LA CRITICA ALLA STAFFETTA GENERAZIONALE
In un articolo sul Foglio, Luciano Capone evidenzia i limiti del cosiddetto “piano Catalfo” che dovrebbe essere inserito nel Recovery plan per essere presentato in autunno a Bruxelles con l’obiettivo di adottare misure per stimolare l’occupazione. Tra i pilastri di questi piano c’è anche la cosiddetta staffetta generazionale”, “ovvero incentivare il prepensionamento dei più anziani per favorire l’ingresso dei più giovani”. Secondo Capone questo paradigma, non certo nuovo, “alla base delle scellerate politiche pensionistiche italiane, non ha aiutato i giovani ma li ha affossati caricandoli di un forte peso contributivo e di un enorme debito pubblico (esplicito e implicito). Come dimostrano gli studi degli economisti Agar Brugiavini e Franco Peracchi, storicamente è accaduto l’esatto contrario: a un maggior incentivo alla pensione è associato un più alto tasso di disoccupazione. E la dimostrazione più recente è proprio l’esito fallimentare di Quota 100, dove questo ricambio giovani/anziani non c’è stato”.
I VITALIZI DEI PARLAMENTARI
Si avvicina il referendum relativo al taglio dei parlamentari e in un articolo pubblicato su investireoggi.it viene ricordato che deputati e senatori maturano “il diritto ad andare in pensione al compimento di 65 anni di età. Ma se hanno ricoperto la funzione di senatore o deputato per più di una volta nella loro carriera, l’età si abbassa a 60 anni. Il che li pone in una situazione privilegiata rispetto agli altri lavoratori. È necessario, però, che per andare in pensione a 65 anni siano ricoperti almeno cinque anni di mandato, ragion per cui dal 2012 in avanti le legislature durano per cinque anni e le elezioni anticipate sono diventate un ricordo del passato. Quando bastavano appunto pochi anni di rappresentanza per prendersi il vitalizio. Ricapitolando, quindi, il diritto al trattamento pensionistico si matura al conseguimento di un duplice requisito, anagrafico e contributivo. L’ex parlamentare ha infatti diritto a ricevere la pensione a condizione di avere svolto il mandato parlamentare per almeno 5 anni e di aver compiuto 65 anni di età. Per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico è diminuito di un anno sino al minimo inderogabile di 60 anni”.
PENSIONI E QUOTA 100 (AD INSAPUTA)
Nel quotidiano appuntamento su Repubblica con l’Esperto Pensioni – a cura della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro – viene posto un quesito piuttosto singolare che riguarda un titolare di pensione Quota 100 “ad insaputa”. «Avevo tutti i requisiti per andare in pensione con la pensione di anzianità lavorativa avendo maturato 43 anni di contributi a seguito di lavoro autonomo[…]. Evidentemente il patronato ha commesso un errore nella presentazione della domanda di pensione. Invece di indicare pensione anzianità lavorativa avrà indicato pensione quota cento»: il cittadino chiede dunque come poter tornare alla previdenza normale per evitare la riforma pensioni Quota 100 e proseguire così la sua attività. «Dovrà richiedere al patronato la ricevuta dell’invio della domanda di pensione in modo da verificare quale tipologia di pensione anticipata (ordinaria o in quota 100) era stata inviata all’Istituto», spiegano i Consulenti del Lavoro, e aggiungono come nel caso dell’errore verificato «si suggerisce di revocare il mandato e richiedere a Inps un riesame allegando il materiale probatorio da cui si possa riscontrare che la delega al Patronato era stata conferita per richiedere la pensione anticipata ordinaria».
LE PAROLE DI BLANGIARDO
In un’intervista al Corriere della Sera, Gian Carlo Blangiardo evidenzia un aspetto importante legato ai temi di riforma pensioni. “Dobbiamo rendere compatibili lavoro e maternità, con un maggior coinvolgimento dei padri”, spiega il Presidente dell’Istat, evidenziando che “oggi abbiamo 33 ultrasessantacinquenni ogni cento soggetti in età attiva. Tra trenta o quarant’anni questo numero raddoppia, dunque raddoppia anche la fetta delle pensioni in proporzione al prodotto interno lordo. A quel punto o raddoppiamo la torta, ma sappiamo che non è così semplice” oppure “dovremmo tagliare altre cose, è inevitabile. Questa è la guerra tra poveri che sarebbe bene evitare. Ormai c’è una certa consapevolezza del problema. Ma anche resistenza nel prendersi la responsabilità di fare qualcosa per risolverlo”. Per il demografo “occorre coinvolgere su questa vera e propria emergenza anche altri attori”, oltre allo Stato, come “il non profit o le imprese, che possono offrire ai dipendenti il servizio di asilo nido”.
QUOTA 100, DOMANDE BLOCCATE NELLA SCUOLA
Su orizzontescuola.it è stata pubblicata una scheda illustrativa del Prof. Renzo Boninsegna dello Snals Verona in cui viene evidenziato come i pensionandi della scuola che maturano i requisiti per Quota 100 entro il 31 dicembre del 2021 al momento non possono inviare la domanda di pensione tramite il sito dell’Inps “in quanto appare un messaggio di divieto”. Resta invece “possibile l’invio on line delle altre domande di pensione dipendenti scuola con decorrenza dal 01/09/2021 e precisamente: Vecchiaia; Anticipata; Opzione donna (con requisiti maturati entro 31/12/2019)”. Il sito specializzato in notizie sul mondo della scuola evidenzia che “al momento non sono noti i motivi del blocco per la domanda per quota 100. Probabilmente l’Inps a breve fornirà delle spiegazioni”. Intanto Matteo Salvini prosegue il suo tour a sostegno dei candidati locali alle prossime elezioni amministrative. Come riporta bresciatoday.it, tra i temi affrontati nei discorsi a Roncadelle e Rovato anche quelli di riforma pensioni.
RIFORMA PENSIONI, I NUMERI CONTRO QUOTA 100
In un articolo pubblicato sul Mattino viene evidenziato come Quota 100 non sia stata utilizzata quanto nelle previsioni. Soprattutto nella sanità. Ai tempi dell’introduzione della novità di riforma pensioni, infatti, si ipotizzava “un’uscita di circa 4.500 professionisti medici su una possibile platea di circa 18 mila unità. Invece secondo i dati resi noti dai sindacati l’uscita anticipata ha riguardato solamente poco più di 1.000 camici bianchi”. Quota 100 viene anche criticata per aver mancato l’obiettivo di un ricambio generazionale nel mercato del lavoro. In questo senso vengono ricordate le parole di Carlo Cottarelli, secondo cui “il tasso di sostituzione degli andati in pensione con Quota 100 da parte di giovani lavoratori nel 2019 è stato del 40 per cento, pari a meno di un assunto ogni due pensionati”.
LE RISORSE AVANZATE
La principale ragione di questo “flop”, secondo il quotidiano partenopeo, sta nell’importo dell’assegno pensionistico che, giocoforza a causa dell’anticipo dell’ingresso in quiescenza, risulta più basso rispetto a quello che si può avere posticipando l’uscita dal mondo del lavoro. In ogni caso una volta terminata la sperimentazione di Quota 100, alla fine del 2021, è plausibile che resteranno disponibili delle risorse rispetto a quelle stanziate dal Governo Conte-1. L’ufficio studi della Cgil le stime in circa 3 miliardi di euro. Soldi che potrebbero andare a finanziare la misura che il Governo, d’accordo con i sindacati, definirà proprio per il post-Quota 100.