LE RICHIESTE DI ANIEF
Teleborsa riporta alcune dichiarazioni rilasciate da Marcello Pacifico, Presidente del sindacato Anief, a margine dell’Ottava Festa nazionale della rivista Left Wing, a Roma, riguardanti anche i temi di riforma pensioni. Il sindacalista ha infatti detto che “c’è bisogno di un’indennità di rischio biologico per fare lezione nelle scuole che non sono ancora sicure. C’è bisogno poi di un’indennità di incarico per tutti i precari che vengono sfruttati dopo 36 mesi. C’è bisogno anche di un’indennità che riconosca il burn-out nell’insegnamento, con delle finestre sulle pensioni che permettano agli insegnanti già a 60-61 anni di andare in pensione e non di avere la classe insegnante più vecchia del mondo. C’è bisogno anche di tutelare la salute e la famiglia con delle regole nuove sulla mobilità che eliminano i paletti ed i vincoli”. Da tempo l’Anief si batte perché ci sia una specifica età pensionabile riguardante gli insegnanti, soprattutto dopo lo scoppio della pandemia. Un’altra battaglia previdenziale dell’Anief e l’estensione della platea dell’Ape social a tutti gli insegnanti.
RIFORMA PENSIONI APE SOCIAL, COME SARÀ RAFFORZATA
Al momento sul tavolo del Governo la misura più prossima ad essere accettata da tutti i partiti per un primo intervento sulle pensioni è la riforma dell’Ape Sociale: Leonardo Comegna sul “Corriere della Sera” l’ha definita un’Ape “rafforzata” perché mira a fornire un’indennità a carico dello Stato (erogato dal’Inps) per soggetti in determinate condizioni che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano già titolari di pensione diretta.
Viene rafforzata in quanto si amplierebbe la platea di “lavoratori fragili”, ma anche disoccupati di lunga durata e chi non ha diritto alla Naspi: i sindacati chiedono l’Ape Social per i lavoratori gravosi con riduzione però da 36 a 30 anni di contributi, così da far rientrare diverse categorie oggi escluse come marittimi, edilizia e agricoli. (agg. di Niccolò Magnani)
CAPONE FAVOREVOLE AL FONDO PREPENSIONAMENTO
Paolo Capone saluta con favore l’ipotesi di un fondo nazionale per il prepensionamento, di cui ha scritto Il Messaggero, quale alternativa a Quota 41 per il post-Quota 100. In una nota il Segretario generale dell’Ugl spiega che tale fondo andrebbe integrato “con altri strumenti come i contratti di espansione, la riforma degli ammortizzatori, la proroga di ‘opzione donna’, nonché la stabilizzazione e il rafforzamento dell’Ape sociale per i lavoratori che svolgono attività usuranti o che si trovano in stato di disoccupazione. L’Ugl non intende indietreggiare sul fronte delle garanzie e dei diritti acquisiti e chiede al Governo di avviare un dialogo effettivo con le parti sociali per dare voce alle istanze dei lavoratori”. In tema di riforma pensioni, per Capone è prioritario “scongiurare in ogni modo l’ipotesi di un ritorno della ‘legge Fornero’, una misura fallimentare dettata dalla logica miope dell’austerity e fondata sul taglio indiscriminato delle tutele e dei diritti sociali dei lavoratori”.
LE PAROLE DI GANGA, GHISELLI E FRANCO
I dati diffusi ieri dall’Inps riguardanti il numero di domande accolte per accedere a Quota 100 al 31 agosto sono stati visti da alcuni commentatori come la conferma dell’insuccesso della misura di riforma pensioni voluta dalla Lega. Ignazio Ganga non è però d’accordo. Per il Segretario confederale della Cisl, infatti, se le domande sono state meno del previsto è perché “le persone quando decidono di andare in pensione cercano di valutare con attenzione costi e benefici. Per tale ragione introdurre la flessibilità nell’accedere alla pensione è importante”. Il suo omologo in Cgil, Roberto Ghiselli, in tal senso chiede che per le nuove misure previdenziali siano utilizzati i risparmi derivanti dal minor ricorso a Quota 100 rispetto al previsto. Sul Corriere della Sera, Massimo Franco parla invece di Quota 100 come di una misura costosa, “che continua a essere considerata dall’Europa un fardello strutturale per i conti pubblici”. Per questo non condivide la linea della Lega che ne chiede la conferma tout court.
RIFORMA PENSIONI, I COSTI DEL FONDO NAZIONALE PREPENSIONAMENTO
Emergono nuovi dettagli riguardanti il fondo nazionale per il prepensionamento che potrebbe sostituire Quota 100. La misura di riforma pensioni messa a punto dalla Lega, secondo quanto riporta Il Messaggero, viene ritenuta “credibile” dal Tesoro e avrebbe un costo di 400 milioni di euro per il primo anno crescendo poi nei due anni successivi (l’idea infatti è quella di un fondo che avrebbe una durata limitata dal 2022 al 2024). Complessivamente la spesa potrebbe essere compresa tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro. Non è chiaro se i requisiti resterebbero gli stessi di Quota 100 o se invece vi possa essere l’innalzamento di quello anagrafico, almeno a 63 anni. Le risorse potrebbero essere inizialmente prese dai 3 miliardi stanziati per la riforma fiscale, che richiederà diverso tempo per diventare operativa.
LE PAROLE DI GHISELLI SULLA RIFORMA PENSIONI
Roberto Ghiselli, intanto, lancia un avvertimento al Governo: “Quello delle pensioni è un tema caldo. Non possiamo scherzare. Abbiamo fatto richieste, siamo pronti a discutere. Però non vogliamo farlo per finta, vogliamo risposte, acquisire dei risultati. Se così non sarà, intensificheremo le iniziative, faremo mobilitazione utilizzando tutti gli strumenti che conosciamo, compreso lo sciopero”, sono le parole del Segretario confederale della Cgil in un’intervista ad Askanews. Il sindacalista ricorda anche che il Governo aveva preso un impegno a riprendere il confronto sulla riforma delle pensioni a inizio settembre, ma ancora non è arrivata alcuna convocazione “e questo è un problema”. Vedremo se nei prossimi giorni ci sarà qualche mossa da parte del ministero del Lavoro.
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