RIFORMA PENSIONI, DA DOVE RIPARTE IL GOVERNO

Dopo il “terremoto” Quirinale, già nella prossima settimana il Governo Draghi dovrà riprendere diversi nodi politici ed economici “accantonati” nelle settimane decisive della corsa al Colle.

Obiettivo già della prossima riunione con i sindacati del 7 febbraio è quello di strutturare un intervento di riforma pensioni da approntare al Def di aprile, con le linee guida stilate per la maxi riforma da lanciare dopo il 2023. Prospettiva ambiziosa, sicuramente, ma che proverà a rendere la Legge Fornero più flessibile e con minori disparità per i pensionati: il post-Quota 102 non sarà affatto facile, come chiarisce il focus del “Sole 24 ore” stamane, «occorrerà trovare un compromesso per colmare le distanze tra governo e sindacati su metodo contributivo e sostenibilità finanziaria delle misure da adottare». Non sarà da sottovalutare l’effetto divisioni interne alla maggioranza su una tematica che già prima dell’elezione al Colle scatenava non poche tensioni nel Governo. (agg. di Niccolò Magnani)



PENSIONI AI GIOVANI: LA POSIZIONE DELLA CISL

Tra le tante proposte avanzate nel “cantiere” della riforma pensioni, sul tema più spinoso dei giovani, spunta il “bonus contributi” per coprire i vuoti nelle carriere discontinue dei giovani lavoratori: si garantirebbero gli importi pensionistici quantomeno dignitosi.



Come ha però spiegato in un editoriale sul “Sussidiario” il segretario confederale Ignazio Sganga, la vera proposta in discussione è quella pensione contributiva di garanzia da tempo chiacchierata ma mai del tutto raggiunta: «Il combinato disposto della domanda di lavoro flessibile e di un sistema contributivo che determina l’importo dell’assegno fotografando l’intera storia lavorativa può produrre prestazioni pensionistiche di importo insufficiente anche in presenza di un congruo numero di anni di lavoro», denuncia il sindacalista citando l’allarme sui “working poors” in Italia. Per la Cisl la soluzione pensata è quella di avere un importo variabile in base agli anni di versamenti contributivi e di lavoro effettivo, «per i quali potrebbe essere individuato un minimo, e a periodi qualificanti come i periodi di formazione, i periodi di disoccupazione involontaria non indennizzata e non coperti da contributi figurativi, i periodi di lavoro di cura per assistere disabili o seguire i figli». In definitiva, non si tratta di riconoscere a priori dei contributi “figurativi”, bensì di verificare le condizioni al momento della pensione, «attribuendo un importo di garanzia a integrazione della pensione calcolata sulla base delle regole del contributivo», conclude Sganga. (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI MARINO

In un articolo pubblicato su pensionipertutti.it, Mauro Marino ricorda che “autorevoli studi economici hanno evidenziato che un lavoratore che entra adesso nel mondo del lavoro dopo 40 anni di versamenti contributivi percepirà pensioni di meno di 700 € al mese. C’è assolutamente la necessità di aumentare i coefficienti di trasformazione che concorrono al calcolo della pensione con il metodo contributivo e la necessità di applicare una pensione di garanzia per gli assegni al di sotto dei 1.000 € al mese”. Dal suo punto di vista, occorre anche che nel confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni “si faccia un passo in avanti verso il genere femminile permettendo loro una maggiore flessibilità in uscita rispetto agli uomini”.

LE DECISIONI DA PRENDERE IN QUESTE SETTIMANE

Secondo l’esperto previdenziale, “è doverosa, inoltre, una particolare attenzione verso chi è già pensionato alzando la no tax area a fino a 10.000 € l’anno, eliminare le add.li regionali e comunali per redditi fino a 30.000 € e dimezzarle per i redditi da 30.000 € a 40.000 € annui”. Per Marino, si tratta di “decisioni che vanno prese in queste settimane in cui il confronto governo/sindacati sta faticosamente andando avanti mentre la politica ed i media, completamente staccati dai problemi reali dei cittadini, sono presi solamente dalla nomina del nuovo Capo dello Stato e del tutto disinteressati a risolvere una problematica che interessa milioni di cittadini che se non si interverrà immediatamente saranno i nuovi poveri del domani: i pensionati”.

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