RIFORMA PENSIONI, IL TEMA ESODATI ANCORA APERTO

Come noto, la prossima settimana è in programma un nuovo incontro tra Governo e sindacati nell’ambito del confronto avviato sulla riforma pensioni. Gabriella Stojan, amministratrice del Comitato 6.000 esodati esclusi, in un post su Facebook scrive che “in previsione del prossimo incontro con il Ministro Catalfo, i Sindacati hanno consegnato al Ministero le richieste dettagliate relative alle questioni in discussione, compresi anche gli ultimi Esodati. Tutto ciò in attesa di incontro specifico. Sono consapevoli dell’urgenza della nostra questione e quindi hanno tenuto alta l’attenzione del Ministero con costanti interlocuzioni in queste ultime settimane. Ad oggi la data dell’incontro che ci riguarda specificamente non è stata ancora fissata”. Al momento, infatti, non è ancora stata prevista alcuna misura specifica per gli esodati in attesa di una salvaguardia da ormai più di 8 anni. La ministra del Lavoro Catalfo ha dato disponibilità ad affrontare il tema, che, nonostante sia ben noto, dato che si protrae da tempo, resta irrisolto.



CNR IRISS, IL NODO DEL TAGLIO PENSIONI

Antonio Coviello, ricercatore del Cnr-Iriss e condirettore del master “Magrisk” all’Università di Napoli Parthenope presenterà domani l’ultimo rapporto sull’educazione assicurativa “Polizze-vita: come proteggere il proprio futuro”: intervenuto sul portale ContrastoTv.it, il ricercatore ha anticipato i temi del workshop «Gli enti previdenziali pubblici avranno sempre maggiori difficoltà a mantenere un rapporto sostenibile tra contributi e prestazioni, inforza del vigente sistema a ripartizione (o del patto generazionale) nel quale il finanziamento dei lavoratori attivi viene immediatamente consumato per erogare le pensioni». Non solo, sempre Coviello sottolinea come l’intero gruppo di istituti pensionistici si vedranno costretti nei prossimi mesi in assenza di una forte riforma pensione «erogare rendite sempre più basse come conseguenza delle minori somme incassate. Più pensionati che lavoratori entro il 2050: potrebbe essere questo, secondo l’ultimo studio dell’Ocse sul mercato del lavoro, il destino dell’Italia». (agg. di Niccolò Magnani)



L’IMPORTANZA DEL RISPARMIO PREVIDENZIALE

Domattina a Napoli, presso la sala conferenze dell’Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo si terra un workshop sull’educazione assicurativa dal titolo “Polizze vita: come proteggere il proprio futuro”. Nel presentare l’evento, come riporta l’Ansa, Antonio Coviello, ricercatore del Cnr-Iriss e condirettore del master “Magrisk” all’Università di Napoli Parthenope, ha evidenzato che “il tema della previdenza è di grande attualità, soprattutto per le nuove generazioni, tenuto conto la crisi dello stato sociale. A livello globale ci sono più adulti sopra i 65 anni che bambini sotto i 5 e secondo le ultime stime Onu entro il 2050 una persona su sei avrà più di 65 anni. L’età media del cittadino europeo, così come quello italiano, è notevolmente aumentata negli ultimi decenni”. Questo vuol dire che per via dei minori contributi incassati bisognerà anche tagliare le pensioni e i giovani dovranno avere una qualche altra forma di rendita. Un tema, quello del futuro previdenziale dei giovani, che verrà anche affrontato nel confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni.

RIFORMA PENSIONI, ANTICIPO TFS ANCORA “BLOCCATO”

Sembra che ancora la misura di riforma pensioni introdotta insieme a Quota 100 con l’obiettivo di garantire un anticipo sul Tfs dei dipendenti pubblici che vanno in quiescenza non sia ancora utilizzabile. Come spiega Il Messaggero, infatti, su Facebook esiste una pagina dal titolo “Quelli che aspettano l’anticipo del Tfs fino a 45 mila euro”, il cui amministratore Vincenzo Pappalardo evidenzia come nonostante anche l’ultimo Dpcm e la convenzione con l’Abi, se oggi “si prova ad attivare la procedura Inps per ottenere la certificazione del Tfs necessaria alle banche per l’anticipo, compare un avviso che non è ancora possibile procedere”. Sembra che manchi ancora “l’attivazione del Fondo di garanzia da 75 milioni a favore delle banche che concedono il prestito”. Massimo Battaglia, Segretario generale di Confsal-Unsa, non esclude un ricorso in Corte Costituzionale, mentre, come riportato da varese7press.it, un gruppo di cittadini ha deciso di indire un sit-in davanti a palazzo Chigi per la mattinata del 21 ottobre con l’obiettivo di protestare contro questi continui ritardi.

AUMENTANO I CONTRIBUTI PER I SACERDOTI

I sacerdoti iscritti al Fondo di previdenza per il clero vedranno aumentare i contributi da versare nel 2021. Non si tratta dell’effetto di una misura di riforma pensioni, ma, come spiega Avvenire, del conguaglio derivante dal ricalcolo della contribuzione dovuta per il 2019 corrispondente “all’aumento medio di tutte le pensioni sacerdotali pagate dall’Inps nel 2019”. “Ne consegue anche che l’Inps dovrà verificare i versamenti finora ricevuti per ogni sacerdote e richiedere un conguaglio sul già versato”, si legge sul quotidiano della Cei, nel quale si specifica che l’importo annuale dei contributi “sale dagli attuali 1.741,08 euro a 1.760,24 con un aumento netto di 19,16 euro”. Inoltre, “per gli assicurati nel Fondo durante il 2019 e il 2020, è richiesto un conguaglio di 1,60 euro per ogni mese di iscrizione. Il conguaglio per i due anni interi ammonta pertanto a 38,32 euro. Sono soggetti al conguaglio anche i nuovi pensionati che hanno ricevuto il primo assegno in uno dei mesi del 2019 o del 2020”.

RIFORMA PENSIONI, LE STIME DELLA NADEF

Nella Nota di aggiornamento al Def, il Governo stima che la spesa pensionistica in rapporto al Pil nel nostro Paese salirà quest’anno al 17,1%, per poi scendere nei due anni successivi al 16,3%. In un articolo sul Foglio Luciano Capone evidenzia che se da un lato ciò è dovuto al calo del Pil causa crisi, dall’altro nella stessa Nadef si para di “un sostanziale incremento del numero di pensioni in rapporto al numero di occupati”, a causa anche di Quota 100. Nel medio termine la spesa per pensioni dovrebbe toccare un picco del 17,2% nel 2036. “Sembra una prospettiva preoccupante, ma purtroppo è ottimistica”, sottolinea Capone, ricordando che le stime “si basano su ipotesi molto favorevoli”, come per esempio un aumento del tasso di fecondità e di immigrati in grado di aiutare il Paese dal punto di vista demografico. Ottimista anche il quadro macroeconomico, con crescita di Pil, produttività e posti di lavoro.

I NUMERI CONTRO QUOTA 100 E QUOTA 101

“In pratica per mantenere una spesa pensionistica  livelli molto elevati, tra i più alti al mondo, all’improvviso in Italia tutto dovrà funzionare meglio: accoglieremo immigrati, faremo più figli, diminuirà la disoccupazione, cresceranno la produttività e il Pil. Se invece le cose continueranno a funzionare come ora, la spesa pensionistica diventerà insostenibile per i giovani di oggi e di domani”, scrive Capone, secondo cui “se Conte e Gualtieri vogliono davvero pensare alla Next generation, dopo Quota 100 non dovranno introdurre una Quota 101”. Vedremo cosa deciderà di fare il Governo che, come noto, sulla riforma pensioni ha aperto un confronto con i sindacati.