LA PREOCCUPAZIONE DEGLI EDILI

Tra le categorie che sono scese in piazza oggi per lo sciopero generale ci sono anche gli operai edili. L’Agenzia Dire riporta alcune dichiarazioni di Mirco Trapasso, Segretario generale Feneal-Uil Liguria, che ha partecipato alla manifestazione di Milano, riguardanti in particolare le misure di riforma pensioni. “Ciò che più ci preoccupa come categoria edili è la riforma del sistema pensionistico. Ad oggi la maggior parte degli infortuni gravi avviene a lavoratori ultrasessantenni. Noi continuiamo a dirlo, lavorazioni come quelle edili necessitano di poter accedere alla pensione in maniera più rapida, dopo 40 o 41 anni di contributi”, sono le parole del sindacalista, secondo cui “le risorse stanziate in manovra per le pensioni sono residuali. È impensabile che con quelle cifre si possa ottenere la riforma che noi vorremmo”. Sembra quasi certo, comunque, che i lavoratori edili potranno accedere all’Ape social con 30 anni di contributi, anziché 36, una volta raggiunti i 63 anni di età. Una misura fortemente voluta da Cesare Damiano e dal Pd.



SCIOPERO PER RIFORMA PENSIONI: PARLA BOMBARDIERI

Accanto a Maurizio Landini in Piazza del Popolo a Roma v’era anche il segretario unitario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, che ha voluto ricordare le principali richieste di “ascolto” lanciate dai sindacati oggi in piazza per lo sciopero contro la Manovra 2022.

Intervenuto ai microfoni di La7, il leader Uil ha spiegato come il Governo Draghi «deve dare risposte al nostro sciopero: abbiamo costretto la politica e l’opinione pubblica a confrontarsi con i veri problemi dei lavoratori». Da lunedì, annuncia ancora Bombardieri, «saremo di nuovo insieme alla Cisl per una nuova piattaforma unitaria su pensioni, fisco e lavoro». Nell’elenco di cosa non va in questa Manovra – o meglio, di cosa non viene risolto – il segretario nazionale della Uil inserisce i «tanti problemi per i giovani e le donne nell’andare in pensioni; chi oggi ha 41 anni di contributi ancora lavora e ci sono ancora degli esodati. Scioperiamo perché il Governo ci ascolti su tutti questi temi». (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI LANDINI

Nel suo intervento alla manifestazione in piazza del Popolo a Roma, Maurizio Landini ha parlato anche delle convocazione che i sindacati hanno ricevuto da parte del Governo per parlare, lunedì prossimo, di riforma delle pensioni. “Ci hanno convocato sulle pensioni, sull’avvio di una riforma della Fornero. Chi per anni ha sbandierato la quota 100 oggi sostiene una legge di bilancio in cui la quota è zero perché l’anno prossimo con le regole che hanno fatto rischia di non andare in pensione nessuno”, sono le parole del Segretario della Cgil riportate da Lapresse. Parole che quindi suonano come una critica nemmeno troppo velata a Lega e Movimento 5 Stelle, che insieme avevano approvato Quota 100 e che oggi, essendo parte della maggioranza, stanno appoggiando una Legge di bilancio che porterà all’introduzione di Quota 102 dall’anno prossimo. “Dalla pandemia per noi bisogna uscire cambiando tutto quello che è stato sbagliato in questi anni”, “oggi è l’avvio della mobilitazione”, ha detto ancora Landini.



IL RISCHIO DELLA PRECARIETÀ

La Uil Marche aderisce con convinzione allo sciopero generale indetto per la giornata odierna. Come spiega la Segretaria generale Claudia Mazzucchelli, infatti, “con appena 841 euro l’importo medio delle pensioni marchigiane è il 16% più basso della media nazionale senza contare che nel 2020 sono diminuiti di oltre il 13% i versamenti previdenziali a segnalare una situazione allarmante di un mondo del lavoro sempre più precario e frammentato. È evidente che anche nelle Marche non va tutto bene come qualcuno al Governo vuole raccontare”. La sindacalista evidenzia anche la precarietà lavorativa “si traduce in povertà al momento del pensionamento e, visto che la Manovra Finanziaria è espansiva, ci saremmo aspettati interventi più incisivi sulla riforma del fisco, sulle pensioni, ma soprattutto sulle politiche del lavoro. Ormai è dimostrato che i contratti precari non aumentano le possibilità di lavoro ma rendono il lavoro esistente meno retribuito, meno qualificato e meno sicuro”. Un richiamo importante, quindi, al cercare di prevenire le situazioni critiche per il futuro previdenziale dei giovani.

RIFORMA PENSIONI, I PRIVILEGI DA ELIMINARE

Commentando il recente rapporto dell’Ocse “Pensions at a glance”, Carlo Alberto Tregua ricorda che parte della spesa pensionistica italiana si deve a veri e propri privilegi. “Per esempio quello dei parlamentari, che maturano il diritto all’assegno pensionistico, chiamato vitalizio, non appena la legislatura supera quattro anni, sei mesi e un giorno. Ma sembra che tale termine voglia essere accorciato per aumentare il privilegio. C’è di più. Vi sono cittadini e cittadine italiani che percepiscono due, tre, quattro o perfino cinque pensioni, come se avessero vissuto due, tre, quattro o cinque vite con altrettanti lavori. Per esempio, i magistrati in aspettativa, diventati parlamentari, che dopo trent’anni, usciti dal Parlamento e ritornati in servizio, hanno maturato la pensione come se avessero lavorato contemporaneamente sia in Magistratura che al Parlamento”.

LA PROPOSTA DI TREGUA

Nel suo “elenco”, il direttore del Quotidiano di Sicilia inserisce anche i baby pensionati e si chiede come mai non si proceda a varare una riforma delle pensioni “strutturale secondo la quale ogni cittadino o cittadina debba avere una sola pensione perché ha un solo lavoro: o fa questo o fa quell’altro o l’altro ancora. Tutti i contributi di qualunque lavoro dovrebbero confluire in un unico percorso contributivo e dar luogo a un’unica pensione, sempre proporzionata ai contributi versati. Non si può tollerare che vi siano persone che percepiscono assegni di trenta o quarantamila euro al mese, ripetiamo, al mese. L’Italia dei privilegi è il peggio che possa capitare a una Comunità perché essi sono uno sfregio ai milioni di cittadini e cittadine senza lavoro o con remunerazioni basse”.

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