NESSUNO STOP PER IL CANTIERE PENSIONI

Secondo Il Sole 24 Ore, il cantiere relativo alla riforma delle pensioni “rimarrà aperto e pienamente attivo” durante lo scioglimento del nodo del Quirinale. “Il Governo ha già dato appuntamento il 20 gennaio ai sindacati per avviare il primo tavolo tecnico sui trattamenti pensionistici di giovani e donne. E tra la fine di questo mese e l’inizio di quello successivo potrebbe essere fissato un altro round tecnico sulla previdenza complementare o sulla flessibilità in uscita. Non solo: l’esecutivo appare dare per scontato che per scegliere il capo dello Stato non si andrà troppo per le lunghe e sembra considerare molto probabile di rimanere in carica nell’attuale formazione visto che ha già individuato la data del 7 febbraio per il primo momento di verifica politica con i leader di Cgil, Cisl e Uil sull’andamento del confronto sulla previdenza. Un confronto dal quale dovrebbero arrivare abbastanza rapidamente indicazioni condivise, come ha lasciato intendere il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e comunque in tempo utile per la stesura del Def da presentare ad aprile”, si legge sul quotidiano di Confindustria.



QUOTA 100, ECCO PERCHÈ (E PER CHI) È ANCORA VALIDA

Con la Manovra 2022 è stata confermata la fine naturale della riforma pensioni di Quota 100, legge sperimentale in scadenza proprio il 31 dicembre 2021: in realtà non è esattamente così, visto che la Legge di Bilancio non ha del tutto “abrogato” la Quota 100 sostituendola con la Quota 102.



A spiegarlo è il focus “L’Esperto Pensioni” su “Repubblica” in risposta al quesito di un lettore che ha compiuto lo scorso dicembre 62 anni (con 40 anni e 7 mesi di contributi): lui infatti può usufruire della Quota 100 a partire da agosto 2022, in quanto comunque i requisiti sono stati maturati entro la fine del 2021. «In entrambi i casi si mantiene il testo normativo che consente di domandare e accedere alle due forme di pensionamento nel caso in cui si maturino i requisiti rispettivamente entro il 2021 e il 2022», si legge nel focus, citando le regole Inps confermate dalla Manovra. «La soppressione della autorizzazione di spesa non appare di per sé sufficiente a far venire meno il diritto acquisito di chi ha maturato i requisiti e poggia sulla possibilità di azionarli anche dopo il 2021 per esplicita previsione di una norma (art. 14 c. 1 D.L. n. 4/2019) ancora in vigore», conclude l’Esperto Pensioni di “Rep”. (agg. di Niccolò Magnani)



IL RISCHIO BEFFA PER LE FORZE DELL’ORDINE

Tra le misure di riforma pensioni della Legge di bilancio 2022 c’è una norma molto attesa e importante per le forze dell’ordine. Tuttavia, come spiegano Daniele Tissone e Florindo Oliverio, rispettivamente Segretario generale di Silp-Cgil e Fp-Cgil, “senza ulteriori provvedimenti normativi tutto rischia di restare solo sulla carta”. In una lettera inviata ai ministri Brunetta, Franco, Lamorgese, Cartabia e Guerini, citata da collettiva.it, i due sindacalisti ricordano che nella manovra si “prevede l’istituzione di un fondo per attuare misure compensative relative alla liquidazione dei trattamenti pensionistici e misure integrative delle forme pensionistiche complementari”, ma “per rendere concreta questa norma servono ulteriori interventi legislativi al fine di assicurare, soprattutto ai più giovani, forme di previdenza complementare, come è già possibile per la generalità dei lavoratori pubblici e privati”. “Senza un provvedimento di legge specifico nessuno beneficerà della previdenza dedicata. Sarebbe una beffa inaccettabile”, è la conclusione di Tissone e Oliverio.

IL RISCHIO DI POVERTÀ ENERGETICA PER I PENSIONATI

Mario Bravi evidenzia un rischio molto importante a livello sociale: “Dopo la povertà alimentare, per la quale molte persone sono costrette a soddisfare i propri bisogni primari risparmiando e ricorrendo a prodotti sempre più scadenti, questo inverno ha fatto emergere un altro tipo di povertà, che si aggiunge alla prima, si chiama ‘povertà energetica’, per la quale molte persone rischiano di essere condannare al freddo”. Il Segretario generale dello Spi-Cgil di Perugia, infatti, come riporta tuttoggi.info, spiega che da una ricerca del sindacato emerge che “la media di spesa annuale per ogni famiglia, relativamente alle utenze, passerebbe da 1.300 euro nel 2020, a 1.500 euro nel 2021 a 1.900 euro nel 2022. Siamo di fronte ad aumenti di quasi il 50% in soli 2 anni. Scivolamento assolutamente non contrastato dall’aumento delle pensioni del 1.7%, verificatosi a gennaio 2022. Questo aumento corrisponde in media a 7 o 8 euro mensili, mentre il caro bollette pesa evidentemente molto di più”.

RIFORMA PENSIONI, IL CONFRONTO GOVERNO-SINDACATI

Come ricorda Adnkronos, giovedì è in programma il primo dei tre tavoli tecnici costituenti il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni che dovrà affrontare “uno dei nodi maggiori sul tappeto: quello relativo ai giovani che entrando in un mercato del lavoro spesso precario e discontinuo non potranno usufruire di un tesoretto di contribuzione adeguata a garantirsi una pensione dignitosa”. “Riflettori accesi anche sulle donne” e sulla valorizzazione del lavoro di cura da loro svolto. “Dal tavolo resta comunque fuori per ora ogni riferimento al requisito di età o di contribuzione necessario per andare in pensione”. Se ne parlerà “solo in un round successivo al 20 gennaio da calendarizzare però, come garantito dal Governo, prima dell’incontro già fissato per il 7 febbraio prossimo”.

L’ANALISI DI MARINO

Mauro Marino non è però molto ottimista sul confronto generale sulla previdenza. “Temo che molto poco potrà essere attuato in questo 2022 con una situazione politica molto complicata e con lo spettro di elezioni anticipate che rifarebbero ritornare il tutto ai nastri di partenza”, ha scritto infatti l’esperto previdenziale in un articolo su pensionipertutti.it. “Oltretutto questo improvviso impulso al tema previdenziale sembra quasi un voler dire facciamo quello che si può con questo Governo che il futuro dell’esecutivo è molto incerto. Non c’è da parte dell’attuale Governo quella determinazione necessaria e soprattutto non sembra che i possibili cambiamenti siano nell’ottica di un miglioramento per i lavoratori”, sono altre sue considerazioni.

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