Nei giorni in cui sindacati e tavolo del Ministero del Lavoro iniziano a discutere della prossima riforma pensioni, la polemica fortissima arriva dal gruppo “Azione-Calenda”, nello specifico con la responsabile Innovazione e Digitale del movimento fondato dagli ex Pd Carlo Calenda e Matteo Richetti, Giulia Pastorella. Sui social l’esponente Azione attacca il Governo sulla scelta di rinnovare Quota 100 con penalizzazioni: «Tutti a spellarsi le mani applaudendo Mario Draghi due settimane fa e ora rinnovano Quota100. Ve li ricordate quelli del Governo del meno peggio? Il Pd dovrebbe solo vergognarsi!». Il gruppo Azione in Svizzera aggiunge con ulteriore nota polemica anti-Dem al commento di Pastorella «Ci raccontano tante belle storie per dire che sono diversi della Lega, ma poi rinnovano Quota100. Non si batte la Lega gridando solo “Fascisti”». (agg. di Niccolò Magnani)
PENSIONI: DURIGON DIFENDE QUOTA 100…
Claudio Durigon difende la riforma pensioni che ha contribuito a costruire da sottosegretario al Lavoro e sul suo profilo Facebook scrive che “Quota 100 è uno strumento importante che va ampliato, ci batteremo per le follie che sta pensando il Governo Conte. La libertà di andare in pensione è un diritto”. Il messaggio è accompagnato da una fotografia dove oltre alla sua foto sono riportate queste parole: “Quota 100 ha funzionato. Sono i numeri a parlare. Grazie a Quota 100 la disoccupazione giovanile è diminuita dal 33% al 23% e abbiamo registrato 285.000 occupati in più rispetto all’anno precedente, nonostante la crescita zero del Paese. 300.000 italiani sono andati in pensione garantendo così un ricambio generazionale nel mondo del lavoro fondamentale per i giovani”. Queste considerazioni vengono ovviamente criticate da quanti ritengono che Quota 100 vada cancellata. E c’è da dire che i numeri che il Senatore della Lega fornisce (285.000 occupati in più a fronte di 300.000 pensionati) sul ricambio generazionale sono da tempo al centro di un acceso dibattito.
RIFORMA PENSIONI, QUOTA 101 o 102 PER BRAMBILLA
Intervistato da Pmi.it Alberto Brambilla si esprime sulle proposte di riforma pensioni sul tappeto e offre alcuni consigli a Governo e sindacati che dovranno tornare a incontrarsi sul tema. Per il Presidente di Itinerari Previdenziali occorrerà bloccare i requisiti per l’accesso alla pensione di anzianità anticipata, “perché non esiste al mondo un sistema previdenziale che indicizzi l’anzianità di servizio” all’aspettativa di vita. Un altro dettaglio importante è “unificare le due platee rappresentate da contributivi puri e misti”, in modo da non avere regole diverse per l’accesso alla pensione, in particolare per quanto riguardo l’importo del futuro assegno. Per Brambilla occorre poi come riforma pensioni una nuova flessibilità in uscita a partire dai 64 anni di età, con almeno 37-38 di contributi, senza penalizzazioni perché “ci sono già i coefficienti di trasformazione, in base ai quali prima vai in pensione, meno prendi”. In buona sostanza una sorta di Quota 101 o Quota 102, cui affiancare anche l’uso dei fondi esuberi per soggetti svantaggiati di modo che possano andare in pensione con 62 anni di età e 35 di contributi.
LE RICHIESTE SUGLI IMPORTI DEGLI ASSEGNI
Ieri si sarebbe dovuto tenere un nuovo incontro tra Governo e sindacati nell’ambito del tavolo riaperto sulla riforma pensioni. Tra le richieste di Cgil, Cisl e Uil vi è anche quella di ampliare la platea dei beneficiari della quattordicesima, oltre che un sistema diverso di rivalutazione degli assegni. Modalità queste per cercare di sostenere il reddito dei pensionati. Tuttavia sembra che queste istanze che riguardano l’ambito riforma pensioni non troveranno spazio negli interventi dell’esecutivo. Anche per questo ieri a Firenze si è tenuto un flash mob davanti alla sede della giunta regionale, in piazza Duomo, organizzato dai Seniores di Forza Italia a difesa dei diritti degli anziani. Come riporta la gazzetta di Lucca, Massimo Mallegni, commissario regionale di Forza Italia, ha spiegato che il partito “ha voluto dimostrare fisicamente e personalmente l’abbandono istituzionale verso la terza età che rappresenta le fondamenta per il futuro di questa nazione”; “le istituzioni li lasciano da soli con servizi sanitari inadeguati, prestazioni assistenziali insufficienti, nessuna tutela per la sicurezza, inutili e insopportabili procedure burocratiche oltre all’aggressione delle pensioni”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI SULL’ITALIA
In un articolo su ticinolive.ch viene ricordato come l’Italia non sia un Paese per giovani. Che in gran parte emigrano all’estero, Svizzera compresa. Questo complica le cose per il nostro Paese, anche sul piano previdenziale, perché “essendoci poche nascite, se non vi sarà una sufficiente compensazione contributiva da parte di giovani immigrati, l’attuale sistema pensionistico e di welfare non sarà più sostenibile. Secondo l’Eurostat, per ogni persona in età pensionistica, in Italia, ce ne sono 2,8 in età lavorativa. La Francia e la Spagna ne hanno 3,3 e 3,4. Quindi chi pagherà le pensioni nel futuro? Per di più, secondo l’Ocse, la percentuale di immigrazione qualificata in Italia, è la più bassa del mondo (14% del totale). In testa svettano invece Canada, Australia e Regno Unito, con percentuali che vanno dal 50 al 70%. Immigrazione non qualificata, vuol dire precarietà e stipendi bassi, quindi, poche contribuzioni”.
LA RIFORMA PENSIONI E IL PROBLEMA DEI GIOVANI
Tra gli altri dati viene ricordato che in Italia “per ogni euro speso nell’educazione, se ne spendono 3,5 in pensioni. E per ogni euro in università, se ne spendono 44 in pensioni, contro i 22 della Francia”. È anche per questo motivo che, viene evidenziato, “l’unico modo per sostenere la crescita del Pil, non potendo più aumentare le imposte per il loro effetto contrattivo sui consumi, è quello di fare più debito. Il problema è farlo bene. E investire sui giovani, è un buon debito, come ha ricordato Mario Draghi, al recente Meeting di Rimini”. Vedremo se le politiche economiche adottate seguiranno le indicazioni dell’ex Presidente della Bce.