IL VALORE DELLA RITA

In tema di riforma pensioni, con un articolo su finanza.com Camillo Linguella ricorda l’esistenza della Rita, la Rendita integrativa temporanea anticipata, che nel 2018 ha visto complessivamente 304 erogazioni, “per un importo pari a 3 milioni di euro; di queste, 266 sono relative all’intera posizione individuale, per un importo complessivo pari a 2,4 milioni di euro, mentre le restanti 38 hanno riguardato solo una parte della citata posizione (fonte Covip)”. Un altro dato utile da sapere è che “la rendita media annua generale per tutti i pensionati iscritti alla complementare si attesta a circa 6.270 euro, che equivale ad una rendita lorda mensile per 13 mensilità pari a 482 euro”. Altro dettaglio interesse è che, “ai fini fiscali, sull’importo erogato al netto dei contributi già assoggettati ad imposta, si applica una ritenuta a titolo di imposta del 15% ridotta dello 0,30% per ogni anno eccedente il 15° anno di partecipazione fino a un limite massimo del 6% per gli importi maturati dal 1° gennaio 2007. Si prevede, inoltre, la facoltà di non avvalersi della tassazione sostitutiva facendolo risultare espressamente nella dichiarazione dei redditi. In tale caso la rendita anticipata sarà assoggettata a tassazione ordinaria”.



LA RICHIESTA DEL CODS A DURIGON

Orietta Armiliato è tornata a chiedere un intervento di riforma pensioni per sanare una disparità di trattamento piuttosto evidente. L’amministratrice del Comitato Opzione social ha scritto un commento a un post di Claudio Durigon che ricordava la sua presenza negli studi di Sky Tg24, chiedendo di sanare “un ennesimo sopruso perpetrato a danno delle donne e, nel caso di specie, verso coloro che desiderano scegliere la misura dell’Opzione Donna, ma che insieme agli esodati e al contrario di tutti gli altri lavoratori non lo possono fare perché il legislatore con la LdB del 2017 ha così deciso”. Il riferimento è all’impossibilità di utilizzare il cumulo contributivo gratuito. Armiliato chiede quindi al sottosegretario al Lavoro: “Posso pensare che vorrà prendere in considerazione anche questa piccola battaglia di coerenza e giustizia, che potrebbe essere rappresentativa sia di un’attenzione verso la platea femminile ancorché di una volontà a voler rendere il sistema più equo? Grazie in anticipo per l’attenzione, augurandomi che vorrà rispondere a questo messaggio enunciando sulla questione il suo punta di vista e le auguro buon lavoro”.



L’EFFETTO RINNOVO MEDICI

Il recente rinnovo del contratto dei medici, come spiega pensionioggi.it, ha dei riflessi anche sulla pensione di chi ha lasciato il lavoro tra il 1° gennaio 2016 e il 31 dicembre 2018. Non c’è di mezzo nessun intervento di riforma pensioni, ma semplicemente, “come accaduto con i precedenti rinnovi”, quanti sono andati in quiescenza vedranno “in pensione l’intero aumento del tabellare riconosciuto a regime dal rinnovo contrattuale (cioè circa 125 euro al mese) alle singole scadenze temporali e negli importi previsti per ciascun scaglionamento. Per quanto riguarda, invece, il trattamento di previdenza”, ovvero il Trattamento di fine rapporto o di fine servizio, “l’indennità sostitutiva del preavviso e dell’indennità in caso di decesso di cui all’art. 2122 C.C., si considereranno solo gli aumenti maturati alla data di cessazione del rapporto di lavoro. Significa cioè che sarà valida la retribuzione, comprensiva degli aumenti contrattuali, in vigore alla data di cessazione del rapporto”.



QUOTA 100 E GLI STATALI IN PENSIONE

Oggi si apre finalmente la finestra, prevista dalla riforma pensioni, per l’ingresso in quiescenza dei dipendenti pubblici che hanno optato per Quota 100. Come ricorda studiocataldi.it, “i nuovi pensionati saranno 6.235. Dunque il numero dei dipendenti pubblici in pensione potrebbe crescere di altre 3mila unità se a fine luglio l’Inps avrà completato la procedura di certificazione delle 31mila domande in giacenza, per metà delle quali la decorrenza scatta nel 2020. Il numero, in questo caso, sarà comprensivo del 19% dei 51mila dipendenti statali che avevano presentato domanda. In caso di certificazione delle giacenze, su 9mila pensionati previsti si tratta, in primis, più di 5mila, di dipendenti degli enti locali, 2mila provenienti dal settore Sanità, di cui 280 medici e 933 infermieri, e poco più di mille dipendenti ministeriali. A loro si aggiungeranno i sedicimila dipendenti della scuola per un totale di 22mila pensionati”. Intanto, come ricorda Askanews, l’Inps ha fatto sapere che al 30 luglio le domande complessive per Quota 100 sono arrivate ormai alla soglia delle 165.000 unità.

LE PAROLE DI GALLI DELLA LOGGIA

Intervistato da Libero, Ernesto Galli della Loggia spiega come il tema della riforma pensioni abbia aiutato la Lega ad accrescere i suoi consensi. Dal suo punto di vista, infatti, la crescita del partito di Salvini “è legata al fatto che il leader leghista riesce a intercettare e farsi paladino di temi forti legati ai problemi della gente. Questioni anche trasversali, tant’è che su sicurezza, pensioni e immigrati si è andato a prendere pure molti voti a sinistra”. Quanto invece al Movimento 5 Stelle, Galli della Loggia spiega di ritenere “che i grillini stiano perdendo consensi perché hanno fatto troppe promesse senza combinare alcunché. Specie al Sud, la loro roccaforte, alla fine si è dimostrato che non avevano alcuna ricetta salvifica oltre al reddito di cittadinanza che peraltro non riguarda affatto solo il Sud. E poi M5S è stato surclassato mediaticamente da Salvini”. L’editorialista del Corriere della Sera si dice anche “arciconvinto che anche se dovesse cambiare il governo e subentrasse, per esempio, un esecutivo M5S-Pd, o anche un governo tecnico, in realtà non cambierebbe nulla”.

RIFORMA PENSIONI, IL PART-TIME VERTICALE CICLICO

Sembra che una riforma pensioni che riguarda 100-150 mila lavoratori sarà presto adottata dal Governo. Repubblica scrivere infatti: “Fare causa per andare in pensione. Vincerla, ma essere costretti a lavorare oltre i 70 anni. È l’assurda storia di tanti lavoratori e soprattutto lavoratrici con contratti a tempo indeterminato, ma a part-time verticale ciclico. Che alterna periodi di lavoro a mesi di sospensione. Mesi in cui si è senza stipendio, disoccupazione, assegni familiari, contributi previdenziali. Contratti diffusi nelle aziende dell’agro-alimentare, come quelle del panettone che chiudono d’estate. Ma anche nel turismo e ristorazione. Oltre che negli appalti multiservizi degli enti locali: mense e pulizie nelle scuole”.

LA MODIFICA NECESSARIA

Il fatto è che “questi lavoratori perdono 3 mesi all’anno, ai fini dell’anzianità (non certo dei contributi: 9 mesi valgono 9 mesi). E così l’uscita dalla pensione si sposta di un anno ogni 4”. La Corte europea di giustizia ha stabilito che non può esserci discriminazione tra part-time verticale e orizzontale. Secondo i sindacati, spiega il quotidiano romano, basterebbe una circolare dell’Inps a risolvere la situazione, mentre per il Governo è necessaria una modifica legislativa che si promette di varare in autunno. Tuttavia, “in realtà la sentenza Ue è fonte primaria e già operativa nell’ordinamento italiano. Lo dimostrano le sentenze di primo grado, appello e Cassazione che a decine danno ragione ai lavoratori”. Si spera che i lavoratori, per far valere un loro diritto, non debbano continuano a fare ricorso.