Riforma pensioni, la Uil mette fretta al governo. Come riportato dai colleghi di Adnkronos, il segretario confederale Domenico Proietti non ha utilizzato troppi giri di parole: “Il silenzio del governo sulle pensioni non va, il tempo stringe e la presentazione del Def si avvicina: si dia corso al promesso confronto politico, non staremo con le mani in mano se non dovessero arrivare risposte ma ora serve una convocazione”.



L’ultimo incontro tecnico sulla riforma delle pensioni non ha portato grosse novità. L’esecutivo ha profilato la disponibilità a ragionare su una maggiore flessibilità nell’età di accesso al pensionamento da agganciare al ricalcolo dell’assegno sulla base dei contributi versati. Queste le parole di Proietti all’agenzia di stampa lo scorso 23 febbraio: “E’ assolutamente indispensabile che il governo convochi i sindacati per fare il punto politico su quanto affrontato ai tavoli tecnici. Un confronto quantomai urgente perché con il governo si era convenuto che una prima indicazione di questi interventi dovesse essere recepita dal Def che va presentato entro fine marzo”. (Aggiornamento di MB)



RIFORMA PENSIONI, IL PESO DELL’INFLAZIONE

Fabiano Coletti evidenzia che con il continuo rialzo dell’inflazione, “che, nel giro di pochi mesi, ha triplicato il suo valore, si prospetta una grave perdita del potere di acquisto delle pensioni. Basti ricordare che per un lungo periodo l’inflazione è stata ferma, anzi addirittura in negativo, a causa della recessione cui il Paese ha fatto fronte dal 2008. Ancora a marzo 2021 l’indice del costo della vita era pari a zero. Purtroppo i rincari dei prodotti petroliferi, gas in primis, hanno contagiato anche gran parte dei prodotti di largo consumo, con aumenti a due cifre su molti prodotti alimentari. Insomma, per i pensionati un vero e proprio salasso, che si traduce in un maggiore esborso di almeno 1.200 euro l’anno”.



LA SPINTA A TRASFERIRSI ALL’ESTERO

Un’ulteriore crescita dei prezzi, spiega il Presidente di Cna Pensionati Umbria, “potrebbe aumentare la marginalizzazione e precarizzazione delle fasce più deboli e dei pensionati al minimo”. Può darsi che questo spinga i pensionati a trasferirsi all’estero. corrieredellumbria.it, riporta in questo senso le parole di Fabrizio Fratini, presidente regionale dell’Ires-Cgil e Roberto Panico, coordinatore regionale Inca-Cgil, secondo cui i pensionati umbri sono quelli che percepiscono, nella media, le pensioni più basse d’Italia e sono sempre di più coloro che decidono di trasferirsi all’estero o di rimanervi al termine del loro percorso lavorativo”. Dal loro punto di vista non è più un rinviabile una riforma delle pensioni. Con una priorità specifica: “La separazione tra assistenza e previdenza”.

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