+EUROPA CON RUTTE CONTRO QUOTA 100
Le parole di Mark Rutte su Quota 100 vengono apprezzate da +Europa, il cui Tesoriere, Valerio Federico, come riporta Askanews, evidenzia che “gli italiani per ottenere una pensione lavorano mediamente 32 anni, gli olandesi di Rutte 40 anni. Come si può non capire Rutte, il premier olandese, che chiede a Conte, 1 e 2, di rinunciare a quota 100?”. Federico ricorda che con la misura di riforma pensioni voluta dal precedente esecutivo ci sono almeno 200.000 pensionati in più rispetto all’inizio del 2019. “Quota 100 costerà 40 miliardi in 10 anni riducendo lo spazio per interventi straordinari utili, in questa fase di emergenza, per i moltissimi lavoratori che hanno minori introiti, mantenendo anche per il futuro quote di pensione retributiva per chi anticipa l’età di pensionamento”. Ricordiamo che +Europa, in occasione dei recenti Stati generali dell’economia, aveva chiesto al Premier Conte di cancellare Quota 100 per avere delle risorse a disposizione per finanziare le misure in favore della ripresa dell’economia.
LA RICHIESTA DI RUTTE SU QUOTA 100
Giuseppe Conte ieri ha incontrato all’Aia Mark Rutte, Premier olandese, in vista del Consiglio europeo di settimana prossima in cui si parlerà di Recovery fund. Secondo quanto riporta Repubblica, “il capo dei ‘frugali’” ha insistito molto sulla necessità che l’Italia vari delle riforme in cambio dei fondi che arriverebbero dall’Europa e avrebbe chiesto al nostro presidente del Consiglio di precisare tali riforme, dando anche una quale garanzia sul fatto che saranno adottate. Secondo il quotidiano romano, Rutte avrebbe insistito in particolare su “su ‘pensioni e riforma del lavoro’, in particolare su quota 100”. A questo proposito vanno segnalate le dichiarazioni di Susanna Ceccardi, candidata della Lega alla Presidenza della Toscana a “Stasera Italia” riportate da Libero: “Quando si parla di Mes, Recovery Fund e condizionalità che vorrebbero imporre all’Italia quelle riforme che magari hanno fatto altri Paesi come la Grecia, si andrebbero a toccare le pensioni, la nostra Quota 100 e quelle misure che abbiamo tanto difeso nell’anno in cui siamo stati al governo con il Movimento 5 Stelle e che verrebbero del tutto annullate”.
LE PAROLE DI FICO SUI VITALIZI
In tema di riforma pensioni, recentemente si è tornati a parlare dei vitalizi degli ex parlamentari, complice la decisione della Commissione Contenziosa del Senato di cancellare la misura che interveniva sugli assegni degli ex Senatori. Roberto Fico, uno dei principali esponenti del Movimento 5 Stelle, che più si è battuto per l’intervento sui vitalizi, nonché Presidente della Camera, in un’intervista a Repubblica risponde così a una domanda su quello che potrebbe accadere ora dopo la decisione presa a palazzo Madama: “Alla Camera c’è già stata la decisione il taglio è rimasto in piedi, vale 45 milioni di risparmio. Molti partiti non sono d’accordo con la sentenza di Palazzo Madama. Il Senato, nella sua indipendenza, può cambiare quella decisione in ufficio di presidenza o appellarsi in secondo grado. La partita è ancora aperta”. Molto probabile quindi che già durante questi mesi estivi, o subito dopo, riprenda la battaglia di M5s sui vitalizi, anche perché si avvicina il referendum sul taglio del numero di parlamentari, altra misura importante per i pentastellati.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI ROSTAN
La gestione dell’emergenza coronavirus da parte di Vincenzo De Luca è uno dei motivi che, come spiega Michela Rostan, ha contato molto per portare Italia Viva a sostenere il Presidente uscente alle prossime elezioni regionali in Campania. Anche, come viene spiegato dalla deputata, stando a quanto riportato da napolisera.it per la scelta di intervenire con misure di sostegno a imprese e cittadini che hanno compreso l’integrazione a 1.000 euro delle pensioni più basse per due mesi. Intanto in un articolo sul Sole 24 Ore, Claudio Pinna e Ciriaco Serluca hanno evidenziato che la crisi determinata dal coronavirus avrà conseguenze anche sul sistema previdenziale, in particolare pubblico.
GLI EFFETTI DELLA CRISI SUL SISTEMA PREVIDENZIALE
“Con una spesa pensionistica destinata a crescere verso una quota del Pil ben superiore all’attuale 16% e un debito pubblico proiettato oltre il 140% del Pil, i sistemi pensionistici, in particolare quelli finanziati con il metodo della ripartizione (i contributi versati dai lavoratori in attività vengono utilizzati per erogare le pensioni) saranno soggetti a forti pressioni”. In tema di riforma pensioni questo vuol dire che “sarà difficile mantenere tutte le agevolazioni del pensionamento anticipato. Costante e continuo dovrà essere il monitoraggio dell’equilibrio finanziario di lungo termine, pena la stabilità del sistema”. Gli autori hanno mostrato poi i risultati di alcuni simulazioni da cui emerge come sia l’andamento del Pil a incidere in maniera più importante sul livello delle future pensioni. Fondamentale sarà poi la previdenza complementare.