IL PRIMO PIANO DEL GOVERNO DRAGHI
Secondo il Messaggero sono 16 pagine con una ventina di paragrafi la prima bozza di programma di Governo portato da Mario Draghi all’attenzione dei partiti: sul tema pensioni, la fine della Quota 100 porterà inevitabili cambiamenti sull’intero sistema previdenziale del Paese. Tra i temi toccati dalla “bozza Draghi” vi sarebbe la flessibilità in uscita attraverso «rafforzamento dei altri istituti tra cui Opzione donna (il pensionamento anticipato con calcolo contributivo dell’assegno) e Ape social per le categorie disagiate o impegnate in occupazioni più pesanti». Non sarà l’unico intervento anche perché occorre una riforma pensioni ben più strutturale che possa “mediare” tra la Quota 100 – non più ripetibile per l’opposizione di Europa e dei conti stessi dello Stato – e una rigida riforma Fornero che tanti problemi creò nei lavoratori italiani esattamente 10 anni con l’avvento del Governo Monti.
LO STOP A QUOTA 100 (E DOVE RIPARTIRE)
Mario Draghi nei prossimi giorni darà vita ad un nuovo Governo, a questo punto quasi sicuramente: per la riforma pensioni e per in generale le riforme sul fronte economico, previdenziale e fiscale occorrerà attendere i prossimi mesi ma di certo qualcosa dovrà cambiare radicalmente tanto per il Recovery Fund quanto per le scadenze in essere. A fine 2021 la Quota 100 verrà mandata in “pensione” e occorrerà un nuovo provvedimento da studiare e realizzare già prima della Manovra di Bilancio: secondo il focus del Corriere della Sera il Governo Draghi non potrà prorogare la riforma Lega-M5s neanche volendolo per 2 semplici motivi. In primis, la Commissione Ue ha già fortemente criticato fin dalla sua nascita quella riforma e potrebbe porvi un “veto” in vista del Next Generation Eu; in secondo luogo, il successo della Quota 100 è stato relativo sul fronte dei numeri di pensionamenti raggiunti. La possibile via di mezzo che il Governo potrà trovare – specie se vi entrerà la Lega di Salvini come di fatto auspicato dal Carroccio ieri alle Consultazioni – sarà quella di “mediare” tra una Quota 100 e una Fornero, magari con forti strumenti di prepensionamento e con una adeguata comparata riforma fiscale e del Lavoro. Tutti elementi che vedranno Mario Draghi in primissima linea nei rapporti con l’Unione Europea. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CARBONE
Intervistato da we-wealth.com, Andrea Carbone, partner di Progetica, spiega quali sono le prospettive per la futura pensione per chi intende basarne l’importo solo sul primo pilastro pubblico. “In primo luogo dipende dal tipo di lavoro: gli autonomi avranno pensioni più basse rispetto ai dipendenti. E poi dal numero di anni lavorati: con il sistema di calcolo contributivo il valore della pensione è direttamente legato alla nostra retribuzione e alla carriera. La Ragioneria Generale dello Stato definisce che per i prossimi decenni i tassi di sostituzione, pari al rapporto tra la pensione e lo stipendio, saranno destinati a scendere. Per il 2030, un lavoratore dipendente potrà attendersi tra il 60% ed il 71% della propria retribuzione. Un autonomo tra il 41% ed il 52%. Numeri ulteriormente destinati a scendere per chi andrà in pensione negli anni successivi”.
L’OPPORTUNITÀ DEL RISCATTO DELLA LAUREA
Carbone risponde anche a una domanda relativa all’opportunità di ricorrere al riscatto della laurea: “L’investimento necessario per riscattare la laurea può essere visto come un’alternativa a un fondo pensione solo quando il riscatto non serve ad anticipare il momento della pensione: in quei casi l’investimento garantito dai mercati azionari e obbligazionari è probabilmente più attraente della rivalutazione dei contributi versati all’Inps, legata all’andamento dell’economia italiana”. Infine, ricorda che il versamento richiesto nella previdenza complementare per integrare al meglio l’importo della pensione dipende dall’età: più si è vicini alla quiescenza, maggiore sarà l’importo da versare.