RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MATTARELLA
Mentre si parla degli effetti della riforma pensioni con Quota 100 e di provvedimenti come il reddito di cittadinanza che ha effetti anche su chi è in quiescenza, Sergio Mattarella ha voluto ricordare che “cinquant’anni fa, il 30 aprile 1969, entrava in vigore la Legge 153, che istituiva la pensione sociale per i cittadini sessantacinquenni sprovvisti di reddito, indipendentemente dal versamento di contributi durante l’attività lavorativa”. “Si rafforzava così il sistema di welfare del nostro Paese che, proprio cinquant’anni prima, il 21 aprile 1919, con il Decreto legge 603 varato dal Governo di Vittorio Emanuele Orlando, aveva visto riconoscere l’obbligatorietà per tutti i lavoratori dell’assicurazione pubblica contro l’invalidità e la vecchiaia, affermando in questa maniera il principio della pensione quale diritto universale dei lavoratori dipendenti”, ha aggiunto il Presidente della Repubblica, secondo cui “il dovere della solidarietà sociale resta alle fondamenta di un sistema democratico e di una comunità orientata verso lo sviluppo inclusivo e sostenibile”.
RIFORMA PENSIONI, LE RICHIESTE DI CONAPO
Ancora prima della riforma pensioni con Quota 100 e a dir la verità ancora prima che nascesse il Governo Conte, Conapo aveva chiesto un intervento per evitare discriminazioni sul trattamento retributivo e pensionistico dei Vigili del fuoco. “I Vigili del Fuoco da decenni sono vittime di promesse politiche disattese. Chiedono certezze al governo giallo-verde per porre fine al trattamento discriminatorio che vede i pompieri retribuiti con centinaia di euro in meno al mese rispetto ai poliziotti e con un trattamento pensionistico altamente penalizzato rispetto agli altri Corpi dello Stato. Movimento 5 Stelle e Lega lo hanno recepito nel contratto di governo, ma ora, dopo più di un anno dall’insediamento del governo, crediamo sia ora di passare dalle parole ai fatti”, sono le parole di Antonio Brizzi, Segretario generale di Conapo, riportate da Askanews. Il sindacato ha dichiarato lo stato di agitazione nazionale dei Vigili del fuoco e Brizzi fa sapere di apprezzare “la immediata convocazione da parte del vicepremier Luigi Di Maio, in merito alla nostra vertenza con la quale chiediamo di equiparare le retribuzioni e le pensioni dei Vigili del Fuoco con quelle delle Forze dell’Ordine e siamo pronti a un confronto leale e costruttivo”.
BOCCIA: NON SI PUÒ PARLARE SOLO DI PENSIONI
Vincenzo Boccia è stato ospite ieri del programma “Il confine” in onda su Sky Tg24 e ha parlato di molti temi economici, come la flat tax, il Pil e il salario minimo. Il Presidente di Confindustria si era già espresso in passato contro la riforma pensioni con Quota 100 e durante l’intervista è tornato seppur indirettamente sul tema. Secondo quanto riporta Teleborsa, infatti, ha evidenziato di ritenere “opportuno che dopo le Europee il Governo apra un tavolo con le parti sociali per costruire un confronto e cercare di arrivare a una soluzione in cui più che captare consenso si coniughino le ragioni dello sviluppo. Non possiamo pensare di continuare a parlare solo di pensioni, di flat tax e di reddito di cittadinanza. In un Paese che ha la seconda manifattura d’Europa si ha bisogno di una reazione rilevante e potente per non subire la concorrenza degli altri Paesi”. Boccia ha spiegato che “in Italia c’è un carico fiscale sul lavoro che arriva fino al 120% e la risposta non è il salario minimo né la flat tax”.
ESODATI DIMENTICATI DA RIFORMA PENSIONI
In un post sulla sua pagina Facebook, Davide Tripiedi evidenzia come dopo il varo del decreto relativo a riforma pensioni con Quota 100 e Reddito di cittadinanza siano quasi 2 milioni gli italiani raggiunti dalla misura simbolo del Movimento 5 Stelle. “Ci sono anziani che fino ad oggi hanno percepito pensioni di 3-400 euro e che per anni sono stati costretti a fare la fila alla Caritas per un pasto caldo. Tra questi, ci sono moltissime donne che sono il vero motore della famiglia e del Paese. Cosa hanno fatto per loro i politici che hanno governato negli ultimi 20 anni e che oggi sembrano avere una soluzione per ogni problema del Paese? La verità è che oggi i nostri nonni hanno la certezza di poter vivere con una pensione di almeno 780 euro al mese, superiore alla soglia di povertà”, scrive il pentastellato. Il post è stato commentato da Elide Alboni, amministratrice del Comitato esodati licenziati e cessati, che ha evidenziato come ci siano ancora circa 6.000 esodati, dei quali un’importante percentuale ha bisogno della Caritas per poter vivere, visto che dopo oltre 7 anni dalla Legge Fornero nessuno, compreso l’attuale Governo, ha risolto il loro problema.
LA CRESCITA DELLA PREVIDENZA INTEGRATIVA
La riforma pensioni con Quota 100 ha trascurato la previdenza integrativa, che sembra essere in crescita nel nostro Paese. Adnkronos riporta le stime della Holding Progroup, società attiva nel mercato della previdenza integrativa, secondo cui l’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite continueranno ad alimentare il mercato della previdenza integrativa. Per Andrea Prosperi, fondatore di Progroup, “i numeri del mercato della previdenza sono in costante crescita: dopo il rialzo pari al 26% registrato nel 2016, il mercato ha segnato un ulteriore progresso del 42% nel 2017. Questo vuol dire che nei prossimi cinque anni ci saranno ben 90 miliardi di euro che andranno distribuiti fra le varie società che si occupano di pensioni integrative”. “Quello che stiamo vivendo noi attori del settore è un’occasione unica perché avremo la possibilità di poter aiutare le persone ad affrontare un problema sociale che tenderà inevitabilmente ad espandersi. Un problema che ha bisogno, prima di tutto, di cultura, di informazione e di rispetto verso le persone”, aggiunge Prosperi.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI DOMINA
Uno dei temi di cui si è dibattuto prima del varo della riforma pensioni con Quota 100 è stato quello dell’adeguatezza dell’assegno pensionistico, tanto che il Movimento 5 Stelle ha parlato molto della pensione di cittadinanza per portare l’importo ad almeno 780 euro al mese. Un’analisi condotta da Domina (associazione nazionale di famiglie datori di lavoro domestico), in collaborazione con la Fondazione Leone Moressa, per Il Sole 24 Ore del Lunedì segnala che “con la sola pensione, il 52,9% degli anziani può permettersi l’assistenza di un lavoratore domestico per appena cinque ore alla settimana. “Il 17,8% può pagare un aiuto per 25 ore (praticamente, una mezza giornata dal lunedì al venerdì) e appena il 9,5% può aspirare a una badante convivente”. Purtroppo “quasi il 70% degli anziani ha un reddito complessivo sotto i 20.000 euro, ovvero, considerando le tasse da versare, ha meno di 14.600 euro spendibili all’anno”.
RIFORMA PENSIONI, I SOSTEGNI PER LE FAMIGLIE
Occorrerebbe quindi mettere in campo dei sostegni aggiuntivi rispetto alla pensione. In alcuni casi c’è l’indennità di accompagnamento, ma riguarda solo chi ha un’invalidità totale. Lorenzo Gasparini, Segretario generale di Domina, ricorda che nel contratto di Governo si parla di “provvedimenti per agevolare le famiglie con anziani a carico, compresa l’assistenza domiciliare, anche tramite colf e badanti”. Dal suo punto di vista si dovrebbe puntare sulla deducibilità fiscale delle retribuzioni a colf e badanti, così da far emergere anche del lavoro nero, incentivare misure di welfare aziendale per l’assistenza domiciliare di parenti anziani e credito agevolato per le famiglie per queste finalità.