LA RICHIESTA DI RUSSO
Come noto, tra le notizie di riforma pensioni c’è l’annuncio di Nunzia Catalfo sul pagamento degli assegni di aprile anticipato dal 26 marzo per evitare assembramenti agli uffici postali. Paolo Russo, deputato di Forza Italia, insieme ad alcuni colleghi di partito chiede però alla ministra del Lavoro di anticipare la data al 23 marzo “e nei prossimi mesi al 20 scaglionando per ordine alfabetico le presenze davanti agli sportelli postali: contribuiremo così a proteggere i nostri nonni e ad evitare contagio ed assembramenti”. “La disposizione è tanto più necessaria perché riguarda anziani che, come risulta dai loro prelievi storici, non rinunciano ad incassare materialmente la pensione fin dal primo giorno utile, a prescindere dal fatto che siano titolari o meno di un conto corrente”, sono le parole di Russo riportate da siscianotizie.it. Tra l’altro, segnala il deputato azzurro, la misura consentirebbe di tutelare meglio anche la salute dei dipendenti delle Poste. Vedremo quale sarà la risposta di Catalfo a questa richiesta.
LE PAROLE DI GARGANO
In tema di riforma pensioni, in questi giorni si sta parlando molto dell’apertura degli uffici postali e dell’anticipo del pagamento degli assegni di aprile. Secondo Giuseppe Gargano, Segretario generale della Uilca Sicilia, occorrerebbe prorogare tutte le scadenze per i pagamenti e aprire “le banche alla clientela solo per appuntamento e per urgenze vere e verificate”, in modo da contribuire a tutelare la salute dei lavoratori e dell’utenza. “Invitiamo tutti a chiamare le forze dell’ordine in caso di inaccettabili file agli sportelli. Peraltro si avvicina l’inizio del mese, e temiamo che l’accredito delle pensioni provocherà come sempre un afflusso straordinario agli sportelli. Occorre che i Prefetti, di concerto con Abi e con tutte le associazioni datoriali e Inps, intervengano e diano indicazioni precise al riguardo”, sono le parole del sindacalista riportate dal Giornale di Sicilia. Gargano ricorda anche che senza adeguati interventi, i datori di lavoro rischiano anche “cause milionarie mirate a chiedere la refusione dei danni subiti a causa delle inefficienze aziendali”.
QUANDO SI PRESCRIVONO LE CONTRIBUZIONI
Attraverso una risposta fornita a un lettore del sito di Repubblica, la Fondazione studi consulenti del lavoro ricorda quanto è stato disposto da una sentenza del Tribunale di Bergamo del 2015 su un argomento che ha a che fare con il tema generale della riforma pensioni. Infatti, il lettore segnala di aver ricevuto dalla cassa previdenza ragionieri cui è iscritto la richiesta di pagare, in un’unica soluzione o a rate, dei contributi che non era riuscito a versare dopo dieci anni. La Sentenza del Tribunale di Bergamo del 9 ottobre 2015, ai sensi dell’art. 3, comma 9 della l. n. 335/95, ricordano i consulenti del lavoro, stabilisce che “‘le contribuzioni di previdenza e di assistenza sociale obbligatoria si prescrivono e non possono essere versate con il decorso di cinque anni’ anche nei confronti della Cassa previdenziale dei ragionieri. Tale evidenza, qualora la cassa non abbia per tempo interrotto la prescrizione con atti interruttivi documentati, andrà eccepita alle richieste di versamento dei contributi”.
LE PAROLE DI OLIGERI
Secondo Gianfranco Oligeri, “i mutui contratti per l’acquisto della prima casa devono essere tutti posticipati almeno di 18 mesi, con modalità semplificate, evitando di richiedere burocratici requisiti; stesse condizioni agevolate anche per i finanziamenti e prestiti, ma ritengo che interventi mirati devono riguardare i pensionati, i quali per fare fronte alle loro esigenze familiari, talvolta anche per aiutare i figli e nipoti, anzitempo hanno stipulato operazioni di cessione del quinto della loro pensione lorda”. Tra le sue parole riportate dall’edizione di Massa e Carrara della Nazione anche un appello per consentire di posticipare le rate della cessione in corso. Per l’ex dirigente della Confartigianato di Massa e Carrara, si tratterebbe di “un aiuto vero peraltro non rischioso e a costo zero perché i pagamenti sono regolarizzati mensilmente alla finanziaria o alla banca direttamente dall’Inps che li detrae dalle pensioni. Si tratterebbe in sostanza di rinviare tali recuperi monetari”. Un aiuto importante anche per chi deve fare i conti con assegni ridotti dalle misure di riforma pensioni degli ultimi anni.
RIFORMA PENSIONI, L’INNALZAMENTO DEI REQUISITI
In un articolo su ilpuntopensionielavoro.it, Michaela Camilleri, del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, ricorda come il dibattito sulla riforma pensioni sia concentrato sull’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Dal suo punto di vista, “molto spesso gli italiani si lamentano dell’innalzamento dell’età di pensionamento”, ma sarebbe importante “capire perché le età stanno progressivamente aumentando. I motivi sono essenzialmente tre”. Il primo è l’aumento dell’aspettativa di vita a 65 anni, che porta ad allungare “anche la durata media delle pensioni”. Il secondo è che “i baby boomer (coorti molto numerose) hanno già iniziato ad andare in pensione con un relativo aumento della spesa pensionistica dovuto al fatto che queste generazioni presentano nastri contributivi completi e buone retribuzioni”.
IL LEGAME CON L’ASPETTATIVA DI VITA
Non bisogna infine dimenticare, che “è necessario rispettare il patto intergenerazionale e mantenere in equilibrio il sistema con un rapporto adeguato tra durata della vita lavorativa e durata della quiescenza, per evitare di penalizzare i lavoratori che oggi con i loro contributi consentono il pagamento delle pensioni”. Dunque per Camilleri, “se non si lega l’età di pensione alla speranza di vita (peraltro uno degli stabilizzatori automatici del sistema) i rischi sono quelli che emergono da durate quasi quarantennali delle pensioni sorte molti anni fa e ancor oggi in pagamento: ci vorranno ancora molti anni per ridurre queste anomalie che ancor oggi appesantiscono il bilancio del sistema pensionistico. Una lezione da non dimenticare”.