LO SVILUPPO NECESSARIO DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Secondo Mario Mantovani, “il welfare integrativo, ovvero una intelligente sinergia tra sanità pubblica e sanità integrativa, dopo la crisi della pandemia, unita a un serio rilancio della previdenza complementare, secondo i manager è l’unico strumento da sostenere se si vuole garantire un futuro pensionistico ai nostri giovani. Il welfare complementare è parte integrante della riforma Dini, che con estrema lentezza sta ancora andando a regime, trasformando gradualmente il nostro sistema pensionistico da retributivo a contributivo”. Il Presidente di Manageritalia, intervistato da Sky TG24, sottolinea che “è perciò paradossale che non ci si ponga il problema di svilupparla ulteriormente, estendendola a tutte le categorie di lavoratori, superando le differenze spesso anacronistiche tra lavoro dipendente e autonomo, utilizzando il Tfr come leva per la crescita dei Fondi pensione. Un primo pilastro di base per tutti e un secondo pilastro complementare sono anche strumenti che favoriscono la cultura previdenziale, importante soprattutto per i giovani, quando possono compiere scelte alternative nel corso della carriera”.



LE PAROLE DI ALICANDRI (PD)

Roberto Alicandri, in una nota riportata da ilcaffe.tv, ha voluto prendere posizione sullo sciopero generale di Cgil e Uil tenutosi ieri andando un po’ controcorrente rispetto al suo stesso partito che ha reputato la mobilitazione inopportuna. Tra i tanti motivi che spingono il Consigliere comunale del Pd di Nettuno a ritenere invece giusta la mobilitazione ce n’è anche uno legato al tema di riforma delle pensioni. “Purtroppo non si può solo pensare a procrastinare l’uscita dal mondo del lavoro ma bisognerebbe voler affrontare una volta per tutte la necessità di turnover, di ricambio, di coloro che vanno in pensione ed anche pensare a quelle che saranno le pensioni di coloro che oggi entrano nel mondo del lavoro e che rischiano seriamente di essere da fame. Ripeto, sarebbe stato più semplice non dire nulla, ma visto che da sempre non ho fiducia di chi non prende una posizione, non parteggia insomma, io devo dirlo, sostengo lo sciopero generale di oggi”, sono le parole con cui Roberto Alicandri conclude la sua nota stampa.



AGGIORNATE LE PENSIONI DEI VIGILI DEL FUOCO

Dai dati dell’Osservatorio su Reddito e Pensione di Cittadinanza e Reddito di Emergenza dell’Inps emerge che, come riporta Teleborsa, “nel periodo gennaio.novembre 2021, i nuclei percettori di Reddito di Cittadinanza (RdC) sono stati quasi 1,57 milioni, mentre i percettori di Pensione di Cittadinanza (PdC) sono stati più di 166mila, per un totale di quasi 1,74 milioni di nuclei e oltre 3,89 milioni di persone coinvolte, per un importo medio di circa 546 euro”. Investireoggi.it ricorda invece che “dopo le pensioni dei militari e poliziotti, sono aggiornate anche quelle dei vigili del fuoco. Il personale appartenente al corpo è di fatto equiparato giuridicamente a quello militare e delle forze dell’ordine. Pertanto, chi è andato in pensione avendo prestato servizio nei vigili del fuoco per meno di 15 anni prima del 1996 si vedrà riconoscere gli arretrati dal Inps. Lo stabilisce un passaggio della legge di bilancio 2022 che recepisce una importante decisione della Corte dei Conti”.



LA CIRCOLARE INPS SUL FONDO CLERO

Come riporta pensionioggi.it, con la circolare 184/2021, l’Inps ha aggiornato i contributi pensionistici dovuti al Fondo Clero a partire dal 1° gennaio 2020. “Gli iscritti al Fondo di previdenza del clero secolare e dei ministri di culto delle confessioni religiose diverse dalla cattolica dovranno quindi pagare, dal 1° gennaio 2020, un contributo annuo pari a 1.769,04 euro annui rispetto alla cifra precedentemente fissata e già provvisoriamente versata (1.760,24 euro) pari a 294,84 euro bimestrali e 147,42 euro mensili. Tale importo, precisa l’Inps, resta provvisoriamente confermato anche per gli anni 2021, 2022 e 2023 fino a che non sarà emanato un nuovo decreto ministeriale che ne vari l’ammontare. Pertanto considerato che, relativamente al 2020 e al 2021, è stato versato un contributo commisurato alla cifra precedentemente in vigore (1.760,24 euro annui) gli iscritti al Fondo sono chiamati ad effettuare un conguaglio di 8,80 euro annui” sui contributi del 2020 e del 2021 entro il 31 marzo 2022 per non incorrere nell’aggravio di interessi.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI RIZZOLLI

In un articolo pubblicato su Domani, Matteo Rizzolli ha spiegato che “questi sono giorni ricchi di soddisfazioni per la old generation Italy. Dopo aver portato a casa un’altra generosa perequazione delle pensioni e la modifica delle aliquote Irpef – che riguardano i redditi delle persone fisiche – il Governo ha annunciato l’estensione della no tax area dei pensionati, che sale da 8.145 euro a 8.500 euro. La combinazione di queste misure porterà un sostanziale beneficio alla generazione anziana che vedrà aumentare gli importi pensionistici a seconda dei casi anche di oltre il 6 per cento. La soddisfazione dei pensionati è comprensibile e tuttavia uno sguardo di insieme dovrebbe suscitare perplessità perché queste misure aggravano il conflitto generazionale in atto in Italia”.

IL VANTAGGIO PER GLI ANZIANI

L’economista ha evidenziato infatti che “l’attuale generazione anziana prende più di quello che ha dato. Le pensioni di cui vive sono pagate (almeno in parte, a seconda dell’anzianità) con il metodo retributivo che elargisce pensioni troppo generose rispetto ai contributi versati: la differenza è coperta dai contributi della generazione che oggi lavora che riceverà pensioni avare rispetto ai contributi versati”. Come se non bastasse, “il Governo, su pressione dei sindacati, ha deciso di spendere delle risorse rese disponibili grazie ai fondi Next generation Eu per aumentare le pensioni. Un principio di equità intergenerazionale avrebbe suggerito di fare l’opposto: ovvero di richiedere alla generazione più anziana (almeno alla sua parte più ricca) di farsi maggior carico delle spese eccezionali della pandemia”.

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