I RISCHI DEL RECOVERY FUND
In un articolo sull’Huffington Post si torna a parlare dei rischi per le pensioni che il Recovery fund potrebbe rappresentare. “Tagli alla spesa pubblica, sforbiciata al debito, ritocchi alle pensioni. In pratica, le solite politiche di austerità. Ci sarà anche questo nel piano di riforme da presentare a Bruxelles per accedere al Recovery Fund, il maxi-fondo da 750 miliardi presentato pochi giorni fa dalla Commissione europea e al centro degli imminenti e complessi negoziati tra i Ventisette”, si legge in un articolo di Claudio Paudice, dove si ricordano anche le recenti raccomandazioni di Bruxelles in tema di riforma pensioni. Intanto trend-online.com ricorda che” l’Inps ha chiarito che a settembre dovranno essere saldate tutte le sospensioni contributive prevista dal Decreto Rilancio. Il pagamento dei contributi per le pensioni Inps dovrà avvenire entro il 16 settembre e dovrà essere effettuato in un’unica soluzione. L’alternativa è quella di dilazionare il pagamento in 4 rate mensili di uguale importo”.
LE RICHIESTE DELL’ANMIC
L’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili è al lavoro per cercare di far modificare il decreto rilancio in sede di iter parlamentare. Come spiega il Presidente nazionale Nazaro Pagano, tra le richieste c’è anche quella di una riforma pensioni che porti all’aumento degli assegni di invalidità, “soprattutto nell’imminenza della redazione della legge di stabilità. L’obiettivo è arrivare alla definizione dopo decenni di battaglie evitando l’ennesima delusione alle migliaia di persone con disabilità che aspettano questo momento non solo perché vivere con 285 al mese è praticamente impossibile, ma anche come dimostrazione di attenzione nei confronti della categoria”. Secondo quanto riporta agronline.it, Pagano sottolinea che ci sarà anche a breve un’interazione con l’Inps sul tema. Da diverso tempo si attende in effetti un aumento delle pensioni di invalidità, ma nonostante le promesse di diversi esponenti politici, finora non c’è stato un atto concreto, nemmeno, come evidenzia Anmic, in occasione del varo del decreto rilancio.
PENSIONI E CONTRIBUTI VOLONTARI
Nella rubrica “Esperto Pensioni” su Repubblica viene affrontato oggi un tema importante che potrebbe assumere sempre maggiore rilevanza con il perdurare della crisi economica e con potenziali “tagli” futuri sugli assegni: un lettore scrive «vorrei sapere quando si possono fare versamenti volontari integrativi e se tutto ciò conviene o se ci sono soluzioni migliori e comunque sicure». La risposta della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in poche righe prova a dirimere il punto della questione: innanzitutto, i versamenti volontari sono autorizzabili o in caso di cessazione di qualsiasi rapporto, o in caso di sospensione del rapporto senza versamenti di contributi (come nel caso della aspettativa non retribuita) o, ancora, per integrare i periodi di lavoro parziale». La convenienza non viene rilevata dato che la contribuzione volontaria sconta «una spesa del 33-34% dell’ultimo imponibile previdenziale annuo prima della richiesta». Infine perciò, gli esperti consigliano l’iscrizione «in gestione separata come il lavoro autonomo per non iscritti a casse professionali, con successiva attivazione, al momento del pensionamento, del cumulo gratuito ex art. 1 c. 239 L. 228/2012 nelle modalità specificate dalla circolare n.60/2017 Inps, il quale consente di vedersi liquidare la futura pensione con metodo ‘pro quota’ senza alcun danno in caso di compensi più bassi rispetto alla precedente carriera da lavoratore dipendente». (agg. di Niccolò Magnani)
PIÙ VICINO L’ANTICIPO DELLA LIQUIDAZIONE PER GLI STATALI
Insieme a Quota 100, il Governo Conte-1, nella sua riforma pensioni, aveva previsto la possibilità per i dipendenti pubblici di avere un anticipo fino a 45.000 euro sul Tfs. A quanto scrive Il Messaggero, sembra che finalmente ora sia stato compiuto un altro importante passo per far sì che questa norma possa diventare realtà. Tutto questo praticamente a un anno e mezzo dall’approvazione della stessa. Bisognerà però attendere ancora perché sia operativa pienamente. Intanto Italia Oggi riporta alcuni passaggi di un articolo del settimanale olandese Elsevier Weekblad in cui si esprime contrarietà all’ipotesi “che l’Unione europea prelevi dei soldi dalle tasche ‘degli operosi e produttivi europei del Nord per darli agli europei del Sud, meno laboriosi e già in prepensionamento’”. Ai Paesi del Sud, come l’Italia, viene rivolto l’invito ad approvare delle riforme tra cui “aumentare l’età pensionabile, rendere il mercato del lavoro più flessibile, semplificare la creazione di un’impresa, introdurre una fiscalità più trasparente, eccetera”.
IL COSTO ELEVATO DEI CONTRIBUTI VOLONTARI
In tema di riforma pensioni, la Fondazione Studi consulenti del lavoro, rispondendo a un quesito posto da un lettore del sito di Repubblica, ricorda che “i versamenti volontari sono autorizzabili o in caso di cessazione di qualsiasi rapporto, o in caso di sospensione del rapporto senza versamenti di contributi (come nel caso della aspettativa non retribuita) o, ancora, per integrare i periodi di lavoro parziale”. La loro convenienza in seguito alla perdita del posto di lavoro per avvicinare l’ingresso in quiescenza colmando così un vuoto contributivo, “non è riscontrabile, specie in presenza di oneri troppo elevati derivati da una retribuzione medio-alta, visto che la contribuzione volontaria sconta una spesa del 33-34% dell’ultimo imponibile previdenziale annuo prima della richiesta”. Meglio seguire la strada di “altre attività lavorative, anche con iscrizione in gestione separata come il lavoro autonomo per non iscritti a casse professionali, con successiva attivazione, al momento del pensionamento, del cumulo gratuito”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PROIETTI
Secondo Domenico Proietti anche una complessiva riforma fiscale può avere dei benefici come possono averli delle misure di riforma pensioni. Secondo il Segretario confederale della Uil, infatti, “effettuare in via preventiva solo interventi specifici a favore delle imprese, come quello del taglio dell’Irap, comporterebbe un ulteriore squilibrio del peso fiscale a danno dei lavoratori dipendenti e pensionati”. Per questo “serve una riforma fiscale che valorizzi il lavoro, mantenendo la progressività prevista dalla Costituzione. La priorità è ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti e pensionati che sono i soggetti a più alta fedeltà fiscale”.
LE PAROLE DI LANDINI
Il sindacalista ritiene poi che “la politica economica per promuovere la rinascita del nostro sistema economico, proprio in questo momento di drammatica crisi, deve fondarsi sulla lotta all’evasione fiscale che ha rappresentato e rappresenta la vera palla al piede della nostra economia”. Parole importanti in questi giorni in cui anche esponenti del Governo parlano della necessità di una riforma fiscale e cui fanno seguito anche le dichiarazioni di Maurizio Landini, in un’intervista a La Stampa. Il Segretario generale della Cgil, infatti, ricorda la necessità di mettere le mani sul Fisco, a partire dal sommerso: “È una rivendicazione che insieme a Cisl e Uil abbiamo sostenuto davanti a due governi. E che, per la prima volta, ha portato il lavoro dipendente – che insieme con i pensionati contribuisce in modo consistente all’Erario – a pagare meno tasse. Parliamo di 100 miliardi di evasione l’anno. Dobbiamo far pagare meno tasse e chi le paga e di più a chi non le paga, in modo da aumentare salari, pensioni e investimenti”.