SPI-CGIL, FNP-CISL E UILP-UIL SCRIVONO ALL’INPS
Ivan Pedretti, Piero Ragazzini e Carmelo Barbagallo, rispettivamente Segretari generali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, hanno scritto al Presidente dell’Inps Pasquale Tridico e al Presidente del Civ Inps Guglielmo Loy, per chiedere un incontro in cui affrontare il problema del digital divide che rischia di portare molti pensionati ad avere problemi di accesso alle informazioni sulle proprie pensioni. Infatti, come noto, dallo scorso 1° ottobre è stato sospeso il rilascio di nuovi Pin Inps e dal prossimo ottobre occorrerà lo Spid, cosa che rischia di creare un problema di esclusione digitale di una parte consistente della popolazione anziana e pensionata. I sindacati, come si legge sul sito dello Spi-Cgil chiedono quindi “al Cda e al Civ Inps di farsi portavoce nei confronti delle istituzioni della necessità di affrontare il tema del divario digitale della popolazione anziana per quanto riguarda l’accesso ai servizi della Pubblica amministrazione e specificatamente dell’Inps, anche mettendo in campo un grande progetto di alfabetizzazione digitale e utilizzando le risorse del Next Generation Eu”.
I DATI COVIP SULLE FORME PENSIONISTICHE COMPLEMENTARI
La Covip ha diffuso i dati relativi alla posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari, che lo scorso dicembre hanno raggiunto quota 9,353 milioni, in rialzo del 2,6% rispetto all’anno precedente. Come riporta Radiocor, si tratta di un incremento “inferiore rispetto ai periodi precedenti all’emergere dalla crisi epidemiologica. A tale numero di posizioni, che include anche quelle di coloro che aderiscono a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 8,480 milioni di individui”. I maggiori incrementi “si riscontrano nel fondo destinato ai lavoratori del settore edile (20.600 unità in più) e nel fondo rivolto ai dipendenti pubblici (14.000 unità in più)”. La Covip fa anche notare che “il calo dei contributi osservato nel secondo trimestre, in corrispondenza della fase più acuta della crisi,” è stato recuperato, visto che c’è stata una crescita dei flussi contributivi del 3% rispetto al 2019, in particolare per i fondi negoziali e per quelli aperti.
BOMBARDIERI (UIL): LA ‘RICETTA’ PER LE PENSIONI
«Puntiamo sulla flessibilità in uscita ragionata e differenziata: non si può tornare alla vecchia riforma Fornero»: così Pierpaolo Bombardieri, segretario nazionale della Uil, a Rai News24 in vista della convocazione domani alla Camera assieme a Cgil e Cisl per il primo incontro con il Presidente incaricato Mario Draghi. «Quota 102? Non abbiamo pregiudiziali ma occorre distinguere tra la spesa in uscita e in entrata e soprattutto sulla differenza essenziale dei lavori», ha spiegato ancora il leader della Uil a Studio24 ribadendo la necessità di differenziare lavoratori e mestieri, «non tutti sono uguali, per questo occorre rivedere il sistema dei lavoratori gravosi e usuranti in modo da permettere una flessibilità migliore che eviti il ritorno alla Fornero». Nel frattempo i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil – Landini, Furlan e Bombardieri – in una nota congiunta fanno sapere tutta la loro preoccupazione «per la situazione di emergenza sanitaria, sociale, occupazionale ed economica del paese che rischia di aggravarsi nelle prossime settimane quando scadrà il blocco dei licenziamenti e la cassa covid. A tal proposito, Cgil, Cisl, Uil valutano molto positivamente che il Presidente incaricato Mario Draghi abbia ieri affermato di voler aprire un confronto di merito anche con le parti sociali. Per questo – concludono i sindacalisti – Cgil, Cisl Uil dichiarano la loro disponibilità fin da subito ad incontrare il Presidente incaricato Draghi per esternare le loro preoccupazione e le proposte del sindacato peraltro già illustrate al precedente Governo».
LE PAROLE DI FURLAN
Si avvicina il momento dell’incontro tra Mario Draghi e i sindacati e Annamaria Furlan, intervistata dal Quotidiano Nazionale, spiega che in tema di riforma pensioni “Quota 100 è uno dei pochi strumenti di flessibilità pensionistica. Non è il momento di parlare per slogan. Bisogna trovare soluzioni praticabili per evitare uno scalone di cinque anni o nuovi esodati”. Dunque il nuovo Governo dovrà, secondo la Segretaria generale della Cisl, lavorare a una misura pensionistica, riprendendo sostanzialmente il dialogo aperto in materia con i sindacati dall’attuale esecutivo. Intanto su Italia Oggi viene ricordato che l’Inps con un messaggio apposito ha chiarito che i licenziamenti operati in deroga al blocco attivo fino a fine marzo tramite esodo incentivato richiedono il pagamento, da parte del datore di lavoro, del cosiddetto “ticket licenziamenti”, dato che al lavoratore viene versata anche la Naspi. La somma dovuta andrà versata entro il 16 aprile per quei licenziamenti per esodo effettuati tra il 15 agosto e il 5 febbraio.
IL DUBBIO SULL’ESONERO CONTRIBUTIVO
In un articolo pubblicato recentemente su Avvenire è stato ricordato con la Legge di bilancio è stato approvato un esonero contributivo per lavoratori autonomi e partite Iva, che comprende anche parte del personale sanitario. Nello specifico si tratta di medici, infermieri e operatori sociosanitari “che sono già in pensione e poi assunti in via straordinaria per fronteggiare l’emergenza derivante dalla diffusione del Covid”. Tuttavia è incerto se l’esonero dal pagamento dei contributi previdenziali “riguardi non solo gli assunti con un rapporto di lavoro dipendente, ma anche gli altri con rapporti diversi, come la collaborazione continuativa, saltuaria, ecc.” Servirà quindi un chiarimento in materia. Val la pena ricordare che il personale sanitario in pensione richiamato in servizio per fronteggiare l’emergenza legata al Covid è stato anche esentato dal divieto di cumulo con altri redditi previsto con la riforma pensioni del Governo Conte-1 in merito a Quota 100. Un’esenzione più che giustificata se si pensa alla ragione per cui chi era in quiescenza è tornato a lavorare.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI RIZZA (FLC-CGIL)
Come riporta palermotoday.it, Adriano Rizza, Segretario generale della Flc-Cgil della Sicilia, saranno quasi 5.000 le unità di personale scolastico regionale che “andranno in pensione a partire dal primo settembre prossimo. Un’occasione importante per favorire le immissioni in ruolo, il rientro dei numerosi docenti emigrati al Nord e le stabilizzazioni dei precari”. Il sindacalista specifica che “si tratta di 4.852 lavoratori, di cui 3.732 docenti e 1.120 Ata che potranno accedere al pensionamento attraverso il ricorso alla cosiddetta ‘quota 100‘. I dati includono anche i pensionamenti d’ufficio, fatti cioè in presenza dei requisiti massimi utilizzabili da parte dei lavoratori per rimanere ancora in servizio. A questi numeri si aggiungeranno i dirigenti scolastici, che hanno tempo fino al 28 febbraio per presentare la domanda e il personale che utilizzerà ‘opzione donna’ e ‘ape sociale’”.
LE PAROLE DI RUSSO (CISL)
Tonino Russo, Segretario generale della Cisl della Calabria, come riporta corrieredelleconomia.it, è invece intervenuto durante il webinar in cui è stato presentato il bilancio 2019 dell’Inps regionale, commentando alcuni dei dati in esso contenuto. In particolare, il sindacalista ha evidenziato che “all’esodo del pubblico impiego per via di ‘quota 100′ non ha fatto seguito il giusto ricambio generazionale e la diminuzione dei lavoratori autonomi è indice delle debolezze del tessuto economico e delle contrazioni dei consumi”. Russo ha anche sottolineato che “le donne, anche se costituiscono il 56,63% del totale, percepiscono solo il 49,21% del monte complessivo pensionistico. Sono penalizzate da una carriera discontinua: al tema della diseguaglianza va posta la giusta attenzione”.