DE LUCA TORNA SULL’INTEGRAZIONE A 1.000 EURO
Vincenzo De Luca è tornato a parlare del piano economico-sociale messo attuato dalla Regione Campania, che per i mesi di maggio e giugno ha previsto un’integrazione a 1.000 euro per gran parte delle pensioni (alcune, come quelle di reversibilità, sono infatti rimaste escluse dal provvedimento) più basse. “Per i pensionati siamo orgogliosi di aver dato 1000 euro per le pensioni al minimo e mi auguro che il governo le aumenti”, sono le parole del Governatore campano riportate da vesuviolive.it. Intanto il Capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Francesco Lollobrigida, che già nei giorni scorsi aveva annunciato la presentazione di un emendamento al decreto rilancio per raddoppiare le pensioni di invalidità, intervenendo al Tg1, come riporta Askanews, ha detto: “Un invalido non può vivere con 285 euro, Fratelli d’Italia lo dice da sempre e ora lo dice anche la Corte Costituzionale. Si raddoppino immediatamente le pensioni di invalidità, a partire dal decreto rilancio”. Vedremo se la maggioranza ascolterà queste richieste.
LA RICHIESTA ANMIC SUGLI ASSEGNI DI INVALIDITÀ
Il Presidente dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili Nazaro Pagano ricorda che la sentenza della Corte costituzionale sull’importo delle pensioni di invalidità “lascia purtroppo irrisolta la fondamentale questione del limite di reddito troppo basso che era previsto nel 2011 per gli invalidi civili al 100% dall’art. 38 della legge 448”. In questo modo l’aumento delle pensione riguarderebbe “solo gli invalidi civili totali, fra i 18 e i 60 anni, con redditi inferiori o pari a 6.713,98 euro su base annua. Una soglia reddituale che giudichiamo inaccettabile, perché troppo bassa e riteniamo che debba essere comunque parametrata al limite di reddito annuo di 16.984,79 euro previsto oggi per accedere alla pensione di invalidità”. Per questo motivo, come riporta l’agenzia Sir, Pagano chiede che l’aumento riguardi anche “coloro che hanno un grado di invalidità inferiore al 100%. Riteniamo dunque improcrastinabile provvedere a un riordino complessivo che armonizzi e superi ogni ulteriore rischio di discriminazione nel sistema pensionistico assistenziale”.
SALVINI, LE PENSIONI E L’UE
Ci va giù molto pesante il Segretario della Lega Matteo Salvini sul rapporto Europa-Italia sulle pensioni in un potenziale prossimo futuro con il Centrodestra al Governo: nell’intervista odierna a La Stampa – dove il leader leghista chiede ancora le Elezioni Politiche giù a settembre per mandare a casa il Governo Conte – dal Mes alla nuova riforma pensioni il passo è “breve”. «Forza Italia fa parte del Ppe dove comanda la Merkel che sta insistendo più di tutti. Berlusconi lo fa (spingere per il Mes, ndr) per non dispiacere alla Cancelliera, ma lei fa gli interessi della Germania», spiega Salvini sottolineando però come nell’accettare i miliardi dell’Europa sul Fondo Mes si potrebbero avere conseguenze pessime per l’Italia. «Quando vinco io le elezioni tempo un minuto mi chiederebbero di rientrare. Finché al governo ci sono gli innocui Franceschini e Gualtieri, e in Europa c’è Gentiloni», conclude Salvini, «va tutto bene. Se al governo va il centrodestra ti impongono patrimoniale e legge Fornero». (agg. di Niccolò Magnani)
LE RICHIESTE DEL SADIRS
Il sindacato Sadirs come spiega livesicilia.it, critica la proposta presentata dall’Aran sulla riqualificazione del personale regionale e lo smart working bollandola come “irricevibile”. Secondo l’organizzazione sindacale, è necessario procedere con la riforma dell’ordinamento professionale “che dia risposte all’esigenza di ammodernamento dell’amministrazione con la riclassificazione e riqualificazione di tutto il personale regionale, anche alla luce dei pensionamenti che determineranno un ulteriore svuotamento degli uffici”. Gli effetti quindi delle ultime misure di riforma pensioni faranno sentire ancora i loro effetti sugli enti locali. Secondo il Sadirs è necessaria anche la “definizione di una complessiva azione politico amministrativa che determini temporalmente una precedenza alle procedure interne di riclassificazione rispetto ai nuovi concorsi e alle stabilizzazioni”, oltre che l’avvio “delle procedure del rinnovo contrattuale 2019/2021, con l’erogazione immediata della vacanza contrattuale”.
MACRON TIRA DRITTO. E L’ITALIA?
Se in Italia l’emergenza coronavirus ha fermato il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni, ma si ipotizza di lasciare forme di flessibilità proprio per via della difficile situazione economica, in Francia il Presidente Macron non sembra intenzionato a ritirare il progetto per innalzare i requisiti pensionistici. Come riporta Askanews, secondo l’inquilino dell’Eliseo “sarebbe un errore buttare la riforma delle pensioni nel cestino della spazzatura. Chiederò al Governo di avviare una concertazione in profondità con le parti sociali, a partire dall’estate, ma non ci sarà alcun abbandono della riforma: sono disponibile a una sua trasformazione, non potrà essere ripresa in modo invariato all’uscita della crisi”. Un’uscita che sarà, aggiunge Macron, “molto difficile e occorre prepararsi”. Vedremo se ci sarà manifestazioni e proteste contro il progetto di riforma pensioni come già era avvenuto nei mesi scorsi, prima che scoppiasse la pandemia. Vedremo anche quali saranno le decisioni del Governo italiano in campo previdenziale.
RIFORMA PENSIONI, I DATI DELL’ENPACL
Continua il periodo di approvazione dei bilanci delle casse previdenziali professionali. L’Enpacl, l’ente nazionale di previdenza dei consulenti del lavoro, come spiegato dal suo Presidente Alessandro Visparelli a Labitalia, può garantire con il suo patrimonio ben 10 annualità di pagamento delle pensioni in essere. “Ma il sistema di finanziamento dell’ente è a ripartizione e, dunque, la vera sostenibilità di lungo periodo è data anche da altri fattori, come un equilibrato rapporto tra iscritti e pensionati (oggi 2,35) e tra entrate contributive e uscite per prestazioni (oggi 1,53) nonché dal costante gettito contributivo da parte degli iscritti”. In questo senso l’Enpacl ha deciso per il 2020 di ridurre il carico contributivo a tutti gli iscritti.
IL DIVARIO DA COLMARE PER L’ENPAB
Buoni anche i dati dell’Enpab, l’ente di previdenza dei biologi. Per la sua Presidente Tiziana Stallone, tra le sfide per il futuro, come riporta Il Sole 24 Ore, c’è anche quella di “colmare il divario ancora sensibile tra che esiste tra uomini e donne. Su questo fronte va segnalato che la crescita delle entrate delle biologhe tra il 2015 e il 2018 per la prima volta è stata del 17% a fronte di un aumento dell’8% registrato dai colleghi (su questo risultato pesa la riduzione del 2% registrata nel 2016 dai biologi contro un più 3% delle biologhe). Nel dettaglio il reddito medio del 2018 è di 17.797, se si guarda invece al reddito per genere, quello medio delle biologhe è stato di 15.762 contro i 22.962 degli uomini; nel 2015 questa differenza era 14.124 euro donne e 20.804 euro uomini”.