RIFORMA PENSIONI, SPADONI (M5S): “OPZIONE DONNA IN MANOVRA”

La vicepresidente della Camera, in quota M5s, Maria Edera Spadoni ha confermato quanto già riferito dal Premier Conte nei giorni scorsi: oltre alla Quota 100 e alla rivalutazione delle pensioni, l’obiettivo del Governo sulla riforma pensioni è quello di inserire nella prossima Manovra anche il rinnovo di Opzione Donna. «Un’ottima notizia: la proroga di Opzione donna sarà inserita nella prossima Legge di Bilancio», commenta la deputata che da tempo lavora al dossier pensioni per il Movimento 5 Stelle. La proroga, come abbiamo più volte sottolineato anche su queste pagine, riguarda lavoratrici pubbliche e private: «potranno andare in pensione anticipatamente nel 2020». Nello stesso post Facebook la Spadoni sottolinea come la necessità di prorogare lil provvedimento riguardo l’anticipo pensionistico per le donne era un principio urgente da attuare per il Governo, «in modo da intervenire sulla Legge Fornero che ha così tanto penalizzato le donne». La stessa Spadoni ha poi invitato ad ascoltare e riflettere sull’esperienza positiva maturata da una lavoratrice andata in pensione grazie ad Opzione Donna, tal Germana Giani: «a 56 anni mi sono trovata senza lavoro», scrive l’ex capo ufficio amministrativo di una società metalmeccanica, ospitata dalla vice presidente della Camera, «Sono stata sempre una persona autonoma, la situazione di trovarmi senza lavoro mi ha portato in depressione, perché non potevo avere più a disposizione niente, quindi dovevo sempre chiedere. Solo con Opzione donna finalmente sono riuscita ad avere la mia indipendenza, a guadagnare la mia pensione, ad avere il mio tempo libero e poter rincorrere le mie nipotine». (agg. di Niccolò Magnani)



PENSIONI: LA RIVALUTAZIONE NELLA MANOVRA

Con la manovra verrà parzialmente corretta una misura di riforma pensioni adottata l’anno scorso. Il Governo ha infatti deciso di ripristinare la piena rivalutazione degli assegni pensionistici fino a 2.029 euro al mese (mentre ora è piena fino a 1.522 euro al mese). Come conseguenza circa 2,8 milioni di pensionati riceverebbero circa 25 centesimi in più al mese, secondo quanto stimato da Ivan Pedretti. L’Huffington Post riporta alcune dichiarazioni del Segretario generale dello Spi-Cgil, secondo cui si è di fronte a “un’elemosina”, visto che “negli ultimi sette anni di blocco della perequazione i pensionati hanno lasciato allo Stato 44 miliardi”. Il sindacalista evidenzia che “ci sarebbe bisogno d’altro. Bisognerebbe dare la rivalutazione piena almeno fino alle pensioni tra le sei e le sette volte il minimo. E bisognerebbe dare risposte sulla quattordicesima allargandola anche a coloro che hanno redditi da pensione tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese”. Da ricordare che i sindacati dei pensionati scenderanno in piazza il 16 novembre a Roma.



RIFORMA PENSIONI: DI MAIO DIFENDE QUOTA 100

Luigi Di Maio replica ancora a chi, in Italia Viva, preme per cancellare la riforma pensioni con Quota 100. Il leader del Movimento 5 Stelle sulla sua pagina Facebook ha infatti scritto un post dedicato alla manovra in cui si legge: “I cittadini ci chiedevano di non toccare Quota 100, che ha permesso a migliaia di persone di andare finalmente in pensione e di cominciare una nuova vita. E siamo riusciti a confermarla. Chi ha faticato per una vita potrà andare in pensione in maniera dignitosa e allo stesso tempo si libereranno nuovi posti di lavoro. Vedo che ancora c’è chi si ostina a dire che va abolita, tranquilli perché fin quando il MoVimento 5 Stelle sarà al governo non accadrà”. Da ricordare, come fa Il Messaggero, che nella Legge di bilancio è stato previsto in ogni caso il congelamento di una parte dei risparmi previsti da Quota 100 per 300 milioni nel 2020 e 900 milioni nel 2021. Ci sarà inoltre il ripristino della piena rivalutazione per le pensioni fino a 2.000 euro, misura contestata dai sindacati perché porterà a un aumento di circa 50 centesimi lordi al mese.



BELLANOVA CONFERMA: VIA QUOTA 100

Intervistata dal Messaggero, Teresa Bellanova ribadisce l’intenzione di Italia Viva di presentare un emendamento per cancellare la riforma pensioni con Quota 100. “Ancora una volta rimarco: nessun intento punitivo nei confronti di chi va in pensione, ma elementare giustizia sociale. Se la coperta è stretta, e troppe categorie fragili rimangono tagliate fuori da una misura che guarda solo ai redditi garantiti, si ha l’obbligo di considerare l’intera platea e trovare una soluzione. Per le donne, per i lavori usuranti, per chi ha lavorato una vita in modo però discontinuo”, sono le parole della ministra delle Politiche agricole. A quanto pare, però, Quota 100, insieme al reddito di cittadinanza, ha portato ottimismo negli italiani. È quanto evidenzia Milano Finanza commentando i risultati dell’indagine Ipsos realizzata per la Giornata Mondiale del Risparmio. “Mai come quest’anno gli italiani si sono detti tranquilli pensando al proprio pensionamento (il 36% contro il 27% del 2018) con i preoccupati ridotti al minimo, il 64% rispetto ai 72% di un anno prima.

LANDINI: DIAMO CERTEZZE PER I PROSSIMI 10-15 ANNI

A margine di un incontro cui ha partecipato a Catanzaro, Maurizio Landini ha rilasciato delle dichiarazioni alla stampa, che sono state raccolte anche da calabriamagnifica.it. Il Segretario generale della Cgil ha tra le altre cose ribadito che in tema di riforma pensioni il sindacato vuole come ottenere come obiettivo non tanto la modifica di Quota 100, ma la revisione della Legge Fornero. “Bisogna dare una pensione di garanzia ai giovani che non ce l’hanno, bisogna riconoscere il lavoro di cura per chi lo fa, bisogna riconoscere i lavori disagiati, gravosi che non sono stati ancora riconosciuti, bisogna separare previdenza e assistenza, c’è da fare una revisione della Fornero. Bisogna arrivare al punto che ogni mese non discuti di che cosa ti succederà il prossimo anno. Bisogna fare in modo che ci sia una pensione pubblica, degna di questo nome per tutti, anche per i giovani, e bisogna fare una vera riforma che dia certezza per i prossimi 10-15 anni, in modo che tutti sappiano quali sono le regole” per andare in pensione, ha detto Landini.

LE DIFFERENZE TRA UOMINI E DONNE

L’edizione bergamasca de Il Giorno riporta le conclusioni che emergono da una proiezione dell’Osservatorio della Cisl sui dati del Caf a livello provinciale: i lavoratori maschi guadagnano più delle colleghe donne e “la situazione non cambia nelle pensioni: rispetto al 2018, quest’anno, a testa, ogni pensionato bergamasco prende 28 euro in più se è maschio, 17 euro se femmina”. Come se non bastasse, “in generale una donna prende 322 euro in meno del collega uomo; se la prospettiva riguarda soltanto l’assegno di vecchiaia, la forbice si allarga a 511 euro in meno ogni mese”. Dati che spingono per una riforma pensioni che affronti realmente il problema. Come sottolinea Katia Dezio, responsabile del Coordinamento Donne della Cisl, “è necessario un sussulto di dignità, sia dalla parte politica che da quella sindacale, perché quanto dichiarato, discusso e condiviso sulla necessità di arrivare a parità salariale e quindi pensionistiche, trovi finalmente soluzione”, anche perché questa situazione “si fa di anno in anno sempre meno accettabile”.

RIFORMA PENSIONI, I DATI DELL’OSSERVATORIO CPI

L’Osservatorio sui Conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano, guidato da Carlo Cottarelli, ha stimato quali potrebbero essere gli effetti di un’abolizione della riforma pensioni con Quota 100 già alla fine di quest’anno. Luca Gerotto, in un articolo su Repubblica, spiega che, al netto della tassazione, nel 2020 si avrebbe un risparmio tra 425 e 850 milioni di euro netti. “Senza entrare nel merito del provvedimento stesso, è evidente che una parte consistente dei costi relativi a ‘Quota 100’ sono oramai inevitabili e che i benefici di una immediata abrogazione vanno soppesati con i costi, incluso il costo in termini di credibilità che scaturirebbe da una ulteriore variazione della normativa in materia pensionistica. Sotto questo profilo, questi costi sarebbero inferiori se la discussione odierna fosse rivolta non tanto a variazioni repentine relative al 2020, quanto a modifiche da apportare per il 2021. Questo perché si lascerebbe il tempo alle persone coinvolte di adeguarsi ad una eventuale nuova normativa”, scrive lo Junior Economist.

LA PAROLE DI LUCA GEROTTO

Gerotto evidenzia che “non va dimenticato il secondo canale su cui è intervenuto il dl 4/2019, cioè il mancato adeguamento dei requisiti per l’accesso alla pensione anticipata alla variazione della speranza di vita”. Si tratta di una misura che “ha attualmente un costo nettamente inferiore a ‘Quota 100’ (circa 500 milioni), ma il suo costo annuo è destinato a crescere negli anni e, mentre la sperimentazione di ‘Quota 100’ si dovrebbe concludere a fine 2021, il blocco dell’adeguamento alla speranza di vita è previsto, a legislazione vigente, fino al 2026”.