BOMBARDIERI: NO A MODIFICHE NON DI SISTEMA
Intervistato dal Manifesto in vista della mobilitazione sindacale unitaria di sabato 26 giugno, Pierpaolo Bombardieri in materia di riforma pensioni spiega: “Continuiamo a chiedere di affrontare il tema appena possibile, appena chiusa la riforma degli ammortizzatori. Le nostre richieste sono chiare: separare previdenza e assistenza; uscita flessibile a 62 anni; non tutti i lavorai sono uguali e dunque chi fa lavori usuranti può andare prima; riconoscimento del lavoro di cura per le donne; pensione di garanzia per giovani e precari coprendo i periodi di non lavoro. Non accetteremo una discussione veloce o un’altra modifica non di sistema”. Le parole del Segretario generale della Uil fanno quindi pensare che non basterà un ritocco al sistema previdenziale tramite la Legge di bilancio, un po’ come accaduto lo scorso anno. Tuttavia ancora l’esecutivo non si è pronunciato sul tema della previdenza e dunque è difficile capire se le istanze dei sindacati saranno accolte. Resta il fatto che sulla carta le risorse a disposizione non sono molte.
LETTERA A DRAGHI: “RISCHIO SOSTENIBILITÀ PENSIONI”
Il portale “Pensioni per tutti” ha pubblicato una lettera indirizzata al Premier Mario Draghi scritta da Massimo Angrisani, Professore ordinario di Metodi Matematici dell’Economia e delle Scienze Attuariali e Finanziarie: la missiva, diffusa dal professor Giuliano Cazzola proprio al sito esperto di previdenza, giudica la difficoltà e il rischio di sostenibilità del sistema pensioni dopo la scadenza della riforma Quota 100. Non solo i conti non sarebbero a posto nelle casse Inps per affrontare i prossimi anni di spesa previdenziale, ma anche tre fattori demografici «che li metteranno ulteriormente in crisi minandone la sostenibilità». Il professor Angrisani suggerisce così al Governo di prendere misure al più presto di allargamento della spesa pensionistica: «una verifica della sostenibilità del sistema pensionistico italiano che parta dal grado di indebitamento del sistema stesso. E’ necessario calcolare con esattezza il debito del sistema pensionistico e in funzione di questo pianificare degli interventi». I tre fattori demografici citati riguardano l’entrata nella fascia di età di pensionamento delle generazioni del baby boom, la flessione delle nascite che invece si è registrata a partire dalla seconda metà degli anni 60 del secolo scorso e infine l’allungamento della aspettativa di vita. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LE RICHIESTE DEI SINDACATI
Firenze sarà, insieme a Torino e Bari, teatro della mobilitazione unitaria sindacale in programma il 26 giugno. Nella capoluogo toscano non mancherà una delegazione della Cisl di Grosseto. “Serve il diritto alla salute e cure accessibili e di qualità per tutti, con prevenzione e assistenza sociosanitaria nei luoghi di vita e di lavoro, oltre alle assunzioni stabili e ai sostegni al personale sociosanitario. Anche per le pensioni chiediamo flessibilità in uscita dai 62 anni o con 41 anni di contributi, la valorizzazione della maternità e la tutela dei redditi da pensione”, sono le parole di Katiuscia Biliotti, Segretaria generale della Cisl di Grosseto, riportate da ilgiunco.net. Tra le rivendicazioni sindacali anche quella di “garantire una buona occupazione per i giovani e le donne, che la pandemia ha messo in ginocchio, trovando un piano per l’occupazione, un lavoro stabile e sicuro, favorendo misure di conciliazione vita-lavoro e una giustizia fiscale ed equità per ridurre le tasse a lavoratori e pensionati, contrastando l’evasione, sostenendo lo sviluppo e combattendo le disuguaglianze”.
LE PENSIONI ESSENZIALI PER I GIOVANI
In un articolo dedicato ai dati sulla povertà diffusi la settimana scorsa dall’Istat e pubblicato su linkiesta.it viene evidenziato che “i più anziani e i pensionati hanno passato l’anno quasi indenni. Se dal punto di vista sanitario sono stati le principali vittime del Covid, da quello economico, come per una curiosa compensazione, le conseguenze per chi ha più di 65 anni sono state lievissime o nulle. Il tasso di povertà, sempre assoluta, è cresciuto per costoro solo del 0,6%, dal 4,8% al 5,4%. Quello dei più giovani era già più alto, ma nonostante questo è comunque aumentato di più, di circa due punti, segnando dei record, e andando al 9,2% per i 35-64enni, all’11,3% per i giovani di 18-34 anni e al 13,5% per i minorenni”. Dati che devono far riflettere sul presente e il futuro dei giovani, per i quali oggi la pensione di un familiare può essere una sorta di salvagente: “Avere avuto i nonni e i genitori anziani dietro come garanti ‘di ultima istanza’ ha contato più che o avere aderito a qualche sussidio statale e soprattutto più che aver fatto i giusti studi”.
RIFORMA PENSIONI, I DATI DELLA GDF
Stando ai primi dati del bilancio operativo della Guardia di finanza relativo al 2020 riportati dal sito del Corriere della Sera, l’anno scorso, in relazione al Reddito di cittadinanza, “sono stati intercettati oltre 50 milioni di euro indebitamente percepiti e circa 13 milioni di euro di contributi richiesti e non ancora riscossi con 5.868 persone denunciate per aver percepito un aiuto che non gli spettava. Tra questi figurano soggetti intestatari di ville e auto di lusso, evasori totali, persone dedite a traffici illeciti e facenti parte di associazioni criminali di stampo mafioso, già condannate in via definitiva”. Sul fronte della riforma pensioni va tenuto presente che “sui contributi per la spesa previdenziale e assistenziale, sono stati percepiti indebitamente 93 milioni di euro”.
LE FRODI PER LA SPESA PREVIDENZIALE
Per quanto riguarda “la sola spesa previdenziale (assegni sociali, pensioni di guerra, invalidità civile e altre) sono state accertate frodi per oltre 28 milioni di euro. In relazione alla spesa sanitaria, significativo il dato riferito all’ammontare dei danni erariali accertati (258,5 milioni di euro), ‘a testimonianza di come il settore sia interessato da condotte oggetto di valutazioni tanto delle autorità giudiziarie penali quanto di quelle contabili’”. Complessivamente, “la Guardia di Finanza ha scoperto 3.546 evasori totali, ossia imprenditori o lavoratori autonomi completamente sconosciuti all’Amministrazione finanziaria”, mentre “sono quasi ventimila (per l’esattezza 19.209) i lavoratori in nero o irregolari scoperti”.
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