RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI ORLANDO
Come riporta Radiocor, secondo Andrea Orlando, in tema di riforma pensioni “il dibattito pubblico rimane troppo concentrato sulla flessibilità e sulla possibilità di anticipo dal mercato del lavoro, io penso che dovremmo concentrarci sulle prospettive che riguardano gli assegni delle nuove generazioni, ritengo che il dibattito vada liberato da approcci pretestuosi, cercando di rimanere sul merito delle questioni. Ho attivato le commissioni sui lavoro gravosi e sulla spesa assistenziale per approfondire e individuare misure in grado di introdurre elementi di equità e flessibilità, su questo, una volta chiuso sulla riforma degli ammortizzatori, si avvierà il confronto con le parti sociali, stiamo mettendo in campo un progetto di riforma complessivo”. “Come sul reddito di cittadinanza, ritengo che il dibattito sulla previdenza vada liberato da approcci pretestuosi, rimanendo sul merito delle questioni”, ha specificato il ministro del Lavoro, stando a quanto riporta Adnkronos.
PENSIONI, L’IPOTESI DI RIFORMA POST QUOTA 100
La Quota 41 potrebbe essere la riforma pensioni adatta per il post-Quota 100, se non fosse per un problema di costi evidenziato dal Presidente Inps Pasquale Tridico sempre oggi nella sua relazione annuale Inps: «4,3 miliardi nel 2022 fino ad arrivare a 9,2 a fine decennio, corrispondenti allo 0,4% del prodotto interno lordo». Il bilancio pessimo sulla Quota 100, rilevato dal n.1 Inps, non deve essere “riproposto” anche dalle successive riforme e su questo si snodano i maggiori dubbi di Tridico sulla pur interessante Quota 41: in pensione per tutti i lavoratori che hanno versato almeno 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Ma il rischio per i tecnici Inps è che si possa ricreare il problema della spesa negli anni a venire, specie dopo due anni di uscite non preventivate per l’incombente emergenza Covid-19, «l’istituto ha pagato 44,5 miliardi di euro per misure di sostegno al reddito, per un totale di 15,1 milioni di cittadini interessati», conclude Tridico. (agg. di Niccolò Magnani)
TRIDICO SU QUOTA 100
Oggi a Montecitorio Pasquale Tridico ha presentato il Rapporto annuale dell’Inps e, come riporta vicenzapiu.com, ha evidenziato che “rispetto agli impatti occupazionali attraverso la sostituzione dei pensionati in Quota 100 con lavoratori giovani, un’analisi condotta su dati di impresa non mostra evidenza chiara di uno stimolo a maggiori assunzioni derivante dall’anticipo pensionistico”. Parole non certo lusinghiere verso la misura di riforma pensioni varata nel 2018. Il Presidente dell’Inps, come riporta Radiocor, ha anche sottolineato che “in rapporto al contesto macroeconomico, la dinamica della spesa pensionistica si caratterizza per un rallentamento della crescita a partire dal 2014. Tuttavia, il rapporto tra numero di pensionati e occupati si mantiene su un livello che è tra i più elevati nel quadro europeo. Inoltre, il rapporto tra l’importo complessivo delle pensioni, in termini nominali, e il numero di occupati è cresciuto del 70% tra il 2001 e il 2020”. Resta il fatto che tale somma comprende anche una componente di spesa assistenziale.
LE PAROLE DI LANDINI
“La riforma delle fisco, delle pensioni e degli ammortizzatori sociali. Al Governo su queste tre partite chiediamo trattative vere per portare risultati concreti. Se le risposte del Governo non andranno nel senso delle nostre rivendicazioni siamo anche pronti a mobilitarci”. Con queste parole, pronunciate nel corso dell’Assemblea nazionale della Filt-Cgil e riportate da Adnkronos, Maurizio Landini ha mandato un chiaro messaggio all’esecutivo. Intanto, come segnala firstonline.info, con un emendamento al Decreto sostegni-bis sono stati concessi altre sei mesi di tempi all’Inpgi per evitare il commissariamento. Occorrerà comunque trovare una soluzione perché le misure approvate dal cda dell’Inpgi non sembrano sufficienti a metterne in sicurezza i conti. Anche per questo “è stata decisa l’istituzione di una commissione tecnica con i rappresentanti dei ministeri del Lavoro, dell’Economia, della Presidenza del Consiglio e dell’Inpgi e dell’Inps per ‘consentire i necessari approfondimenti’ al fine di garantire la sostenibilità del sistema pensionistico dei giornalisti”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PROIETTI
Per Domenico Proietti, separare contabilmente assistenza e previdenza non è solo “una questione di bilancio ma un atto dovuto propedeutico ad ogni intervento sul sistema della pensioni. In Italia al momento abbiamo almeno 3 diversi modi di contabilizzare la spesa pensionistica. Questi strumenti di misurazione utilizzano criteri simili ma non identici il che porta a differenti risultati con l’effetto che non abbiamo un dato che sia ufficiale ed univoco di quale sia il reale costo delle pensioni in Italia”. Per il Segretario confederale della Uil, il lavoro della commissione tecnica chiama a separare previdenza e assistenza non è però semplice, anche per “l’oggettiva difficoltà di districarsi tra norme che negli anni si sono stratificate”.
L’IMPORTANZA DEI LAVORI DELLE COMMISSIONI TECNICHE
Il sindacalista, intervistato da pensionipertutti.it, invece, “i lavori della commissione gravosi procedono nella giusta direzione e già a fine luglio un rapporto preliminare potrà essere presentato al Ministro del Lavoro. I presupposti alla base del lavoro di questa commissione sono quelli di individuare analizzando i dati disponibili con strumenti scientifici nuove categorie di mansioni usuranti e gravose per le quali gli attuali requisiti previdenziali risultano essere troppo elevati e non rispondenti alle reali esigenze dei lavoratori”. I lavori di questa commissione aiuteranno una riforma pensioni all’insegna della flessibilità, “partendo dal principio che i lavori non sono tutti uguali e che quindi non si può imporre un requisito di accesso unico a tutti”.
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