I DATI INPS SU QUOTA 100

In un report dell’Inps viene reso noto che al 31 agosto 2021 sono state accolte 341.128 domande per accedere a Quota 100 sulle 433.202 presentate, con una spesa complessiva di 11,6 miliardi che diventeranno 18,8 nella proiezione fino al 2030. Come riporta il sito del Sole 24 Ore, “i lavoratori dipendenti che fino al 31 agosto hanno usufruito di Quota 100 sono 273.519: 166.282 del settore privato e 107.237 del settore pubblico. I pensionamenti anticipati dei lavoratori autonomi sono 67.609. Il 69,3% dei ‘quotisti’ sono uomini; il 30,3% donne. L’importo lordo medio annuo dell’assegno è di 25.663 euro”. Inoltre, “sono 151.849 i lavoratori con 62 anni, e 38 di contribuzione, usciti fin qui grazie a Quota 100 mentre 3.759 non li avevano ancora compiuti (per i professori del settore pubblico la scadenza è il primo settembre). A scegliere la via della pensione con 63 anni d’età sono stati invece in 69.297. Lo stesso canale d’uscita è stato utilizzato da oltre 55mila lavoratori con 64 anni d’età, da 41.780 con 65 anni e sa 19.352 con 66 anni compiuti”.



SALVINI ANCORA CONTRO LA RIFORMA FORNERO

«Vi preannuncio un nuovo fronte di battaglia della Lega, ci sarà un braccio di ferro. Il 31 dicembre di quest’anno scade quota 100»: lo ha detto ancora Matteo Salvini, questa volta in un comizio ad Assisi in vista delle prossime Elezioni Amministrative. Il leader della Lega arriva a definire la legge Fornero come «infame» e che rischia di condannare «a morte migliaia di italiani». La proposta della Lega è rinnovarla per 2 anni, ma lo scontro interno al Governo non prevede una semplice soluzione.



«A sinistra dicono ‘che problema c’è? Torniamo alla Fornero!’, peccato che se tu maturi i requisiti il 30 dicembre puoi andare in pensione a 62 anni», con la Quota 100, «se invece li maturi tre giorni dopo, gli anni non sono più 62 ma sono 67. Quella notte di Capodanno vengono usati 5 anni di vita a milioni di lavoratrici e lavoratori», conclude il segretario del Carroccio, non prima di lanciare un ulteriore appello, «Se pensano di cancellare Quota 100 e tornare alla legge Fornero, ecco noi pacificamente facciamo le barricate dentro e fuori dal parlamento perché con la vita degli italiani non si scherza». (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI GUERRA

Secondo Maria Cecilia Guerra, per il post-Quota 100 “il tema dello scalone c’è. Penso che si possa ragionare su forme di anticipo che sfruttino le caratteristiche del sistema contributivo: si va in pensione un po’ prima, sempre dopo aver raggiunto una certa anzianità, a 63, 64 o 65 anni, e si accetta una penalizzazione che però non deve arrivare a quella, eccessiva, di Opzione Donna”. Come riporta Repubblica, secondo la sottosegretaria all’Economia una riforma delle pensioni più ad ampio raggio permetterebbe anche di affrontare il tema delle “pensioni di garanzia per i giovani e per le donne”, in particolare tramite un sistema che “valorizzerebbe ai fini della pensione i periodi dedicati al lavoro di cura e quelli dedicati al lavoro di formazione da parte dei giovani, e non solo. Una contribuzione figurativa più bassa di quella ordinaria ma che permetterebbe di avere pensioni decenti, che evitino il ricorso all’assistenza”. Un’ipotesi, spiega il quotidiano romano, “sostenuta dal ministro Orlando, dai sindacati e da diverse forze politiche”.

SALVINI: FAREMO BARRICATE PER DIFENDERE QUOTA 100

Matteo Salvini sembra non voler rinunciare a Quota 100, nonostante l’opposizione di gran parte del resto della maggioranza di governo. Il leader della Lega, come riporta l’Agi, durante una tappa elettorale a Benevento ha detto che la misura di riforma pensioni varata nel 2018 sarà una priorità del Carroccio, come la rottamazione delle cartelle esattoriali. “Faremo le barricate davanti al Parlamento per difendere Quota 100”, ha aggiunto Salvini. Visitando il Salone del Mobile di Milano venerdì, come riporta l’agenzia Dire, Enrico Letta ha detto, a proposito di Quota 100: “Noi siamo d’accordo sul fatto che su questo tema si siano fatti degli errori profondi in passato e non crediamo che sia la strada giusta“. Il Segretario del Pd ha criticato Salvini perché su questi temi “fa campagna elettorale permanente”, perché sa che “questa cosa non è possibile”. Per Letta il leader della Lega fa quindi affermazioni su Quota 100 “per fare campagna elettorale, ma noi siamo seri e cerchiamo di dire le cose che si possono fare e non quelle che non si possono fare”.

RIFORMA PENSIONI, I DATI SULLE CASSE DEI PROFESSIONISTI

In un articolo pubblicato su ilpuntopensionielavoro.it, Alessandro Bugli analizza i dati relativi ai 20 enti previdenziali privati o privatizzati che sono chiamati a gestire il risparmio previdenziale dei professionisti, ricordando che al 2020 “si contano 1 milione e 692mila professionisti iscritti alle Casse, con un +0,53% rispetto all’anno 2019” e che “il rapporto tra attivi e pensionati è ancora molto favorevole, intorno a 3,7 attivi per pensionato. I contributi incassati ammontano a circa 11 miliardi di euro, a fronte di circa 7 miliardi di spesa per prestazioni assistenziali e pensionistiche. Gli  attivi e i patrimoni netti continuano a crescere. Desta preoccupazione il dato di INPGI”, la cassa previdenziale dei giornalisti, che rischia il commissariamento.

GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA

Bugli evidenzia anche che dalla lettura dei bilanci emergono almeno tre effetti della pandemia sulle Casse. Anzitutto “minori ricavi (in termini di contributi e sanzioni) rispetto a quelli diversamente ottenibili”. Ovviamente, poi, si è registrato anche un decremento nella raccolta dei contributi “in ragione della crisi che ha colpito, soprattutto al tempo del primo lockdown determinati settori professionali, con conseguente riduzione dei redditi”. Infine, vi sono stati “maggiori interventi in materia di assistenza, giustamente intrapresi, dalla maggior parte delle singole Casse (con preventiva autorizzazione ministeriale, dove e quando dovuta)”. Senza “contare le notevoli risorse anticipate dalle Casse per la concessione del RUI ai propri iscritti, importi che – dalla lettura dei bilanci – sembrano già stati rimborsati pressoché integralmente dallo Stato (per oltre il 98%) in chiusura di anno 2020”.

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