I DATI DELL’INPS

In tema di riforma pensioni va evidenziato che l’Inps ha diffuso i dati relativo al monitoraggio dei flussi di pensionamento, spiegando che le pensioni con decorrenza al primo trimestre del 2021 sono state complessivamente 188.840, per un importo medio di 1.190 euro. Come viene riportato dall’agenzia Sir, “tali valori si riferiscono alle pensioni di vecchiaia – compresi i prepensionamenti per il Fondo pensioni dei lavoratori dipendenti (Fpld) e gli assegni sociali -, alle pensioni anticipate, a quelle di invalidità e a quelle ai superstiti di tutte le gestioni”. L’Inps ha comunicato anche i dati relativi al 2020 e “analizzando le singole gestioni, il Fpld ha totalizzato 358.556 pensioni nel 2020 e 87.472 nel primo trimestre 2021; seguono la gestione dipendenti pubblici con rispettivamente 167.178 e 22.858, artigiani (91.764 e 22.001), commercianti (80.148 e 18.796), parasubordinati (37.823 e 8.740) e coltivatori diretti, coloni e mezzadri (40.287 e 9.859). Gli assegni sociali sono stati 69.123 nel 2020 e 19.114 nel 2021”.



LE PAROLE DI RAGAZZINI

Prosegue il dibattito sulla riforma delle pensioni, tra l’addio sempre più probabile a Quota 100 e lo spauracchio del ritorno della Legge Fornero. Anche la Fnp Cisl prende posizione con il segretario generale Piero Ragazzini: «Non possiamo rischiare di creare nuovi esodati così come è avvenuto con la legge Fornero: è per questo che al Governo chiediamo di ascoltarci prima di decidere di escludere a priori la proroga della pensione con Quota 100», riporta Tecnica della scuola.



Piero Ragazzini ha poi aggiunto che è necessario una riflessione seria su questo tema, avrà grande importanza «adottare misure specifiche, ma anche per ciò che concerne la corretta separazione tra previdenza e assistenza, così da poter dimostrare che la spesa previdenziale in Italia è pienamente sostenibile e perfettamente in linea con la media europea». (Aggiornamento di MB)

RIFORMA PENSIONI, DURIGON CHIEDE UN ANNO DI TREGUA

Claudio Durigon cerca di spegnere le polemiche riguardo il tema riforma pensioni collegato al Pnrr. “La verità è che le pensioni non sono un tema che ha a che vedere con il Pnrr. Però sono una questione fondamentale in vista della legge di bilancio”, spiega il sottosegretario all’Economia in un’intervista al Giornale. Dal suo punto di vista, “il prossimo va considerato un anno di tregua, un anno bianco di transizione che servirà ad ammortizzare la fine del divieto di licenziamento e a capire quale sarà l’impatto del Recovery plan, solo dopo si potrà progettare l’assetto futuro delle pensioni”. Per Durigon, “Quota 102 è del tutto insufficiente, vale poco di più dell’Ape social”. Il deputato leghista sottolinea anche che si potrebbe provvedere all’estensione del contratto di espansione e per questo obiettivo una stima di due miliardi è plausibile. Vedremo come queste sue parole, soprattutto sull’anno “di tregua” per le pensioni verranno accolte dai sindacati, che invece premono da tempo per definire le misure da far partire dal 2022.



ORLANDO: SUL DOPO QUOTA 100 DOBBIAMO ESSERE LAICI

Andrea Orlando, intervenendo ieri alla trasmissione “L’aria che tira”, in onda su La7, ha spiegato di aver ritenuto che in questo momento ci “si dovesse concentrare su due questioni: gli ammortizzatori sociali e le politiche attive. Nel frattempo abbiamo anche riattivato i meccanismi che erano già previsti dal ministro Catalfo per discutere su come gestire la fine di quota 100”. Secondo quanto riporta Adnkronos, il ministro del Lavoro ha detto che in tema di riforma pensioni “credo che dobbiamo essere molto laici e dobbiamo provare a costruire dei meccanismi che tengano conto anche della fase che stiamo attraversando”. Intanto l’economista Nicola Rossi, intervistato da formiche.net, boccia l’ipotesi di Quota 102, evidenziando che “abbiamo vissuto l’esperienza delle pensioni d’annata e abbiamo toccato con mano quali profonde iniquità abbiano prodotto. Sarebbe il caso di non insistere”. Anche Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria, interviene sulla riforma pensioni. Intervistato dal Corriere della Sera, ha detto: “Ci avevano detto che, con le pensioni a Quota 100, per uno che andava a casa ne entravano tre. Ne sono entrati lo 0,33%. Uno zero di troppo”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI ANELLI

L’emergenza pandemica ha fatto venire a galla un problema piuttosto importante nella sanità italiana, dove non mancano situazioni di carenza di organico. “Il problema più importante per tutte le regioni è la programmazione, col numero di borse studio e posti da assegnare per il corso di medicina generale, che deve soddisfare posti come medico di famiglia, guardia medica e 118. Anche in Puglia non tutti sono colmati, una delle questioni più importanti è proprio aumentare il numero di borse”, spiega il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli. Oltre che le sue parole, baritoday.it riporta anche le comunicazioni che giungono dal dipartimento della Salute della Regione Puglia, secondo cui “la curva delle pensioni si farà sentire nel prossimo triennio, nel quale sono previsti circa 800 medici in pensione, tutti della classe dell’anno di nascita tra 1952 e il 1955”.

IL PROBLEMA NELLA SCUOLA

Dunque bisognerà evitare di farsi trovare scoperti, com’è successo in altri comparti dove c’è stata, a seguito della riforma pensioni del Governo Conte-1, una forte domanda per accedere a Quota 100. Come la scuola. A questo proposito, Gianni Verga, Segretario generale della Uil Scuola Puglia, ricorda che “questo è il periodo in cui si valutano le domande di pensione del personale scolastico e si dà inizio ad un rimpallo di competenze tra Inps, scuole e uffici periferici”. Secondo quanto riporta l’edizione barese de ilquotidianoitaliano.com, il sindacalista evidenzia che “la situazione è diventata insostenibile perché si vuole, ad ogni costo, far diventare le scuole o i provveditorati, uffici periferici dell’Inps”.