RIFORMA PENSIONI, LA CONTRIBUZIONE UTILE PER L’APE SOCIALE

In un articolo pubblicato su Dimensione agricoltura, il mensile della Cia-Toscana, viene ricordato che “per il conseguimento del diritto all’ape sociale è possibile utilizzare i contributi versati a qualsiasi titolo presso la gestione dei lavoratori dipendenti, le gestioni dei lavoratori autonomi, le gestioni sostitutive ed esclusive e la gestione separata dell’Inps. Ciò significa che per raggiungere il requisito contributivo di 30 o 36 anni è possibile prendere in considerazione anche i periodi di contribuzione mista con l’unica eccezione della contribuzione versata presso le casse professionali”. C’è da tener presente, tuttavia, che “il calcolo dell’importo della pensione viene effettuato ‘pro-quota’ per ciascuna gestione in rapporto ai rispettivi periodi maturati, secondo le regole di calcolo previste da ciascuna gestione”.



LE MAGGIORAZIONI NON VALIDE

Concretamente questo vuol dire che “si può valorizzare tanto la contribuzione effettiva, da riscatto, volontaria e quella derivante da contribuzione figurativa”. Senza dimenticare che “il requisito contributivo può essere perfezionato anche cumulando i periodi assicurativi italiani con quelli esteri, maturati in Paesi Ue, Svizzera o extracomunitari convenzionati con l’Italia”. Dettaglio da non trascurare è quello dell’impossibilità di “far valere le eventuali maggiorazioni contributive che il soggetto potrebbe beneficiare al pensionamento. Ad esempio non si può valorizzare la maggiorazione contributiva di due mesi per ogni anno di lavoro subordinato svolto in presenza di invalidità superiore al 74%”.



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