RIFORMA PENSIONI, LE STIME DEL MEF

Come noto, Mario Draghi ha chiarito che eventuali mosse di riforma delle pensioni da concordare con i sindacati dovranno essere sostenibili dal punto di vista contabile. Il Sole 24 Ore evidenzia che uno dei nodi da sciogliere nel confronto tra esecutivo e organizzazioni sindacali riguarda “un significativo allungamento del raggio d’azione dell’Ape sociale. Per i sindacati quello arrivato con la manovra è un primo segnale”. Il quotidiano di Confindustria spiega quindi che secondo le stime del Mef, “al netto dei ritocchi apportati dal Parlamento per ‘edili’ e ‘ceramisti’, la propensione all’utilizzazione dell’Anticipo pensionistico sociale si dovrebbe tradurre in 21.200 uscite, con un impatto sulle casse dello Stato di 141,2 milioni il prossimo anno e 275 milioni nel 2023, che si assottiglierà poi nei 12 mesi successivi”.



I NUMERI DI QUOTA 102 E OPZIONE DONNA

Vengono anche ricordate le cifre relative a Quota 102, il cui costo “sarà invece complessivamente di quasi 1,7 miliardi fino al 2025, partendo dai 176 milioni del 2022 e con un picco di 679,3 milioni nel 2023”. Secondo il Mef, inoltre, “l’assegno medio con Quota 102 dovrebbe essere di 26mila euro annui”. Per quanto riguarda Opzione donna, “dovrebbe aprire la strada il prossimo anno a 17mila assegni anticipati (su un totale di 29.500 ‘addette’ e ‘operatrici’ che saranno in possesso dei requisiti richiesti), per un costo di 111,2 milioni. Un flusso che dovrebbe salire a 28.200 trattamenti nei dodici mesi successivi e raggiungere il picco di 29.100 assegni nel 2024 (con una spesa vicina ai 500 milioni) per poi cominciare a scemare”.



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