo del 10 per cento del Pil, allora gli scenari sarebbero davvero peggiori”. Il rischio è quello di perdere il 6,6-6,7 per cento sull’assegno. Questo, come noto, per via del sistema di calcolo dell’importo da liquidare sulle nuove pensioni che tiene anche conto dell’andamento dell’economia.
I MANCATI AUMENTI PER GLI ASSEGNI IN ESSERE
Il sito del quotidiano milanese ricorda comunque che rischi ce ne sono anche per chi in pensione c’è già. “Con una inflazione al minimo, il rischio concreto è che venga annullata la rivalutazione degli importi per il prossimo anno. Non stiamo parlando di tagli ma di mancati aumenti. Una mannaia che potrebbe riguardare tutti gli importi fino a 2.060 euro lordi mensili. Chi invece supera questa cifra, parliamo degli assegni che superano 4 volte il minimo, potrebbe subire un ricalcolo meno severo. Infatti per questi assegni non è prevista una rivalutazione al 100 per cento, ovvero piena, ma solo parziale. Quindi l’adeguamento al costo della vita sarebbe molto più basso e dunque il contraccolpo sull’importo verrebbe a mancare”.