ADDIO ALLA QUOTA 41

La crisi di Governo pone parecchie incognite su quello che potrà accadere in tema di riforma pensioni. Non solo per quel che riguarda Quota 100. Per esempio, anche la Pensione di cittadinanza, insieme al Rdc, potrebbe non trovare più risorse nella manovra per il 2020. Resterebbe poi da capire cosa accadrebbe agli attuali beneficiari della prestazione. Ci sono poi da rinnovare misure come l’Ape social e Opzione donna. Non bisogna nemmeno dimenticare l’attesa soluzione per il problema degli esodati ante-Fornero, che rischiano seriamente di veder trascorrere un altro anno senza che accada nulla. Si tratta di misure che non costano molto, ma in tempi in vista di una manovra importante, per quel che riguarda i saldi, è difficile che trovino spazio. Verrebbero poi confermate misure come il blocco dell’aspettativa di vita e gli interventi su indicizzazioni e pensioni d’oro? Di certo non si arriverà al varo della Quota 41 che era stato promesso per la fine della legislatura, dopo il triennio di Quota 100.



QUOTA 100, LE PAROLE DI GALLINELLA

La riforma pensioni con Quota 100 finisce inevitabilmente per essere tirata in ballo nella crisi di Governo. Il deputato del Movimento 5 Stelle Filippo Gallinella rimarca come “il ministro Salvini vuole far cadere il Governo e ora si deve assumere la responsabilità di spiegare ai cittadini quali siano le motivazioni per cui vuole staccare la spina”. Parole che ricalcano quelle del Premier Conte. Il pentastellato, secondo quanto riporta agenziastampaitalia.it, evidenzia anche che “questo Governo in un anno ha fatto tante cose e dato una nuova speranza di sconfiggere un sistema che invece si vuole riproporre: con i nostri decreti abbiamo portato l’occupazione al massimo storico in Italia, grazie anche a provvedimenti come il Reddito di cittadinanza e Quota 100, con la legge Spazzacorrotti abbiamo arginato il fenomeno della corruzione, tagliato i vitalizi e le pensioni d’oro degli ex dipendenti della Camera”. “Sicuramente mi rammarico che la Lega abbia deciso di staccare la spina, perché avevamo ancora molte cose da fare”, è la conclusione di Gallinella.



I NUMERI DELLA PDC

A proposito di riforma pensioni, si è parlato molto dell’efficacia di una misura come quella che ha introdotto gli assegni di cittadinanza, soprattutto considerando il basso numero di domande finora pervenute per questo strumento. Secondo la senatrice marchigiana del Movimento 5 Stelle Rossella Accoto, “chi in passato ha tentato di screditare, anche nel nostro territorio, la reale efficacia di queste misure sarà costretto a ricredersi davanti alle statistiche ufficiali. Altro che flop! Nel solo mese di giugno sono arrivate quasi 100 mila richieste: sono numeri importanti, che dimostrano invece la bontà del nostro provvedimento”. Parole riferite più che altro al reddito di cittadinanza. Secondo quanto riporta ilmetauro.it, la pentastellata riconosce che “tutto è perfettibile, ma ormai occorre arrendersi alla realtà dei fatti: con reddito e pensione di cittadinanza stiamo costruendo le fondamenta di uno Stato più giusto. Stiamo aiutando tante persone in difficoltà, che vivevano nella miseria, che non sapevano come arrivare alla fine del mese. Persone che non avevano futuro e che adesso invece hanno di nuovo una speranza. Tutto il resto sono solo chiacchiere”.



IL DESTINO DI QUOTA 100

Cosa potrà succedere alla riforma pensioni con Quota 100 dopo che è stata aperta la crisi di Governo? La domanda se la stanno ponendo soprattutto quanti maturano i requisiti per accedere a questa formula di pensione alla fine dell’anno o nei prossimi due anni. C’è infatti il timore che Quota 100 possa essere cancellata nel momento in cui questo esecutivo dovesse essere sostituito da un altro di natura magari tecnica. Del resto è vivo ancora in molti italiani il ricordo di quanto fatto dal Governo Monti alla fine del 2011. Probabile quindi che ci sarà chi, potendo, presenterà subito la domanda in modo da non perdere l’opportunità di andare in quiescenza. Del resto con una manovra da varare e con cifre molto importanti in ballo (basti pensare solamente ai 23 miliardi necessari a evitare l’aumento dell’Iva) ci potrebbe essere anche la tentazione, da parte di chi sarà al Governo, di far cessare Quota 100, oltre al Reddito di cittadinanza, alla fine di quest’anno. Il che potrebbe rappresentare una beffa per chi maturerà i requisiti necessari dal 1° gennaio 2020.

ANCORA SCONTRO SULLE INDICIZZAZIONI

La riforma pensioni con Quota 100 continua a essere un argomento politico valido per talk show e trasmissioni televisive. Se n’è avuta la riprova l’altro giorno, durante la puntata de L’aria che tira. Debora Serracchiani, ospite in collegamento, ha infatti ricordato che l’esecutivo ha bloccato l’indicizzazioni delle pensioni in essere per reperire le risorse necessarie a varare un intervento come Quota 100. L’esponente del Partito democratico ha portato anche l’esempio concreto di suo padre, che percepisce una pensione di 1.500 euro lordi al mese che e che da giugno ha subito una decurtazione di 13 euro. Ospite della trasmissione è stato anche Dario Galli che ha prontamente replicato ricordando come non ci sia stato di fatto alcun taglio delle pensioni, visto che con la misura varata è stata garantita un’indicizzazione più alta rispetto a quella che era stata data dai governi Letta, Renzi e Gentiloni, che erano intervenuti proprio in materia di indicizzazione degli assegni. Insomma, il tema pensioni resta caldo e probabilmente lo sarà ancora di più ora che è stata aperta la crisi di governo.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PROIETTI

La riforma pensioni non è intervenuta sulla previdenza complementare, il cui modello viene ritenuto, secondo Domenico Proietti, “uno dei migliori del mondo per trasparenza, efficienza, sicurezza e rendimenti”. Andrebbero quindi incentivate, secondo il Segretario confederale della Uil, “le iscrizioni attraverso un nuovo semestre di silenzio assenso, nel quale i lavoratori siano chiamati ad esprimere se aderire o meno ai fondi pensione. Inoltre, è necessario creare un fondo di accesso al credito agevolato per le piccole e piccolissime imprese, nelle quali i tassi di adesione sono bassissimi, che compensi il Tfr destinato ai fondi, riportando la fiscalità incentivante dal 20 all’11%”. Quest’ultimo è un intervento che viene chiesto da diverso tempo e resta da capire se verrà recepito o meno dall’esecutivo in vista della predisposizione della Legge di bilancio.

LA POSIZIONE DELLA UIL

Proietti, ricordando che “il primo obiettivo dei fondi è creare la pensione integrativa”, evidenzia che “la Uil ha avuto da sempre la consapevolezza che dall’insieme delle risorse gestite dai fondi pensione potesse venire un positivo contributo allo sviluppo e all’economia reale dell’Italia. Se questo finora non è avvenuto in maniera diffusa, non è per mancata volontà dei fondi, ma per il ritardo del mercato finanziario italiano che non ha saputo proporre prodotti d’investimento finanziari coerenti alla natura degli investimenti previdenziali dei fondi pensione”. Per il sindacalista, quindi, anche il mondo finanziario deve fare qualcosa per far sì che la previdenza complementare possa rappresentare un beneficio per tutta l’economia.