LE PAROLE DI ELSA FORNERO
Elsa Fornero, nella prefazione al libro di Giuliano Cazzola “La guerra dei 50 anni”, dedicato al tema della riforma delle pensioni, scrive che “nonostante la popolarità del tema pensioni, la conoscenza dei concetti che stanno alla base di questo fondamentale ‘contratto tra generazioni’ è spesso purtroppo approssimativa e dominata da convinzioni assai poco rigorose. Il che può facilmente condurre a comportamenti dannosi per il singolo (come l’accettazione di un lavoro sommerso in cambio di un ‘netto in busta’ più elevato) ma anche per la collettività e in particolare per le generazioni future, sotto forma di opposizione a riforme necessarie per la sostenibilità (termine oggi molto in voga con riferimento all’ambiente ma misconosciuto per quanto riguarda le grandi istituzioni sociali, come il sistema pensionistico), l’adeguatezza (ossia la capacità di offrire un buon livello di sicurezza economica nell’età anziana, costruito sul lavoro e non sulle promesse politiche) e anche la modernizzazione del sistema (per esempio, sul piano della parità di trattamento tra generi)”.
CONTRATTO DI ESPANSIONE, LE STIME SUI PREPENSIONAMENTI
Nel Decreto sostegni bis è stata inserita anche l’estensione del contratto di espansione alle imprese con almeno 100 dipendenti. Nella relazione tecnica che accompagna il provvedimento, come riporta Il Sole 24 ore, si prevede che esso “avrà un impatto su circa 18mila lavoratori posti in cassa integrazione per riqualificarsi” e che “in 4.500 sceglieranno di di aderire allo scivolo alla pensione che riguarda i lavoratori che sono almeno a 5 anni dalla maturazione dei requisiti pensionistici, a partire da settembre 2021”. “La relazione tecnica stima ulteriori 1.400 lavoratori in prepensionamento con partenza del beneficio dal 1° novembre 2021, con un onere di 30 milioni, tra indennità Naspi e contributi figurativi”. Vedremo se quella che era stata una misura introdotta nel 2019, a seguito delle estensioni e dei potenziamenti adottati verrà sempre più adottata, anche per contribuire ad aumentare il numero di assunzioni che comunque le aziende devono prevedere all’interno del contratto di espansione.
L’IMPEGNO DI NANNICINI PER LE PENSIONI DEI GIORNALISTI
Come spiega Il Sole 24 Ore, ieri la crisi dell’Inpgi è stata al centro dell’audizione della Presidente Marina Macelloni e della Direttrice generale Mimma Iorio presso la commissione bicamerale di vigilanza degli enti di previdenza privata. Secondo Macelloni, è possibile evitare il commissariamento dell’Inpgi “sempre ammesso che si faccia un ragionamento e un’osservazione coerente con la platea sottostante”. Inoltre, ha ricordato che le misure di riforma pensioni adottate, l’ultima delle quali nel 2016 ha sostanzialmente equiparato le prestazioni Inpgi a quelle Inps, non sono servite “a riportare in stabilità i conti perché gli assicurati dipendenti continuano a calare”. Dunque occorre “intervenire sulla platea”. È noto che l’idea è quella di allargarla agli operatori della comunicazione dal 2023, ma i colloqui con il Governo sulla possibilità di anticipare questa misura sono ripresi solamente il mese scorso. Il quotidiano di Confindustria spiega che il Presidente della commissione, Tommaso Nannicini, “si è impegnato a tutelare le pensioni dei giornalisti”.
IL PROBLEMA DEMOGRAFICO PER LE PENSIONI
In tema di riforma pensioni si è spesso parlato del peso della situazione demografica sul sistema previdenziale, soprattutto guardando al lungo periodo. In tal senso in un articolo su linkiesta.it viene ricordato che “in Italia il tasso di dipendenza degli anziani è il più alto dell’Ue. In Italia, per ogni 100 persone di età compresa tra 15 e 64 anni, ci sono 36,4 persone con più di 65 anni. La media europea è di 32 mentre in un paese culturalmente simile al nostro, come la Spagna, è di 29,7. Non sorprende che, secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), l’Italia sia tra i paesi che più scende per le pensioni in percentuale del proprio Prodotto interno lordo (15%) mentre la Germania spende circa il 10%. Secondo il ministero italiano dell’Istruzione, nei prossimi dieci anni l’Italia potrebbe avere fino a 1,4 milioni di studenti in meno. La crisi demografica sta amplificando quindi la sfida di trovare un equilibrio tra una maggior numero di pensionati e un minore numero di lavoratori”.
RIFORMA PENSIONI, I DATI INPS
I dati dell’Osservatorio Inps sulle pensioni relativi al comparto pubblico stanno creando non poche discussioni. La Nazione, per esempio, evidenzia che l’importo medio percepito da un ex dipendente pubblico nella regione è di circa 2.000 euro al mese, contro una media (che comprende quindi anche il settore privato) che ammonta a 830 euro. Una differenza notevole. C’è anche chi, come fa today.it, si domanda che fine abbia fatto la proposta del ministro Brunetta di introdurre una misura di riforma pensioni per fare in modo che i dipendenti pubblici non più motivati o con competenze poco valide accedano alla quiescenza con ben 5 anni di anticipo. Una misura che creerebbe con tutta probabilità non pochi malcontenti tra i lavoratori non pubblici. Recentemente, però, non se n’è più parlato.
LE PAROLE DI GRIBAUDO (PD)
Intanto Chiara Gribaudo, deputata del Partito democratico, ha dichiarato: “Avevamo avvertito fin dall’inizio che Quota 100 avrebbe anticipato la pensione ai lavoratori più stabili e sicuri, sottraendo risorse ai giovani e mettendo in secondo piano i lavoratori fragili o chi svolge impieghi usuranti e gravosi. I dati Inps dimostrano tutta l’iniquità di questa misura e devono far riflettere tutti sulle prossime riforme del sistema previdenziale. La promessa di Salvini di un giovane assunto per ogni pensionato non si è concretizzata. Tutti hanno diritto a una pensione dignitosa a un’età dignitosa. Ma qui si sono aumentate disuguaglianze economiche e generazionali”. Parole da tenere in conto in attesa che il Governo riapra il confronto con i sindacati sulla riforma delle pensioni.
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