QUOTA 100, COME CAMBIA CON IL CORONAVIRUS

Come abbiamo già segnalato su queste pagine negli aggiornamenti di ieri, le dichiarazioni del segretario confederale Cisl Ignazio Sganga hanno aiutato a delineare gli scenari che sulla riforma pensioni potrebbero scorgersi nei prossimi mesi di costante crisi coronavirus, a partire dagli effetti sulla Quota 100. Secondo i dati emersi negli giorni scorsi dal report Inps, il calo di domande per le pensioni anticipate con la riforma Lega-M5s è da spiegarsi anche per la pandemia in corso: «le uscite dei commercianti si sono triplicate, passando da 2.768 a 7.291. Per i dipendenti, il numero di uscite anticipate sono state 34.687 nel primo trimestre 2020, rispetto alle 18.471 dello stesso periodo del 2019», sottolinea il report Inps sul quale Sganga si pronuncia così «non ci stupisce il dato dal momento che nel frattempo è entrata in vigore la pensione con “Quota 100” che, però ha cominciato ad essere liquidata dal 1 aprile 2019 e solo per il settore privato». La media al mese ha subito un dimezzamento rispetto al 2019, ma su questo ancora Sganga riflette «potrebbe incidere l’attuale emergenza, che potrebbe spingere molti lavoratori con 62 anni di età e 38 di contributi – ovvero con i “requisiti minimi” – a prendere in considerazione nei prossimi mesi un “ritorno” alla Quota 100 come uscita anticipata dal lavoro. (agg. di Niccolò Magnani)



PENSIONI SCUOLA, L’ACCESSO ALLA “VECCHIAIA”

Tra Quota 100 e ipotesi di altre riforma pensioni, la crisi del coronavirus mette in difficoltà anche le normali operazioni di accesso alla pensioni nei settori più colpiti dalla emergenza sanitaria: Orizzonte Scuola ha voluto come sempre continuare a rispondere ai vari lettori interessati alle più svariate modalità di accesso alla pensione, in particolare per quanto riguarda la “semplice” pensione di vecchiaia raggiungibile da chi compie 67 anni. Nel caso specifico affrontato ieri sul portale online, una insegnante che compirà 67 anni a ottobre 2021 chiede se qualcosa è cambiato nel suo percorso di accesso prossimo (1 settembre 2021) all’assegno previdenziale per normale “vecchiaia”. «Se vuole pensionarsi il 1 settembre 2021 dovrà presentare domanda di cessazione dal servizio entro i termini stabiliti dal MIUR a fine 2020», replica il servizio esperti di Orizzonte Scuola, spiegando poi che non spetta alla docente in questione il collocamento a riposo d’ufficio «poichè è possibile solo per chi compie i 67 entro il 31 agosto». L’alternativa proposta è il servizio fino a settembre 2022 quando sarà collocata a riposo “di ufficio” per i raggiunti limiti di età.



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GHISELLI

Roberto Ghiselli è piuttosto netto: “L’emergenza sanitaria non può essere il pretesto per rimuovere l’obiettivo di una vera riforma previdenziale e per tornare a interventi spot, improvvisati e iniqui”. Anche perché Quota 100 non è una misura di riforma pensioni “adeguata ai problemi”. Intervistato da pensionipertutti.it, il Segretario confederale della Cgil torna a evidenziare che in tema di interventi previdenziali, “l’unica strada rimane quella da noi proposta, basata sulla flessibilità in uscita, a 62 anni o con 41 anni di contributi, e con interventi che riconoscano le situazioni di maggior disagio, come i lavori gravosi, discontinui, delle donne o chi è disoccupato o invalido”.



I PROBLEMI PREVIDENZIALI URGENTI

Il sindacalista spiega anche che “tutto ciò acquista ancor più significato in questa nuova fase, che purtroppo sarà recessiva, in funzione dell’esigenza di liberare posti di lavoro per i più giovani. Il problema della sostenibilità finanziaria va senz’altro tenuto in considerazione, ma non si può continuare a ignorare il fatto che ormai siamo in un sistema prevalentemente contributivo e che non possiamo continuare a confondere quelli che possono essere costi aggiuntivi con quella che è una mera diversa distribuzione temporale dei costi”. Dal suo punto di vista, “è necessario nell’immediato affrontare alcuni problemi previdenziali urgenti, come esodati, part time ciclici, disoccupati, precoci, e immaginare che dal 2022 parta una riforma strutturale e duratura, che tuteli tutte le lavoratrici e i lavoratori e che offra una prospettiva previdenziale positiva anche ai più giovani”.